giovedì 4 settembre 2014

Parole di scuola, R come Riforma



A come analfabeta; B come banco; C come collegio docenti, consiglio d'istituto, continuità; D come dirigenteE come etica, empatia, esami; F come finanziamenti; G come GenitoriH come handicap; I come insegnante, le tre I; L come LIM; 
M come media;   N come numero; O come opportunità; P come professoreP come presideQ come qualità; R come ripetente, Riforma; S come semi; T come terremoto; U come unico; V come valigia; Z come zaino, zerbino.






Una buona scuola?










E' uscito ieri l'atteso documento contenente le linee guida per la riforma della scuola. Difficile dire qualcosa di originale su di esso, stante la gran massa di commenti di esperti o di autonominatisi tali sulla stampa e sui net-work. 
Allora al documento originale pubblicato sul sito istituzionale  e presentato con enfasi dal capo del Governo, aggiungo qualche semplice considerazione personale, fondata un pò sul buon senso e su un minimo di esperienza delle cose del mondo...della scuola.

Sorvoliamo, generosamente, sullo stile: accattivante, per carità, ma con qualche caduta, come quando ci si rivolge ai nuovi futuri docenti nel capitolo "per chi da grande vorrà fare l'insegnante" accompagnato da uno svolazzante aereo di carta..(forse sarebbe stato più coerente un cono gelato!)
O sulle sviste grossolane: 136 docenti in tutta Italia iscritti in graduatorie di più regioni.
O sugli errori grammaticali: "un lavoro meglio di un altro".
Pazienza, dopotutto la scuola non è più quella di una volta.

Entrando nel merito delle linee guida,  tra gli elementi positivi va annoverato l'impegno ad eliminare alla radice il precariato, ma il metodo proposto (o promesso) porta sulla strada sbagliata: come assumere indifferentemente tutti i circa 150.000, al di là del reale fabbisogno? Qui c'è una buona dose di fumus elettorale che prevedibilmente si scontrerà con la realtà.
Ma si badi bene, non per le argomentazioni della destra economica o da bar, che vede rosso quando si parla di assunzione di dipendenti pubblici, ma per l'assoluta ingestibilità, nei fatti, del sistema di screening e di distribuzione territoriale proposto.
In realtà gran parte dei 150.000 posti promessi, come ammette il Governo andrebbero a coprire i vuoti dell'organico di fatto, semplicemente stabilizzando chi nella scuola ci lavora da anni senza alcuna prospettiva. E' il resto che non convince: la gestione dell'organico di reti di scuole per le sostituzioni dei colleghi assenti può funzionare bene alla primaria, ma negli altri ordini di scuola, dove esiste una specificità per materie, il docente di rete può rivelarsi solo un tappa-buchi.

Sull'impianto strettamente centralistico che a parole vuole stimolare l'autonomia, ma nei fatti la limita e la indirizza dal centro, si spendono parole di fuoco da parte delle associazioni dei dirigenti: non mi sento di sostenerle, pensando ai dirigenti che conosco.

Carriera docenti: ancora una volta il merito è legato al quanto e non al come. Facile prevedere la rincorsa all'accaparrarsi (oltre che le simpatie del dirigente) i più ambiti incarichi, di corridoio, di piano  o di rete, che dir si voglia, ma lontano dalla faticosissima classe.

E per concludere: il sistema di consultazione delle masse. Assodato che il sindacato non verrà consultato, ci si rivolge con empito tutto grillino alla rete, attraverso il lancio di una consultazione generalizzata in cui ognuno potrà dire la sua (c...ta) e poichè, come si sa, tutti gli italiani sono ottimi allenatori e strategni è presumibile che vengano delineate circa 28 milioni di riforme alternative. 

Un questionario, dove ci siano domande precise su gli elementi di snodo, con risposte quantificabili e confrontabili, no eh?
Un confronto con i sindacati, sebbene da posizioni di forza, con le associazioni di categoria, con le associazioni culturali, con  i rappresentanti del territorio, con chi di scuola ne capisce almeno un poco, no eh!


Riguardo ai decreti attuativi, ricorro all'argomentazione del tanto detestato Scalfari (quello di Repubblica), che criticando la fretta di Renzi nello stravolgere il Senato (alla faccia di chi sostiene che il suo giornale sta li solo per criticare i grillini) gli faceva notare che ben 800 leggi emanate negli ultimi tre anni, nonostante il rimpallo tra le due camere, durato mediamente 3 mesi, stanno ancora li perchè mancano i decreti attuativi. Il vero nemico dell'efficienza, concludeva Scalfari, non è il bicameralismo, ma la burocrazia. Renzi lo sa?








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