venerdì 30 gennaio 2015

La rosa dei candidati alla presidenza



Un nome dalla Rosa





Tutti, ma proprio tutti: grandi giornalisti, comici, frequentatori dei bar, leader politici, presentatori radiofonici e televisivi, nonchè scrittorelli da blog si affannano a divulgare la propria rosa di candidati.
Lo fa anche Grillo per intrattenere i suoi e distrarli dalle emorragie nonché dalle loro motivazioni, perchè non anche io?

In realtà di presidenti che uniscono, che rappresentano le virtù italiane e che hanno onorato l'Italia ai massimi livelli culturali ce ne sarebbero moltissimi, ma purtroppo dalla diade Mattarella Amato difficilmente si uscirà.

Il rischio di un'estraneità dalle tattiche e dalle strategie,  dal detto e non detto, una terzietà reale che diverrebbe presto spiazzante per chi vuole proseguire per le antiche strade, indurranno sicuramente la maggioranza dei rappresentanti del popolo ad andare, come si suol dire, sull'usato sicuro.

Ma veniamo al nostro giochino quotidiano. Sicuramente per costruire una rosa ci vogliono dei criteri. Eccoli.
Innanzitutto una condizione necessaria ma non sufficiente, non per pregiudizio verso le associazioni politiche, bensì per desiderio, anzi necessità di un forte segnale di cambiamento e di reale rinnovamento: non appartenenza ad alcuno dei partiti della prima, della seconda e della terza Repubblica. 

E poi, almeno 4 dei seguenti altri  5 requisiti:

  1. Essere conosciuti all'estero, come membri fondamentali dell'identità e/o della cultura italiana. 
  2. Essere  in grado di sostenere lo stress.
  3. Essere capace  di reagire positivamente ai fenomeni avversi.
  4. Possedere capacità organizzative e di gestione dei gruppi di lavoro
  5. Possedere capacità comunicative.
La conoscenza di una o più lingue straniere non è strettamente necessaria, ma costituisce titolo di merito.
Per tutti la scarsa conoscenza delle istituzioni può essere prontamente controbilanciata dalla presenza di un'ampia schiera di funzionari, consiglieri, cerimonieri e addetti stampa, sicuramente ampiamente retribuiti ma indubbiamente di altissima qualità. 

Quindi, in ordine rigorosamente alfabetico:
  • Elena Cattaneo, scienziata: ha lavorato a Boston e al MIT, coordina il lavoro di 15 laboratori che partecipano al progetto
    europeo NeuroStemcell. Ha resistito da gran signora alle bordate della destra e del M5S dopo la nomina a senatrice a vita.
  • Riccardo Muti, musicista: ha lavorato stabilmente a Salisburgo, a Londra, a Vienna,
    a Berlino. Crede nei giovani senza raccomandazione: ha fondato l'orchestra giovanile Luigi Cherubini. Diffonde la musica presso i giovani, ha avviato numerosissime iniziative umanitarie. E' obiettivamente uno straordinario rappresentante dell'Italia nel mondo. 

  • Gino Strada, ateo, ma grande amico di don Andrea Gallo. Ha studiato e lavorato come medico all'estero, prima ancora di fondare Emergency. Il resto è noto:    il suo impegno
    sanitario e organizzativo in Pakistan, Etiopia, Perù, Afghanistan, Somalia e Bosnia ed Erzegovina ne ha fatto il paladino internazionale della difesa dei deboli e per forza di cose un grande conoscitore della politica internazionale. Dice di se stesso: "io non sono pacifista, io sono contro la guerra" .
  • Alex Zanardi, grande comunicatore, entusiasta della vita, già dimostratosi in
    grado di ribaltare eventi sfavorevolissimi e di volgerli in positivo. Da pilota aveva dimostrato ampie capacità di resistere allo stress. Continua a girare tutto il mondo per le sue attività sportive e culturali.




