Un'occasione perduta,
ma non troppo...
Perduta per chi non c'era ovviamente! Chi c'era, invece, ha potuto assistere, e fatto assistere i propri figli, ad una potente dimostrazione dal vivo delle infinite possibilità di superare le difficoltà, ad una lezione di volontà, ottimismo, capacità di reazione, in una parola ad una lezione di vita.
I personaggi che abbiamo incontrato ieri sera rappresentano al meglio, nella loro particolarità, quegli uomini che mi piace definire "diversamente italiani", alieni dal vittimismo, dal pressappochismo, generosamente altruisti nella condivisione del poco o del molto che possono dare.
Ma appartengono anche alla categoria dei "vincenti" non solo per i risultati sportivi, ma soprattutto per l'esito della loro battaglia con se stessi e con la malattia.
Non tutti i disabili divengono atleti al massimo livello, non tutti trovano lo sport come stimolo per la rinascita, come ha sottolineato Remo Breda: la strada della disabilità è disseminata di ostacoli, di solitudine, di tragedie e spesso di sconfitte. Ma talvolta un evento casuale, un incontro, uno stimolo, un'amicizia, una famiglia che non si piange addosso, come è successo ai protagonisti di ieri sera, può fare la differenza tra l'isolamento e una vita degna di essere vissuta al di là delle difficoltà.
Proprio con questo spirito è stato pensato l'incontro: creare stimoli e occasioni, fornire suggerimenti e punti di riferimento, utili non solo a chi si trova all'improvviso in situazioni di grave disabilità, ma anche a tutti coloro che devono affrontare le difficoltà e le incognite di ogni vita umana, anche di quelle definite normali.
Privare i ragazzi di questa opportunità non è stato affatto educativo e se aggiungiamo il fatto che persone gravemente disabili hanno percorso centinaia di chilometri per comunicare del tutto gratuitamente la propria esperienza e sono state snobbate, per iniziare altri sia pur rispettabili "percorsi", il messaggio diseducativo mi sembra che abbia toccato il fondo.
Sì, sono amareggiato, perché al di là dell'indubbio successo della serata, una parte essenziale è venuta a mancare; mi è sembrato anche di leggere la delusione negli occhi vispi di Bebe Vio: quello che ha detto avrebbe potuto essere più incisivo se rivolto a una platea di coetanei, con i quali condivide tutti gli altri problemi dell'età.
Ma adesso, attraverso la prosa essenziale di Giorgio Sbrocco, veniamo alla cronaca degli interventi, che si sono svolti tutti nella massima spontaneità e semplicità, mentre sullo schermo giravano foto e filmati come quello seguente.
Londra 2012
Serata
di forti emozioni quella organizzata ieri sera alla Polivalente di Mestrino
dall'associazione Storia e Vita, primo di due appuntamenti dedicati allo sport
“altro”. Il prossimo è in programma venerdì 21 alle ore 20 presso la sala
consiliare del municipio.
Diretti
da Remo Breda nelle vesti di moderatore hanno raccontato e commentato la loro
esperienza di sportivi agonisti: Nicola Carabba, Luca Bicciato, Alvise De Vidi,
Laura Rigato, Lorenzo Major, Davide Brotto, Beatrice Vio e Marco Ferrigno,
uniti nel segno della disabilità accettata e vissuta come una risorsa.
Nicola Carabba, dirigente nazionale Fispes e anima della padovana Aspea ha illustrato le finalità e le modalità operative del sodalizio, riconosciuta eccellenza italiana nel campo dello sport per disabili.
Luca Bicciato, campione di nuoto Dsiso (Down Syndrome International Swimming Organization) originario di Viogonza, ha parlato della sua esperienza di atleta di alto livello e di soggetto Down impiegato con contratto a tempo indeterminato presso un centro commerciale,
Alvise De Vidi, trevigiano, vera star della serata dall'alto dei suoi numerosi allori paralimpici, gloria dell'Aspea, attualmente tesserato per il gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre, ha raccontato di come, su mandato del presidente Cip Luca Pancalli, fu il primo a portare in Italia il Rugby in carrozzina, diventando capitano della Nazionale italiana.
Lorenzo Major, ferrarese, ha stupito il pubblico con l'elenco delle molteplici attività sportive cui si è dedicato all'indomani dell'incidente che cinque anni fa lo costrinse su una sedia a rotelle: dalla scherma al nuoto passando per l'arrampicata sportiva, la canoa e la pallacanestro.
Il neo dottore in medicina Davide Brotto di Cittadella, giocatore e allenatore della prima squadra universitaria di basket in carrozzina (Cus Padova) ha tessuto gli elogi della pallacanestro. Lo sport che prima della malattia rappresentava tutta la sua vita e che oggi è diventato “uno strumento che mi consente di essere utile ai miei simili forse più e meglio di quando lo faccio indossando un camice”.
Marco Ferrigno, bolognese, campione di motocross, divenuto cieco all'età di 22 anni a causa di un incidente automobilistico ha svelato i segreti del baseball per non vedenti. “Una disciplina che mi ha costretto a tornare alla vita normale”
Beatrice Vio, Bebe per tutti, affermata campionessa di fioretto, ha parlato di Art4sport, l'associazione da lei fondata e diretta, che aiuta materialmente le famiglie di bambini desiderosi di fare sport nell'acquisto di protesi.
Stimolato da Remo Breda è seguito un dibattito nel corso del quale gli interventi del pubblico hanno posto l'accento sull'impatto emotivo e sulla portata educativa delle storie narrate dagli ospiti.
Mi piacerebbe sapere chi sono questi "educatori" che si sono presi la responsabilità di privare i ragazzi di quest'incontro, per dirgliene quattro!
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