Eluana. La libertà e la vita
"Se non posso essere quello che sono adesso, preferisco morire." Eluana Englaro aveva vent'anni quando ha pronunciato queste parole di fronte alla tragedia di un suo caro amico in coma. L'anno successivo, il 18 gennaio 1992, Eluana resta vittima di un gravissimo incidente stradale. La rianimazione la strappa alla morte, ma le restituisce una vita "assolutamente priva di senso e dignità" e dal 1994 è in stato vegetativo permanente: stabile e senza alcuna variazione. Quando si sono resi conto dell'irreversibilità della sua condizione, Beppino Englaro e la moglie si sono battuti perché venisse rispettata la volontà della figlia, sempre con discrezione e senza proclami, prendendo sulle proprie spalle il dolore di molti altri genitori che, come loro, una sorte avversa ha costretto a chiedere quello che mai un padre o una madre chiederebbero. Da quando poi la Corte d'appello di Milano, il 9 luglio 2008, ha autorizzato il padre-tutore a disporre l'interruzione del trattamento di alimentazione artificiale, l'esplosione dei dibattiti e dei ricorsi ha trasformato la vicenda di Eluana in un caso mediatico senza precedenti. Oggi, Beppino Englaro, insieme a Elena Nave, racconta con semplicità e passione la storia di questa lunga battaglia, facendo chiarezza sui miti pseudoscientifici utilizzati per disorientare l'opinione pubblica e spiegando una realtà che potrebbe cadere addosso a chiunque e che non può lasciare indifferente nessuno.
La Vita senza limiti.
La morte di Eluana in uno Stato di diritto
Nessuna famiglia dovrà patire
quello che abbiamo subìto.
Io posso solo continuare a
battermi per una legge che
rispetti la persona, che non dia
ad altri se non a lei stessa il diritto
di decidere del proprio corpo.
Il 9 febbraio 2009 Eluana Englaro moriva. Ci sono voluti 6233 giorni perché il padre potesse liberarla e dirle addio; diciassette anni di vita sospesa fra la vita e la morte, durante i quali Beppino Englaro ha lasciato il suo lavoro e si è immerso nelle carte. Ha studiato codici e regolamenti, ha partecipato a convegni e incontrato politici, giuristi e teologi, nel tentativo di capire come dar voce alla figlia e far rispettare la sua volontà percorrendo sempre la strada della legalità. I suoi sono stati anni senza tregua, senza pause, senza possibilità di fuga o di riparo dalla violenza di una vita artificiale imposta a Eluana da uno Stato etico, che può arrivare a privare delle libertà fondamentali i suoi stessi cittadini. In questo libro l'autore rievoca i ricordi e le lettere di sua figlia e ripercorre gli ultimi mesi della vita di lei anche attraverso la propria storia di uomo riservato, costretto dagli eventi a farsi portavoce di un popolo silenzioso che ogni giorno, negli ospedali, si pone domande semplici e aspetta risposte umane, e viene invece abbandonato dalla politica in un limbo di sofferenza. Una battaglia in cui Englaro è tuttora impegnato perché la libertà di cura sia un valore collettivo, perché la legge rispetti l'individuo e non dia a altri se non a lui stesso il diritto di decidere della propria salute.
Fonte: libreriarizzoli.corriere.it
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