giovedì 29 gennaio 2015

Accadde nel 2017



La storia inizia dalle drammatiche contorsioni parlamentari del gennaio 2015. Pochi giorni prima della difficile elezione del nuovo Presidente della Repubblica, che ha condotto al Quirinale Giuliano Amato, il Senato aveva approvato  l'ultima versione del cosiddetto Italicum, valido però solo per la Camera bassa. Come si ricorderà l'approvazione della nuova legge elettorale al Senato aveva portato alla drammatica decisione di un drappello di senatori PD dissidenti di uscire dall'aula al momento del voto. Nessuno più si ricorda di tale Civati, ma proprio lui era stato uno degli artefici di quel tormentato strappo.
Alla nuova legge elettorale restava soltanto da superare l'ultima lettura della Camera dei deputati.
Era ancora in discussione a quei tempi la riforma costituzionale che ha portato poi, come sappiamo, all'abolizione dell'elettività del senato, ma che a fine 2016 non ha passato il referendum confermativo previsto dalla modifica dell'art. 138 della Costituzione.
Sono noti a tutti i fatti parlamentari che hanno reso sempre più verosimile l'identificazione del Partito della Nazione (PDN) con un più prosaico e contestato Partito del Nazzareno, come ebbe a definirlo D'Alimonte. 
In quel tormentato periodo altri fatti hanno caratterizzato la vita politica italiana:
1) La fuoriuscita dal PD di un manipolo di  deputati e senatori,  sull'onda del successo greco di Tsipras.
2) L'abbandono del M5S di altri venti deputati, confluiti nel gruppo misto, alla ricerca di una nuova casa che rendesse effettivi i loro propositi di democrazia dal basso.
Vecchia foto segnaletica dal blog di Beppe Grillo

3) Lo sfaldamento del residuo manipolo pentastellato, travolto dai colpi delle inchieste giornalistiche che adombravano sotto la nascita del movimento di Grillo e Casaleggio la longa manus della CIA. Inchieste corroborate dalle rivelazioni sulle ripetute visite dei capi del partito all'ambasciata di via Veneto e dalla sinistra presenza di tale Luttwag in un comune dell'hinterland palermitano.

martedì 27 gennaio 2015

Enrico Vanzini e Roberto Brumat a "La vita in diretta"


Oggi, dalle 16 alle 18, Enrico Vanzini e Roberto Brumat saranno ospiti del programma televisivo: "La vita in diretta" trasmesso da RAI 1.

Mercoledì 11 febbraio Vanzini e Brumat saranno presenti a Mestrino, opsiti dell'Associazione Storia e Vita:


Giornata della memoria

Hanna Arendt



    

        La banalità del male












""Quel che ora penso veramente è che il male non è mai 'radicale', ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso 'sfida' come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua 'banalità'. Solo il bene è profondo e può essere radicale.""



Nel 1961 Hannah Arendt seguì le 120 sedute del processo Eichmann Eichmann, il criminale nazista che , aveva coordinato l'organizzazione dei trasferimenti degli ebrei verso i vari campi di concentramento e di sterminio. Nel maggio 1960 era stato catturato in Argentina, dove si era rifugiato, da agenti israeliani e portato a Gerusalemme. Processato da un tribunale israeliano, nella sua difesa tenne a precisare che, in fondo, si era occupato "soltanto di trasporti". Fu condannato a morte mediante impiccagione e la sentenza fu eseguita il 31 maggio del 1962. 
Il resoconto di quel processo e le considerazioni che lo concludevano furono pubblicate su una e poi riunite nel 1963 nel libro "La banalità del male" 
Nel libro la Arendt analizza i modi in cui la facoltà di pensare può evitare le azioni malvagie. 
Sostiene che "le azioni commesse dai nazisti erano mostruose, ma chi le faceva era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso". 
L'immagine di Eichmann sembra essere quella di un uomo comune, caratterizzato dalla sua superficialità e mediocrità che lasciano stupiti se si pensa all'enormità del male commesso.
Ciò che la Arendt scorge in Eichmann non é neppure stupidità ma qualcosa di completamente negativo: l'incapacità di pensare. 

