ANCHE I NOMADI
DIVENTANO SANTI
Continuo a stupirmi del fatto che quotidianamente almeno 20-30 visitatori siano indirizzati da Google su questo blog alla ricerca di nomi di Rom e Sinti famosi. Chissà perché la fama delle persone di origine rom o sinta interessa tanto il pubblico!
Il mio post, in origine, aveva l'obiettivo di far riflettere, attraverso i nomi di personaggi famosi, sulle profonde discriminazioni che questo popolo soffre ancora nelle nostre contrade civili e in buona parte di quelle europee, dove si continua a scambiare, in modo assai primitivo, la povertà, anzi la miseria, con la tendenza delinquenziale, capovolgendo il nesso causa-effetto.
Il mio post, in origine, aveva l'obiettivo di far riflettere, attraverso i nomi di personaggi famosi, sulle profonde discriminazioni che questo popolo soffre ancora nelle nostre contrade civili e in buona parte di quelle europee, dove si continua a scambiare, in modo assai primitivo, la povertà, anzi la miseria, con la tendenza delinquenziale, capovolgendo il nesso causa-effetto.
Eppure sembrerebbe assai evidente il nesso tra emarginazione e devianza sociale e, di conseguenza, assai semplice scindere tale feed-back negativo, ma evidentemente questo non renderebbe in termini elettorali; meglio urlare, come secoli fa: "dagli all'untore".
Ma io non mi stanco di sottolineare l'irrazionale e oggi rilancio con due storie esemplari che, questa volta, riguardano la religione alla quale tanti ottusi "negazionisti" della dignità delle persone sembrano essere fortemente legati.
Rom a Saintes Maries de la mer (Camargue) |
Di famiglia povera, praticò per qualche anno l’accattonaggio (chissà come mai!) diventando poi commerciante di animali. Si sposò a soli 18 anni con una ragazza gitana, Teresa, dalla quale non ebbe figli. Venne fucilato in odio alla fede presso il cimitero di Barbastro, in Aragona, nell’estate del 1936 per aver difeso un sacerdote. Al momento dell’esecuzione stringeva tra le mani una corona del rosario, motivo per cui è stato definito "martire del rosario". Sono attualmente in corso altri due processi di beatificazione di persone rom: un uomo, Juan Ramon, e una donna, Emilia.
La seconda storia riguarda, invece il primo parroco Rom d'Italia, don Osvaldo Morelli, parroco, appunto, di Nocelleto di Carinola, un paese in provincia di Caserta.
Trattato da bambino con una diffidenza che sconfinava nella discriminazione, don Osvaldo, invece, ha studiato e poi con l'aiuto della comunità ne è diventato egli stesso guida.
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