Iscrizione funebre, in arabo, latino, greco ed ebraico conservata al Castello della Zisa di Palermo |
Le risposte sane alla paura
Scorrendo quella sentina delle emozioni collettive e delle pulsioni indicibili che è FB, ho trovato una decine di righe che esprimono sinteticamente e semplicemente quello che dovrebbe essere il sentimento comune, la reazione sana ai fatti di Parigi. Eccole:
Andrea Canton. 13 novembre ore 23.05
Un'altra vagonata di morti.
Un'altra vagonata di morti.
Guai a chi si azzarda a usare questo sangue per alimentare gli odi. E' esattamente ciò che vogliono quelle bestie. Cercano la complicità di chi odia.
Domani, per protesta, vado a visitare una Moschea, dialogo in pace con un Imam e mi mangio un kebab gigantesco alla faccia di questi schifosi bastardi.
No, non mi farete odiare.
Scritto a caldo, pochi minuti dopo l'arrivo delle prime notizie da Parigi, questo post coglie immediatamente gli obiettivi del terrorismo e si arma, metaforicamente, degli opportuni anticorpi, distruggendo in anticipo e con poche parole tutti i luoghi comuni che di li a poco si scateneranno sulla rete e sulla carta stampata.
Ben altri sentimenti rispetto a quelli espressi dagli sciacalli che collegano subito terrorismo con rifugiati e che titolano "Bastardi islamici" o "islam assassino", facendosi strumento inconsapevole (?) degli stessi terroristi, che qualche giorno prima avevano ucciso centinaia di musulmani in preghiera.
Neppure la Le Pen arriva a tanto, cosa nota già dai giorni successivi alla strage di Charlie Ebdo. Ma, si sa, i pagliacci imitatori non hanno senso della misura, né dello Stato.
Inutile nascondere che lo sgomento provocato dall'attentato ha generato molti sentimenti contrastanti: "la guerra alimenta gli odi", "siamo in guerra e dobbiamo difenderci", "dobbiamo bombardare l'Isis", "teniamoci fuori il più possibile", "non possiamo essere vigliacchi", "l'Isis è stata armata dall'occidente", "sono i nuovi nazisti" ecc
Con le relative contraddizioni e approssimazioni, tutto per il momento è legittimo, perchè lo shock, la consapevolezza di non potersi tirare fuori, la concretezza e immanenza del pericolo giustifica ogni reazione emotiva.
Tutto accettabile e da accogliere, poi arriverà il momento delle scelte e degli schieramenti. Anch'io sono disorientato, non ho vergogna ad ammetterlo. So soltanto che dieci pazzi che sparano alla cieca sui civili, non sono una guerra, ma "semplicemente" terrorismo, che come tutti i terrorismi colpisce i simboli, a gennaio la libertà di stampa, ieri il modo di vivere e di divertirsi dell'occidente. Domani i simboli religiosi? Pensaci papa Francesco..
Per un approccio razionale all'intera questione leggi qui
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