In un altro testo (L'origine del totalitarismo) la Arendt si domanda come sia stato possibile che solo poche persone non abbiano aderito al regime nazista e in più si chiede come abbiano fatto queste poche a resistere, malgrado le coercizioni e i terribili rischi.
A tale domanda risponde in maniera semplice: i non partecipanti, chiamati irresponsabili dalla maggioranza, sono gli unici che osano essere "giudicati da loro stessi"; e sono capaci di farlo non perché posseggano un miglior sistema di valori o perché i vecchi standard di "giusto e sbagliato" siano fermamente radicati nella loro mente e nella loro coscienza, ma perché essi si domandano fino a che punto essi sarebbero capaci di vivere in pace con loro stessi dopo aver commesso certe azioni.

 Questa capacità non necessita di una elevata intelligenza ma semplicemente dell'abitudine a vivere insieme, e in particolare con se stessi,  occupati in un dialogo silenzioso tra io e io, che da Socrate in poi è stato chiamato "pensare". 
L'incapacità di pensare non è stupidità: può essere presente nelle persone più intelligenti e la malvagità non è la sua causa, ma è necessaria per causare grande male. 
Dunque l'uso del pensiero previene il male. La capacità di pensare ha  la potenzialità di mettere l'uomo di fronte ad un quadro bianco senza bene o male, senza giusto o sbagliato, ma semplicemente attivando in lui la condizione per stabilire un dialogo con se stesso e permettendogli dunque di elaborare un giudizio circa tali eventi.

lunedì 26 gennaio 2015

Controcorrente




Meno parli e meno sbagli





Così diceva un antico detto siciliano, per la verità un po' mafiosetto. Dovrebbero farne tesoro i commentatori di oggi che si occupano della vittoria di Tsipras, affannandosi a  metterci il cappello sopra. 

Parte alla grande la Serracchiani, che ultimamente somiglia sempre di più al Capezzone della prima ora, nei modi e nei contenuti: "Tsipras consolidi il lavoro di Renzi nella UE", come se qualcuno si fosse accorto dell'Italia nel semestre di presidenza.
Segue a ruota Matteo secondo, che ruba le parole a Madame Facho: "Uno schiaffone all'Europa dell'euro", come se Tsipras non avesse ripetuto mille volte che ad uscire dall'euro non ci pensa nemmeno.
Prende poi la  palla, Carla Ruocco, ex anonima pentastellata, cooptata nel comitato grillino di salute pubblica (il direttorio): "La vittoria di Tsipras mette sicuramente in crisi queste politiche liberiste europee. La strada per quello che riguarda l'Europa è quella indicata dal Movimento 5 Stelle e le elezioni in Grecia ne sono un'ulteriore conferma. La nostra visione euroscettica continuerà ad affermarsi ovunque", praticamente tratteggiando un'inedito Tsipras grillino. Ma lo sa questa con chi si è alleato il M5S in Europa?

Pontifica poi l'orfano Fitto, in cerca di spazi vitali riesumando uno stile democristiano doc:  "Comunque la si pensi sulle risposte politiche ed economiche di Alexis Tsipras, del quale non sono certamente un sostenitore, non vi è comunque alcun dubbio sul fatto che le domande che vengono dal voto greco siano il frutto e la conseguenza prevedibile di anni di cieco rigore europeo, oltre che di errori della politica greca." 

Realistico e pragmatico il leader della FIOM, altrimenti invocato come lo Tsipras italiano: "Finalmente, con un voto popolare e libero, si dimostra che le politiche di austerity della Troika non hanno il consenso delle persone. Questo non può non riaprire una discussione non sull'uscita dall'euro ma sulla costruzione di un'Europa fondata sull'uguaglianza e la giustizia sociale, cioè sui bisogni e le condizioni reali delle persone".

