Un mondo di cartapesta, gestito da squali, finti benefattori
Riposte le bandiere, archiviate le proteste e le assemblee, le lavoratrici della ormai ex In.Co. di Sarmeola hanno affrontato nei giorni scorsi il colloquio preliminare con gli emissari della Dolce&Gabbana, che dovranno selezionare 40 nominativi da inserire nella nuova fabbrica, che prenderà il posto di quella dell'azienda novarese. E' una storia già vissuta, vent'anni fa, quando l'E.Zegna, attraverso la In.Co. rilevò i resti della GVAL, storica azienda dell'alta moda padovana, decimando il numero dei dipendenti. Adesso ci riprova Dolce&Gabbana, che pare stia acquisendo anche i locali adiacenti di un supermercato chiuso di recente.
Tutto bene, quindi? sì, ma solo sino a un certo punto. Si tratterà, infatti, di un avvio un po' in sordina, sperimentale; a Sarmeola, prima di avviare la produzione a regime, verranno prodotti solo prototipi e si farà ricerca. Comprensibile un inizio prudente, che metta a frutto le opportunità di risparmio del Job'Act, senza rischiare più di tanto. Tutto plausibile anche se, tra le 229 dipendenti superspecializzate, si fossero cercate le migliori. Purtroppo le domande fondamentali fatte ai colloqui non sono andate in questa direzione, bensì in quella della ricerca della massima acquiescenza e della massima disponibilità. Infatti, premesso che lo stipendio sarà quello base e senza incentivi, é stato chiesto nell'ordine:
- sei disposta a lavorare il sabato e la domenica?
- sei disposta a spostarti periodicamente a Milano per l'assistenza alle sfilate?
In precedenza la In.Co. aveva fatto firmare a tutte le ormai ex dipendenti una sorta di dichiarazione di non avere nulla a pretendere da una nuova eventuale ditta subentrante.
Tutto perfetto: sono queste le condizioni del lavoro oggi in Italia.
Queste sono invece le condizioni dei due mitici imprenditori:
- Nel maggio 2009, Dolce&Gabbana sono stati accusati di evasione fiscale ai danni dello Stato per circa 249 milioni di euro imponibili, deviati invece in Lussemburgo, in un arco di tempo dal 2004 al 2006. La successiva multa ammonterebbe a circa 800 milioni di euro.
- Nel marzo del 2013 la sentenza di appello condanna Dolce e Gabbana al pagamento di 343 milioni di euro a testa per evasione fiscale.
- Il 19 giugno del 2013 sono stati condannati a un anno e otto mesi di carcere per evasione fiscale e al pagamento di una multa previsionale di 500.000 euro.
- Il 24 ottobre 2014 invece sono stati prosciolti in cassazione "per non aver commesso il fatto" .
Nessun commento:
Posta un commento