giovedì 4 giugno 2015

Controcorrente, compiti a casa




La scuola di classe






Non vorrei essere nei panni di un alunno d'oggi della scuola elementare o media. Avrei perso la capacità di lettura sequenziale, anzi perso, tout court, il gusto della lettura e della scoperta. Sarei sottoposto a mille stimoli, raramente sistematizzati per fornire effettive chiavi di lettura della realtà, ma sarei addestrato dai sovradimensionati strumentini multimediali nelle mie mani a saltabeccare di qua e di là senza alcun costrutto. Dovrei fare sport, pagando cifre modeste ma significative, accompagnato sempre in auto dai miei, senza giocare più a pallone nel campetto. Per assecondare la nuova folle moda che avanza, dovrei restare a scuola dalle otto alle due, cercando strategie individuali di sopravvivenza. 
E per finire, in questo periodo, sarei già alla ricerca dei libri per le vacanze. Ma che vacanze sono se ci sono ancora di mezzo i libri, cioè lo strumento di lavoro che ho utilizzato, o avrei dovuto utilizzare, durante tutto l'anno?
Già, i compiti per le vacanze, un'ulteriore follia tutta italiana! Un affannarsi di rappresentanti sguinzagliati per sistemare l'ultimo indegno libretto, ritagliato qua e là, senza alcun legame con il programma effettivamente svolto, strumento spuntato del residuo sadismo della classe docente, che a settembre non si ricorderà neppure di guardarmelo. 
Qualcuno, più diligente degli altri, parlo degli insegnanti, si segnerà nel registro "fatti" o "non fatti", puntando alla quantità piuttosto che alla qualità e ai problemi che ho incontrato. Poi, ritemprato dalle sue vere vacanze, partirà con i suoi mille progetti, maturati nel meritato riposo assoluto dell'estate, recriminando sui genitori che non hanno seguito i figli durante le "vacanze", prechè, in realtà, costretti a parcheggiarli da un grest e da un centro estivo all'altro. 
In questi giorni se ne sta discutendo su tutti i media, nonostante la pregnanza di altri e ben più gravi problemi che rischiano di abbattersi sulla ex buona scuola.

Per fortuna c'è ancora qualche insegnante che assegna lavori effettivamente eseguibili e produttivi, magari valutando i punti di forza e di debolezza dei singoli e, quindi, personalizzando il lavoro e tentando di responsabilizzare ad un simulacro di organizzazione e di sforzo personale. 

Comunque  si tratta sempre della stessa musica. Il grosso del lavoro scolastico, in Italia, é fatto a casa. Bene lo ha colto Luigi Berlinguer in un interessante intervento sul “Corriere":  nella scuola italiana “l’attenzione e la cura dell’attività di studio e dello sforzo studentesco sono demandate al pomeriggio, a casa, fuori dalle funzioni istituzionali della scuola. Ecco la sua vera natura di classe”. 

Articoli correlati:

Nessun commento:

Posta un commento

Informazioni

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Parte delle immagini, loghi, contributi audio o video e testi usati in questo blog viene dalla Rete e i diritti d'autore appartengono ai rispettivi proprietari. Il blog non è responsabile dei commenti inseriti dagli utenti e lettori occasionali.