Più aereo e poetico ma purtroppo ancora molto velleitario, per avere l'auspicato seguito delle masse, Nichi Vendola: " Voglio che sappiate che la mia mente e il mio cuore sono lì e battono con voi nell'attesa e nella fiducia. Ma sono le menti e i cuori di tutti quelli qui oggi a Milano che provano questo sentimento e questa passione". .  Ottimo auspicio, cerchiamo adesso l'altro 33 per cento di cuori e di voti e soprattutto di non perdere ulteriori pezzi, come dopo le europee...




domenica 25 gennaio 2015

La musica Klezmer






Una piccola chicca come introduzione all'incontro di  venerdì 30 gennaio a Rubano con Samuel Artale von Belskoj Levy. 
Grazie a Giovanna Lovo  (alla chitarra) e a Katalin Gajdos (al flauto traverso) risuoneranno le note delle antiche musiche Klezmer. Ecco alcuni esempi per iniziare a farci l'orecchio.

Bulgar  from Odessa

                Moni Ovadia canta Dona Dona*






                Il Klezmer in salsa spagnola**




* Il testo di Dona Dona (il capretto)
Un capretto su un carretto va al macello del giovedì 
non s´è ancora rassegnato a finire proprio così 
chiede ad una rondine -Salvami se puoi- 
lei lo guarda un attimo fa un bel giro in cielo e poi risponde 
-Siete tutti nati apposta io non c´entro credi a me 
c´è chi paga in ogni festa 
questa volta tocca a te.- 

Un bambino su un vagone va al macello del giovedì 
non s´è ancora rassegnato a morire proprio così 
chiede ad un soldato salvami se puoi 
e lui con la mano lo rimette in fila e poi risponde 
-Siete in tanti sulla terra io non c´entro credi a me 
c´è chi paga in ogni guerra 
e questa volta tocca a te.- 

Ora dormi caro figlio sta tranquillo che resto qui 
non è detto che la storia debba sempre finire così 
il mio bel capretto è nato in libertà 
finché sono in vita mai nessuno lo toccherà 
la storia te l´ho raccontata apposta perché un giorno pure tu 
dovrai fare l´impossibile perchè non succeda più. 
Siamo madri e siamo figli tutti nati in libertà 
ma saremo i responsabili se uno solo pagherà. 

Ora dormi.



** La BGKO è un collettivo multietnico che fonde canzoni tradizionali catalane con ritmi orientali, swing gipsy con sonorità est europee, canzoni rivoluzionarie cubane con musica balcanica e musica klezmer della scena popolare mediterranea, il tutto senza snaturare la tradizione ma anzi rispettando e mantenendone lo spirito.

Per chi vuole approfondire la musica ebraica:  sefardita e klezmer

sabato 24 gennaio 2015

Controcorrente


Sono un buonista





Sì, lo confesso, buonista senza vergogna, senza se e e senza ma, in servizio permanente effettivo: quando ci sarà il primo "buonista pride" ci andrò con la bandiera della pace, che non ho mai indossato sinora e con la Costituzione in mano.
Sono un buonista perchè la favola "immigrazione uguale terrorismo" su di me non fa presa, neanche superficiale; perchè aiuto i Rom e dò lavoro ai Sinti, anche se so che molti rubano, ma non confondo causa con effetto. Sono un buonista perchè per me un delinquente è un delinquente e non un rom o un marocchino o un mau mau (ieri ho sentito anche questa, che mi sembrava scomparsa dagli anni sessanta!).
Sono un buonista, perchè istintivamente colgo le simmetrie intrinseche, la proprietà invariante, vedo quello che unisce e non le differenze; perchè so che il mio codice genetico può essere molto più diverso da quello del mio vicino di casa che da quello di un africano.
 Sono buonista perchè penso che l'unico modo di vivere degnamente per un africano è quello di vivere africano e non vorrei vederli qui, ma se sono qui devono esserci degnamente.
 Sono buonista perchè non me ne frega niente delle religioni e soprattutto di quelle che mettono a ferro e a fuoco il mondo, in nome del loro dio o del sovrano o del potente che se ne serve. 
E non mi piace nemmeno il manrovescio del papa, quando gli toccano la madre...
Sono buonista, ma mi colgono i peggiori istinti quando sento gli ex-compagni piegare la logica, la testa, i sentimenti e i comportamenti al nuovo che avanza, quando cedono al logoro buon senso comune, che in Italia scivola facilmente nel fascismo.
Ma sono anche un pò realista: schedatemi pure in aeroporto, tracciate i miei spostamenti, non ho nulla da temere: il nostro dio  non è la privacy. 
Sono buonista, quindi, ma anche realista e un pò di sinistra, una specie da proteggere... 

