Interspar
e altro ancora
Realizzata la mission della giunta Pedron: "Mestrino chiusa tra due rotonde".
Adesso possiamo aggiungere: "soffocata tra due ipermercati", i commercianti ringraziano.
Alle scarse bellezze niente é stato aggiunto, molto é stato tolto, ma chissenefrega: questo é il progresso, questi sono gli affari!
Lasciatemelo dire: Mestrino é proprio brutta, brutta fuori e brutta dentro, talvolta.
Ma poveretta, che volete di più. Condivide tutte le caratteristiche della padania classica: le montagne su uno sfondo lontano, visibili solo qualche giorno all'anno, allungata su una statale, con una storia che ha lasciato scarse e dimenticate tracce, costellata di capannoni, simbolo apprezzabile di per sé del nuovo benessere, afflitta dalla genetica attitudine dei suoi cittadini a vivere nel modo più disteso possibile, quindi in mezzo a mono o bifamiliari, che non la fanno cittadina, ma neanche più campagna.
Ma Mestrino ha anche qualcosa in più: la vocazione ad apparire più brutta di quanto sia in realtà, attitudine che condivide con alcune donne poco dotate e un po' agé, che si ingegnano con mise esageratamente giovanilistiche o con un trucco troppo pesante.
Mestrino ci mette di suo l'incuria e l'attenzione quasi nulla al buongusto, all'arredo urbano, all'estetica.
Mestrino ci mette di suo l'incuria e l'attenzione quasi nulla al buongusto, all'arredo urbano, all'estetica.
L'esempio dell'Interspar è solo l'ultimo in ordine di tempo: il nuovo totem postmoderno sovrasta e ricopre la chiesa, le automobili come formiche impazzite, sovrastano la capacità di sopportazione dei malcapitati apparati respiratori locali.
Ma diciamola tutta: questo ultimo oltraggio si poteva evitare solo in un modo, solo se a tempo debito, con un atto di coraggio a rischio di impopolarità, in quell'area si fossero costruiti insediamenti umani, i tanto disprezzati, da tutte le parti, condomini umani: adesso avremmo più gente in giro e meno automobili in statale.
Nel 2013, se ne dia atto a Pedron, non si poteva fare che buon viso a cattivo gioco: la proprietà aveva diritto di fare quello che ha fatto, basta non spacciare una sconfitta per una vittoria. La rotonda e il risanamento dell'area sono solo un paravento: servono ad Aspiag, non alla comunità, punto.
Si attende adesso l'avvio della nuova piazza di Arlesega, questa tutta a carico del bilancio comunale, per soli 700.000 euro: un pò troppi per un posteggio nel deserto e una pensilina.
Nota: commenti liberi, ovviamente!
L'insegna o il monolite é perenne monito dell'idiozia umana. Quale simbolo più eclatante?
RispondiEliminaImpossibile far di peggio. Davvero