Buona domenica
Decine di migliaia di video su youtube (più di quelli del Bolero di Ravel!!), conosciuto da musicofili e cinefili, l' adagio di Barber é una composizione per orchestra d'archi del 1936.
Si tratta di un arrangiamento dello stesso Barber di un movimento del suo Quartetto per archi n. 1 (op. 11), composto nel 1936; nella sua versione originale, esso fa da contrasto ad un primo movimento decisamente violento, e a sua volta é immediatamente seguito da una breve ripresa del materiale nel primo movimento.
Il pezzo, nella sua versione trascritta per orchestra, é stato eseguito per la prima volta da Arturo Toscanini con l'orchestra sinfonica della NBC il 5 novembre 1938 a New York.
Nel 1968 Barber ha trascritto il pezzo per coro ad otto voci, abbinandogli il testo dell'Agnus Dei, indirizzandolo così a una valenza prettamente religiosa, una delle tante che gli ascoltatori vi possono cogliere.
I musicofili, infatti, "vedono" la forma ad arco della composizione: una breve cellula melodica basata su gradi congiunti ascendenti, che vengono in seguito variati, interpolati ed invertiti.
I cinefili vanno con la memoria alla drammatica sequenza al rallentatore di Platoon in cui uno dei protagonisti cade sotto i colpi implacabili dei vietcong: il profondo contrasto tra la violenza delle immagini e la struggente dolcezza di una melodia apparentemente infinita rappresenta infatti uno dei più riusciti accostamenti tra il repertorio classico e il mondo del cinema.
Gli uomini e le donne di fede lo sentono come la colonna sonora ideale verso l'ascesi; gli innamorati vi sentono il dipanarsi sereno e continuo del loro amore. Per tutti, l'adagio è una carezza per l'anima e per il cuore, toccati in modo estremamente raffinato e capace di amplificarne le domande infinite.
L'adagio, in effetti, non è una musica a programma; l'autore era ben lontano dall'immaginare che il suo lavoro sarebbe diventato un'icona della malinconia, della tristezza, delle battaglie contro la violenza e il terrorismo. La sua ispirazione era la musica allo stato puro.
Le sue stesse parole chiariscono meglio il concetto:
"Ciò che avevo in mente – come tutti i compositori post romantici, quindi totalmente liberi dall'ansia di una commissione – era una musica pura, frutto dell’ispirazione e della sensibilità."
"Ho sempre creduto di aver bisogno, intorno a me, di una circonferenza di silenzio. Per quanto riguarda ciò che accade quando compongo, davvero non ho la più pallida idea".
"Scrivo quello che sento. Non sono un compositore a disagio, in lotta con me stesso. Dicono non abbia uno stile mio, ma non importa. Vado a fare, come si suol dire, la mia partita. E credo che questo richieda un certo coraggio".
Quindi buon ascolto e buona domenica!
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