venerdì 23 gennaio 2015

Controcorrente



Madame Le Pen ha già perso: 
la Francia non dimentica




Chiunque conoscesse almeno un pò l'animo dei francesi e in particolare il loro animo "repubblicano", avrebbe potuto facilmente prevedere che l'assenza di madame Le Pen dalla manifestazione nazionale contro il terrorismo le sarebbe costata cara.  E così é avvenuto.

In Francia puoi liberamente parlare male del papa, di Maometto, di Gesù, di Sarkozy, di Mitterrand, del presidente in motorino, un pò meno puoi parlare male di De Gaulle, ma sicuramente quando la Repubblica è in pericolo tutti devono essere uniti: non esiste destra, nè sinistra, nè religione, nè razza, nè diversità di origini geografiche. 
Madame Le Pen, in un delirio di onnipotenza, gonfiato dall'appoggio elettorale del 25% del 40% della popolazione che è andata a votare, o forse mal consigliata, non si è presentata, insistendo su slogan razzisti e xenofobi, in una nazione che dell'assimilazione (quindi della convivenza da punto di vista di superiorità) ha fatto la sua bandiera. Papà Le Pen non le aveva spiegato bene la differenza tra nazione e Repubblica, ovviamente.
Tornerà nelle fogne minoritarie da dove era uscita, sospinta dalle paure e dall'ignoranza delle gente, che non conoscono latitudini. Tornerà dove anche lei sarà tollerata con magnanimo senso della laicità repubblicana.
Molto diversamente, il suo epigono in verde, allo stop intimato dalla sentenza della Corte Costituzionale, di cui ancora non si conoscono le motivazioni, ha dichiarato: L'Italia è un paese che fa schifo! E con questa coraggiosa affermazione si è guadagnato il plauso anche di qualche smemorato di sinistra come lui altrettanto ignorante.
   

giovedì 22 gennaio 2015

Guerra e pace, iniziative a Rubano

Due grandi occasioni di approfondimento a Rubano. Seguono il 30 gennaio e il 6 febbraio gli  incontri per la giornata della Memoria e il giorno del Ricordo.



mercoledì 21 gennaio 2015

Appello dell'ANPI

Riforme: era (ed è)  una questione democratica.





Appello dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) ai parlamentari, ai partiti,  alle cittadine e ai cittadini.

