IL PAPA A LAMPEDUSA E IL
SILENZIO DELLA CEI
di Alex Zanotelli
Non è di destra e non è di sinistra e nessuno dovrebbe strumentalizzarlo. In Argentina ha bloccato la teologia della liberazione, ma visitava l'equivalente delle favelas di Baires, girava in autobus, a Roma voleva pagare l'albergo: inimmaginabili per lui i privilegi curiali. A Lampedusa ha fatto il passo giusto, a giudicare dalle risposte sconnesse dei soliti noti (se li tenga lui in Vaticano, adesso saremo invasi..ecc. ecc.). Persone così le sento vicine indipendentemente dalla fede, se poi riescono ad essere accoglienti verso i diversi (non cattolici!) come me, perchè non sentirli dalla propria parte?
Perchè non sentire dalla propria parte Alex Zanotelli, e tutti gli amici comboniani di via delle Palme? PM
È molto
significativo che papa Francesco abbia scelto come suo primo viaggio
apostolico, Lampedusa, posto simbolico per esprimere la sua attenzione agli
ultimi, agli impoveriti. «La carne dei rifugiati - aveva detto
pochi giorni prima del viaggio - è la carne di Cristo.”
L’isola di
Lampedusa è la porta di entrata in Europa per i disperati dell’Africa. “La
Chiesa compie la propria missione - aveva scritto prima di essere
ucciso il vescovo di Oran (Algeria), Pierre Claverie - quando è presente nelle
lacerazioni che crocifiggono l’umanità nella carne e nell’unità.”
Papa Francesco
ha scelto di essere presente in uno dei luoghi che hanno visto, in questi anni,
arrivare migliaia di carrette del mare, di barconi carichi di uomini e donne
alla ricerca di un futuro. Tanti di loro non ce l’hanno fatta! Il giornalista
Giampaolo Visetti di Repubblica, dopo un soggiorno a Lampedusa, ha
stimato , dal 2002 al 2008, che oltre 42.000 immigrati hanno perso la
vita nel Mare nostrum, diventato ormai il cimitero degli
impoveriti.
Per loro il
papa ha deposto sulle acque una corona di fiori per ricordare questa immane
tragedia che si consuma davanti alla Fortezza Europa, protetta dal Frontex,
un’agenzia che ha a disposizione oltre cento milioni di euro all’anno, per
impedire ai diseredati di arrivare in Europa.
“Dov’è tuo
fratello?”, ha gridato il papa durante la Messa. “La voce del
suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad
altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi.”
È in questo
contesto che il papa ha voluto compiere il suo primo viaggio apostolico per
dare corpo al suo motto: “Una Chiesa povera e per i poveri”.
Un
viaggio questo, semplice, sobrio e povero, alle periferie della vita.
Infatti il papa , che è arrivato nell’isola con un aereo di linea, non ha
voluto né politici né dignitari né cardinali. Da un altare, posto su una
carretta del mare, con un calice di legno e un pastorale confezionati con il
legno dei barconi degli immigrati, Francesco ha gridato: “Sono venuto a
Lampedusa per risvegliare le coscienze perché questo non si ripeta più”.
La presenza a
Lampedusa del vescovo di Roma, pone pesanti domande all’Italia, all’ Unione
Europea, ma anche alla Chiesa che è in Italia.
Perché il
popolo italiano ha assistito quasi con indifferenza per anni a questa immensa
tragedia degli immigrati che hanno tentato di attraversare il Mediterraneo?
Come ha fatto
il popolo italiano (un popolo di migranti con oltre 60 milioni di italiani
all’estero!) a tollerare questa strage a mare, senza sentire compassione per
tanta sofferenza umana?
Come ha potuto
il popolo italiano accettare che per 20 anni i vari governi abbiano
cavalcato politicamente l’onda razzista crescente che ha prodotto un “Razzismo
di Stato”: la Turco-Napolitano (1988), la Bossi-Fini (2002) e il Pacchetto
Sicurezza (2008) di Maroni?
Come ha potuto
il popolo italiano accettare che venissero costruiti sul nostro territorio ben
13 Centri di Identificazione e Espulsione (CIE), autentici lager dove
rinchiudere ,come animali in gabbia ,così tanti immigrati?
Come ha potuto
il popolo italiano trattare così male i 20.000 rifugiati della guerra di
Libia, la cosiddetta Emergenza Nordafrica del 2011?
Papa
Francesco, a Lampedusa, ha tentato una risposta: “La cultura del benessere ci
rende insensibili alle grida degli altri.” E con forza ha
bollato questa ”globalizzazione dell’indifferenza.”
Tante anche le
domande che Papa Francesco rivolge anche all’Unione Europea. Può l’Europa
continuare a chiudersi in se stessa, nel suo benessere, davanti a un Mediterraneo
in fiamme, a un’Africa subsahariana stremata?
Come può
l’Europa definirsi la culla dei diritti umani quando tratta così chi bussa alla
sua porta, fuggendo da situazioni disperate?
“Sono venuto a
risvegliare le vostre coscienze”, ha detto papa Francesco.
Coscienze rinchiuse in “bolle di sapone”! Il Papa ha scelto di
andare a Lampedusa, la “Porta dell’Europa” per dire a tutti chi sono i nostri
‘prossimi’ ! “Siamo caduti- ha detto Papa Francesco- nell’atteggiamento
ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parla Gesù nella
parabola del Buon Samaritano:guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della
strada, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo
ci sentiamo a posto.”
È una
parola forte non solo per l’Italia e per l’Europa, ma soprattutto per la Chiesa
in Italia e in Europa. Tante le domande che dobbiamo porci.
Com’è stato
possibile che per oltre un decennio la Cei (Conferenza episcopale italiana) sia
stata così silenziosa su una così enorme tragedia?
Come mai tanto
silenzio anche dalle conferenze episcopali europee?
Come mai tanta
prudenza anche da parte di ordini religiosi e congregazioni missionarie?
Quanti di noi
religiosi hanno aperto le porte delle loro case, spesso semivuote, per
accogliere questi immigrati?
Le domande
sono tante per tutti, ma per noi credenti la prima domanda da farci è :“Uomo
dove sei”? E non “Dio dove sei?”
Diamoci da
fare tutti perché la vita vinca!
Grazie di
cuore, papa Francesco!
fonte: nigrizia.it
fonte: nigrizia.it
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