Si e anche no. Non affronterò, in questo articolo, i nodi politici della questione (la ricaduta pubblicitaria su un'amministrazione in crisi di credibilità democratica, la provenienza delle somme stanziate, l'assenza di progettualità, le errate valutazioni sulle reali priorità della scuola ecc), ma mi limiterò agli aspetti didattici, organizzativi e innovativi dell'operazione.
Gli aspetti discutibili dell'operazione, fatte sempre salve le possibili critiche a cui accennavo sopra, si possono così riassumere:
- In quale contesto, didattico, culturale e professionale, si vanno a collocare le nuove istallazioni?
- E' stato previsto dalla scuola (con quali risorse?) o dal comune un percorso di formazione che vada al di là delle istruzioni tecniche altrimenti reperibili su un manuale d'uso?
- La disseminazione a pioggia della "novità" in tutte le aule, dove presumibilmente per lunghi periodi di tempo non saranno utilizzate, giustifica la consistenza dei fondi destinati?
Per quanto riguarda gli aspetti positivi, ce n'è moltissimi, ma purtroppo sempre sub condicione. Vediamo quali.
Personalmente sono stato sempre fautore dell'innovazione tecnologica e in particolare di quella informatica sin dalla sua nascita. Ma qualche ricordo da quelli molto datati a quelli più recenti può servire a fare luce sulla realtà della scuola.
Del lontanissimo 1987, in una scuola per altro aperta a moderne metodologie didattiche, ricordo un estenuante Collegio docenti per decidere se acquistare o meno il primo computer: l'Apple 2C, un gioiellino, per allora, portatile e capace di collegarsi a un qualsiasi schermo televisivo, con dentro la suite Apple-works, videoscrittura, data base e foglio di calcolo integrati! L'ebbi vinta solo a tarda sera!
Le resistenze, nel tempo non sono mutate, ripresentandosi ad ogni minima innovazione: difficilissimo eliminare la comunicazione cartacea e ricorrere solo a quella elettronica (legioni di mariti e fidanzati sono stati mobilitati all'inizio per "decrittare" le misteriose volontà della dirigenza..) E per ultima la battaglia campale sul registro elettronico. Sempre battaglie di retroguardia, mentre il mondo andava avanti alla velocità della luce.
Quindi, in quale terreno cade la lim? Escludiamo prima di tutto la tara costituita dagli ipertecnologici, che ritengono che il progresso stia nel "mezzo" e non in come lo si usa, e la tara dei tradizionalisti ad oltranza che ritengono superflui i mezzi, soffermandosi su "fini" che, in questi tempi così velocemente in cambiamento, non raggiungeranno mai...
Restano gli altri, i volenterosi, quelli che si aggiornano, quelli che le tentano tutte, pur avendo presente che la tecnologia e quindi anche la LIM è un mezzo e non un fine e che gli alunni, anzi, devono essere difesi da un eccesso di tecnologia, senza che questa venga demonizzata.
Bene, se non si vuole che i soldi siano veramente buttati, è su questi che bisogna agire, per evitare che la LIM (Lavagna Interattiva Multimediale) perda la "I" dell'interattività e si trasformi semplicemente in lavagna multimediale, perchè altrimenti si poteva fare lo stesso con PC e video proiettore, se non addirittura con lavagna a fogli mobili o episcopio (qualcuno lo ricorda?).
Il senso di quello che voglio sostenere lo semplifica benissimo l'ingenua scritta, trovata su una LIM di una scuola primaria: Lavagna Inventa Magie.
Si proprio così, il mezzo più tecnologico per il momento in circolazione, si può trasformare in magia, in uno stimolo continuo della creatività, in una scoperta continua di sempre nuove connessioni logiche ed emotive e soprattutto in un potente veicolo del Cooperative Learning, a suo volta lo strumento didattico più innovativo per l'integrazione di tutti i bisogni educativi. Non lo trascurino gli amanti del bel tempo antico nè gli iperconnessi privi di senso critico e del ridicolo..
Grazie Paolo. mi riconosco molto. Sempre interessante.
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