1. Il 29 aprile 2014 l’ANPI Nazionale promosse una manifestazione al teatro Eliseo di Roma col titolo “Una questione democratica”, riferendosi al progetto di riforma del Senato ed alla legge elettorale da poco approvata dalla Camera.
Da allora, molta acqua è passata sotto i ponti; ma adesso che si vorrebbe arrivare ad un ipotetico “ultimo atto” (l’approvazione da parte del Senato della legge elettorale in una versione modificata rispetto al testo precedente, ma senza eliminare i difetti e le criticità; e l’approvazione, in seconda lettura, alla Camera della riforma del Senato approvata l’8 agosto scorso, senza avere eliminato i problemi di fondo) è necessario ribadire con forza che se passeranno i provvedimenti in questione (pur non in via definitiva) si realizzerà un vero e proprio strappo nel nostro sistema democratico.
 2. Non è più tempo di inascoltate argomentazioni e bisogna fermarsi all’essenziale, prima che sia troppo tardi.
Una legge elettorale che consente di formare una Camera (la più importante sul piano politico, nelle intenzioni dei sostenitori della riforma  costituzionale) con quasi i due terzi di “nominati”, non restituisce la parola ai cittadini, né garantisce la rappresentanza piena cui hanno diritto per norme costituzionali. Una legge elettorale, oltretutto, che dovrebbe contenere un differimento dell’entrata in vigore a circa un anno, contrariamente a qualunque regola o principio (le leggi elettorali si fanno per l’eventualità che ci siano elezioni e non dovrebbero essere soggette ad accordi particolari, al di là di ogni interesse collettivo).

martedì 20 gennaio 2015

Storia e Vita torna a Mestrino - Giornata della Memoria 2015

Pubblicata sul blog dell'associazione Storia e Vita l'ultima iniziativa per Mestrino: 
La giornata della Memoria con Enrico Vanzini e Roberto Brumat.
Il blog dell'Associazione storia e Vita può essere agevolmente raggiunto dai link esistenti in questa pagina. Nel blog dell'Associazione si possono trovare ulteriori notizie sui personaggi invitati e sintetiche note storiche sugli eventi raccontati.


La circolare Donazzan



L' errore metodologico,
che ho commesso anch'io










I segnali non verbali che riceviamo di solito dai nostri interlocutori sono mediati dal retroterra culturale; alcune caratteristiche vengono riconosciute come generalizzabili e sono tramandate dai detti popolari: "torinesi falsi e cortesi", genovesi avari, sardi testardi, ma leali, calabresi, testardi e basta; stereotipi, ma non solo.
Ancora più profondo il solco con culture non italiane anche se a noi vicine: avete mai provato a parlare male della REPUBBLICA ad un amico francese; non capirebbe così come non capisce l'accanimento di noi italiani contro noi stessi e le nostre istituzioni. 
Se poi ci si rivolge a culture lontane, il rischio è ancora più grave.
Devo ammettere che a me è successo, molto di recente, durante il mio corso d'italiano ai rifugiati maliani. Piccolo esempio su cui dovrebbero riflettere tutti coloro che avessero pensato di applicare in classe la direttiva Donazzan: se succede il disastro quando c'è la buona fede, come è capitato a me, figuriamoci quando ci sono intenti prevaricatori o provocatori. 
In breve, il mio gruppo di alunni è costituito da giovani uomini maliani, musulmani praticanti, proprio quelli che in un altro contesto si potrebbero definire uomini pii, ragazzi all'antica, legati alla famiglia e alle tradizioni. Per la verità alcuni di loro mi avevano già fatto un pò sorridere quando avevano saltato alcune lezioni, per recuperare qualche giorno di Ramadan perso a causa di una malattia. Ma, mi sono detto, capiranno da soli come funziona qua, quando inizieranno a lavorare.
I fatti di Parigi evidentemente li hanno conosciuti subito, praticamente prima di me, perchè stanno sempre attaccati ai loro aggeggi supertecnologici (mi hanno spiegato che per parlare con le famiglie, che sono in Africa, è più semplice usare il voipe o qualche altra diavoleria del genere, piuttosto del telefono).
Allora, conoscendo la loro natura sanamente religiosa e pacifica (spessissimo mi raccontano di festeggiare insieme ai cristiani tutte le feste possibili degli uni e degli altri)  ho la "geniale" idea di presentarmi con il testo di un articolo di giornale che esalta l'eroismo di Lassana Bithili, il maliano, commesso del mercato Kocher, considerato un eroe per aver salvato una decina di clienti dalla furia omicida dei terroristi.
Il mio calcolo era semplice, ma purtroppo si è rivelato semplicistico: analizziamo un testo di italiano, c'è una motivazione forte (la cronaca) e c'è l'identificazione con il musulmano buono.
Niente di tutto questo; alla sola vista del titolo dell'articolo, parte il primo  esagitato, a cui la paranoia non aveva fatto capire nulla: "Il est francais, pas malien!!", grida pensando che volessi parlare di Coulibali, il maliano "cattivo".
Chiarisco l'equivoco, ma il clima non migliora affatto: "mais il n'y a pas de cours aujourd'hui?".
Non c'è stato verso, ansia, anzi agitazione palpabile: il discorso per loro era impossibile da affrontare! Inevitabilmente si sono sentiti sotto esame o sottoposti a un test per verificare se loro sono i "buoni" oppure  i "cattivi". Non possono concepire metodi diversi da quelli polizieschi e spionistici che sono abituati a subire nel proprio paese. 
Ho ripreso quindi la lezione sui pronomi personali, cosa che ha calmato le acque.
Sindrome da culturalizzazione, si chiama, gentile assessore Donazzan: un materiale da maneggiare con cura, per non vederselo esplodere tra le mani.
Con i ragazzi immigrati di seconda generazione il problema è ancora più grave, perchè loro si sentono lacerati tra il rispetto della cultura dei padri, che non devono vivere come una reliquia, e i nuovi codici di comportamento e di comunicazione appresi  qui in Italia, che aprono loro tutto un nuovo mondo di relazioni,  di amicizie, in una parola, il mondo futuro.
Figuriamoci: li facciamo riflettere sul fatto che i loro padri e fratelli maggiori potrebbero essere dei terroristi, mentre loro che si adeguano al 100% sono buoni?


