sabato 7 febbraio 2015

Parole di scuola: C come complessi, 1


La scuola di Edipo e  di Narciso  





A come analfabeta; B come banco,bidelli C come collegio docenti, consiglio d'istituto, continuità, complessi; D come dirigenteE come etica, empatia, esami; F come finanziamenti; G come GenitoriH come handicap; I come insegnante, le tre I; L come LIM; 
M come media;   N come numero; O come opportunità; P come professoreP come presideQ come qualità; R come ripetenteriforma,  responsabilità
S come semi; T come terremoto; U come unico; V come valigia; Z come zaino, zerbino.

Qualche giorno fa, partendo da una vignetta francese che illustrava spiritosamente le varie fasi che la scuola ha attraversato,  ho parlato della responsabilità, come l'elemento, la parola chiave di cui la scuola  è priva da un pezzo.
Guardiamo queste fasi da un altro punto di vista.
La prima, per intenderci quella "dell'insegnante ha sempre ragione" viene definita da Massimo Recalcati, nel suo  "L'ora di lezione", come la scuola Edipo.
Era la scuola, cioè, dell'insegnante che personificava l'autorità senza possibilità di discussione, la scuola del patto generazionale tra genitori e insegnanti, la scuola dell'obbedienza acritica, della riproduzione autoritaria e conformistica dell'assetto sociale esistente. Era la scuola della "Legge" e dell'assenza della fantasia e del desiderio. Era la scuola che ho frequentato io.
Ma era anche la scuola del conflitto generazionale, che ha necessità di essere e che, come ogni conflitto, genera cambiamento e progresso. 
Dopo quel dirompente conflitto generazionale che va dal 68 al 77, che ha avuto il torto di aver integralmente sostituito il Desiderio alla Legge, dimenticando che entrambi sono necessari l'uno all'altra,  nasce la scuola Narciso.


 Alla tragedia della lotta tra padri e figli, si sostituisce gradualmente la tragedia del ripiegamento su se stessi: non più l'affermazione del desiderio collettivo ma l'affermazione della propria immagine. Contemporaneamente i genitori, narcisi essi stessi,  rinunciano al proprio ruolo, si alleano con i figli, lasciando soli gli insegnanti a rappresentare la Legge.
Non più autoritarismo per asservire al sistema, ma omologazione passiva, spegnimento del desiderio, eliminazione di ogni minimo conflitto, di ogni più secondaria personale frustrazione. Il sapere viene trasmesso senza possibilità di criticarlo e, nel caso migliore,  si assiste all'assimilazione acritica di nozioni, alla costruzione di competenze utili per il lavoro e soprattutto per l'affermazione di se stessi.
La triste vicenda del "portfolio" morattiano, che nessuno più ricorda, fu l'emblema di questa scuola, seguita poi dalla insulsa propaganda delle "3 i" (informatica, inglese, impresa). 
L'uso massiccio della tecnologia, l'illusione di poter trovare tutto e di più in rete, senza alcuno sforzo, l'illusione di poter diffondere "democraticamente" conoscenze e notizie ha portato al disastro culturale che possiamo osservare intorno a noi. 
Basta avere la pazienza di leggere i commenti ai milioni di post su FB o nei blog per comprendere il livello infimo di reali conoscenze, il livello massimo di credulità, la facile presa  delle bufale, l'acriticità delle argomentazioni, basate sul nulla o sul pregiudizio preconfezionato, piuttosto che sulla conoscenza e la critica argomentata.
Ma vedremo nei prossimi giorni che il vento sta cambiando, deve necessariamente cambiare e se non lo faranno cambiare gli adulti, ancora una volta saranno i giovani a spingere verso il futuro.  

Nulla si muove, invece sul fronte degli investimenti, delle vere riforme, della credibilità: destra e sinistra negli ultimi vent'anni non hanno fatto alcuna scommessa sulla scuola, considerandola soltanto una fonte di spreco e di possibile risparmio di spesa.

segue

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