La scuola di classe
Non vorrei essere nei panni di un alunno d'oggi della scuola elementare o media. Avrei perso la capacità di lettura sequenziale, anzi perso, tout court, il gusto della lettura e della scoperta. Sarei sottoposto a mille stimoli, raramente sistematizzati per fornire effettive chiavi di lettura della realtà, ma sarei addestrato dai sovradimensionati strumentini multimediali nelle mie mani a saltabeccare di qua e di là senza alcun costrutto. Dovrei fare sport, pagando cifre modeste ma significative, accompagnato sempre in auto dai miei, senza giocare più a pallone nel campetto. Per assecondare la nuova folle moda che avanza, dovrei restare a scuola dalle otto alle due, cercando strategie individuali di sopravvivenza.
E per finire, in questo periodo, sarei già alla ricerca dei libri per le vacanze. Ma che vacanze sono se ci sono ancora di mezzo i libri, cioè lo strumento di lavoro che ho utilizzato, o avrei dovuto utilizzare, durante tutto l'anno?
Già, i compiti per le vacanze, un'ulteriore follia tutta italiana! Un affannarsi di rappresentanti sguinzagliati per sistemare l'ultimo indegno libretto, ritagliato qua e là, senza alcun legame con il programma effettivamente svolto, strumento spuntato del residuo sadismo della classe docente, che a settembre non si ricorderà neppure di guardarmelo.
Qualcuno, più diligente degli altri, parlo degli insegnanti, si segnerà nel registro "fatti" o "non fatti", puntando alla quantità piuttosto che alla qualità e ai problemi che ho incontrato. Poi, ritemprato dalle sue vere vacanze, partirà con i suoi mille progetti, maturati nel meritato riposo assoluto dell'estate, recriminando sui genitori che non hanno seguito i figli durante le "vacanze", prechè, in realtà, costretti a parcheggiarli da un grest e da un centro estivo all'altro.
Qualcuno, più diligente degli altri, parlo degli insegnanti, si segnerà nel registro "fatti" o "non fatti", puntando alla quantità piuttosto che alla qualità e ai problemi che ho incontrato. Poi, ritemprato dalle sue vere vacanze, partirà con i suoi mille progetti, maturati nel meritato riposo assoluto dell'estate, recriminando sui genitori che non hanno seguito i figli durante le "vacanze", prechè, in realtà, costretti a parcheggiarli da un grest e da un centro estivo all'altro.
In questi giorni se ne sta discutendo su tutti i media, nonostante la pregnanza di altri e ben più gravi problemi che rischiano di abbattersi sulla ex buona scuola.
Per fortuna c'è ancora qualche insegnante che assegna lavori effettivamente eseguibili e produttivi, magari valutando i punti di forza e di debolezza dei singoli e, quindi, personalizzando il lavoro e tentando di responsabilizzare ad un simulacro di organizzazione e di sforzo personale.
Comunque si tratta sempre della stessa musica. Il grosso del lavoro scolastico, in Italia, é fatto a casa. Bene lo ha colto Luigi Berlinguer in un interessante intervento sul “Corriere": nella scuola italiana “l’attenzione e la cura dell’attività di studio e dello sforzo studentesco sono demandate al pomeriggio, a casa, fuori dalle funzioni istituzionali della scuola. Ecco la sua vera natura di classe”.
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