No alla rimozione, uno sguardo all'oggi e al futuro
Ricorre oggi per l'undicesima volta al giornata del ricordo, istituita con legge dello Stato nel marzo 2004 (legge 92 del 30/3/2004)
L'associazione Storia e Vita ha onorato questa ricorrenza a Rubano, con una scelta coraggiosa, che guarda al presente e soprattutto al futuro, piuttosto che al passato.
Ha riunito infatti, intorno allo stesso tavolo un alto responsabile dell'ANPI veneto, un esule di Pola di origini italiane e una esule di origini istriane, responsabile di una importante associazione, che grande parte ha avuto nel tenere alta la memoria della gravità dei fatti del dopoguerra e nell'ottenimento del riconoscimento legislativo.
Le motivazioni di questa scelta son molteplici:
- La necessità, innanzitutto, di scrostare antiche, anche se ormai residuali, rimozioni collettive e di parte. La rimozione del dramma dell'Istria e della Dalmazia è avvenuta per responsabilità di gran parte delle forze politiche italiane del dopoguerra. Una consistente motivazione di tale rimozione è l'assoluzione che gli italiani si sono autoconcessi sui crimini del fascismo. Non così è avvenuto in Germania, mentre in Italia il mito degli "italiani brava gente" e del fascismo buono, diverso dal nazismo, ha continuato per decenni ad inorgoglire grevemente un popolo dalla scarsa memoria e dalle scarse conoscenze.
- La necessità di far conoscere, al di là delle microstorie individuali e delle sofferenze personali e familiari, che mai potranno essere cancellate o attenuate, il quadro storico, la genesi degli avvenimenti, le motivazioni che portarono all'uso selvaggio di violenze inaudite (le foibe). Superfluo precisare che motivare non è giustificare, come più volte hanno fatto i relatori, con in testa Italia Giacca.
- La necessità di riproporre alla memoria gli abissi che la natura umana può raggiungere, spinta dall'odio e dal desiderio di vendetta. Ricordare, quindi, per prevenire. Poco importa che in questo caso sia toccato ad italiani, quando tutti nel dopoguerra si sono vendicati atrocemente a tutte le latitudini; noi guardiamo al futuro: solo la conoscenza storica, la cultura e il riconoscimento degli altri possono preservarci.
- La necessità, dopo 50 anni di rimozione e 70 di strumentalizzazioni, di riavviare un reciproco riconoscimento tra parti, sino a poco fa non comunicanti, e sottolineare un comune sentire, un comune riconoscimento nelle parole della Costituzione e nelle comuni origini dell'identità nazionale, culturale e linguistica.
A me personalmente non è estraneo l'intento di trovare paralleli e analogie tra la nostra storia di migranti, in questo caso di esuli, e i drammi dei nuovi migranti e dei nuovi esuli ai quali assistiamo quotidianamente.
Ogni seme gettato in questo campo sono sicuro che germoglierà piante vigorose, orgoglio dell'umanità e della nuova civiltà a cui dichiariamo, spesso solo a parole, di appartenere.
Mi piace concludere questo breve testo con le parole che Italia Giacca mi ha concesso:
"ben si nota che da ogni lato ci sono polemiche e rancori; ma tirarli fuori significa già ascoltarsi e quindi fare un tratto di strada insieme. La strada è lunga, lo sappiamo, e anche tortuosa, ma mi sento di dire che noi abbiamo già fatto i primi passi: con Maurizio (Angelini) ci capiamo e già sento anche con te. Pur con vedute diverse, si può, se si è persone di buona volontà, parlarsi, ascoltarsi, confrontarsi, come abbiamo detto sin dall'inizio, rispettarsi e...andare avanti insieme!"
Il quadro storico proposto dall'Associazione Venezia Giulia e Dalmazia
La sintesi storica proposta da Maurizio Angelini
Bibliografia
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