L'arte di essere felici
Egli s’illude che la sua prosperità sia
stabile, che i beni a lui toccati non solo siano duraturi, ma crescano; e,
dimenticando la volubilità a cui soggiacciono le cose umane, a sé solo promette
una stabile fortuna.
Ma il vero bene che non muore, stabile ed
eterno, è costituito dalla saggezza e dalla virtù: questo bene è l’unica cosa
immortale avuta in sorte dai mortali. Eppure essi sono così insensati e
dimenticano tanto facilmente il destino mortale verso cui sono spinti giorno
per giorno, che si meravigliano se perdono qualcosa, quando un giorno dovranno
perdere tutto. Qualunque sia l’oggetto di cui sei riconosciuto padrone, esso è
accanto a te, ma non è tuo.
Che faremo, dunque, di fronte alla
perdita dei beni? Ci ricorderemo di essi e impediremo che con essi vadano
perduti anche i frutti che ne abbiamo ricavato. Se ci è tolto il possesso, non
può esserci tolto il ricordo di esso.
È veramente ingrato chi, dopo aver
perduto una cosa, non si considera in debito per averla posseduta. Il caso, anche quando ci toglie una cosa, ci lascia tuttavia quei vantaggi che la cosa
ci ha dato; ma noi, con i nostri ingiusti rimpianti, perdiamo anche quei
vantaggi.
Lucio Anneo
Seneca, Lettere a Lucilio
Ehi ci siete cascati: in 5 minuti siete venuti in 25 a vedere questo post, vi aspettavate una ricetta più facile?
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