L'affermazione di Umberto Eco sugli imbecilli del web ha dato l'avvio ad una catena di risentite reazioni sia da parte di suoi estimatori, che però non condividono, sia di molti detrattori, che, grazie alla scarsa raffinatezza delle proprie argomentazioni, implicitamente gli hanno dato ragione.
Ma cosa ha detto veramente Eco? Pochi lo hanno ascoltato veramente se affermano di non condividere, ovvero pochi frequentano, per lavoro, divertimento o informazione la suburra del Web. Altrimenti saprebbero di cosa si sta parlando.
Si dirà che è il prezzo da pagare per accedere alle informazioni, per esprimere dissenso, per cogliere affinità e sinergie, che altrimenti al bar sarebbe difficile perseguire. Sarà, ma ciò non toglie che spesso si abbia l'impressione che la spazzatura ricopra col suo fetido olezzo le perle che la democrazia digitale offre a tutti. E' un inestetismo che non tutti sono disposti a tollerare. E' come per l'accesso alle spiagge libere: deve implicare necessariamente l'attraversamento di cumuli di immondizie?
''Il fenomeno twitter da un lato è positivo, pensiamo alla Cina o a Erdogan. Qualcuno arriva a sostenere che Auschwitz non sarebbe stato possibile con Internet, perché la notizia si sarebbe diffusa viralmente. Ma d'altro canto dà diritto di parola a legioni di imbecilli''. La critica di Umberto Eco al mondo dei social, Twitter in particolare, nel suo intervento all'Università di Torino dove ha ricevuto la laurea honoris causa in Comunicazione e cultura dei media
L'affermazione che ha offeso le vestali del Web
Il pensiero completo di Eco sulla comunicazione
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