lunedì 19 gennaio 2015

L'anello mancante: Verona - Padova



ALTA VELOCITA'  o ALTA CAPACITA':
le motivazioni contrarie


Sullo stesso argomento:
La TAV a Mestrino
Le osservazioni del Comune di Rubano


Quando qualche anno fa fu richiesto per la prima volta ai comuni del padovano di fornire le proprie osservazioni al progetto preliminare della TAV Verona - Padova, sorsero, com'era prevedibile, movimenti spontanei di rifiuto: un prezzo nobile che la democrazia e  la libertà d'informazione devono pagare.
Oggi presento alcuni interessanti documenti prodotti dal comitato no-TAV di Rubano, frutto non di esagitati contestatori, ma di riflessivi protagonisti democratici.
Il nodo posto allora resta ancora valido: la TAV,
nel frattempo derubricata ad ALTA CAPACITA', servirà veramente a liberare la linea tradizionale per lo sviluppo del pendolarismo? servirà veramente a veicolare su rotaia una parte consistente del traffico attualmente su gomma? Solo una risposta certa e positiva a queste due semplici domande potrebbe giustificare gli alti costi previsti. In effetti sulla tratta Padova-Venezia, già completata i primi effetti iniziano a vedersi. Ma vediamo cosa scrivevano nel 2008 i no TAV della porta accanto: 




sabato 17 gennaio 2015

Commissione straordinaria a Mestrino


Manovr(in)e di palazzo?




E' soltanto di qualche ora fa la notizia che il presidente del Consiglio comunale, reduce da un turbolento incontro pubblico sull'ampliamento del depuratore di Grisignano, e probabilmente preoccupato dall'aria che da quelle parti tirava, ha chiesto al Sindaco la costituzione di una commissione consiliare temporanea per approfondire la tematica depuratore e presentare le eventuali osservazioni.
Marco Agostini è lo stesso rappresentante della maggioranza che ad inizio mandato ha fortemente premuto per ottenere la carica che attualmente ricopre, a scapito di un altro prestigioso membro della stessa lista, di li a poco dignitosamente dimessosi. C'è da dire che nel primo periodo di mandato ha interpretato con molta dedizione i poteri della sua carica, soprattutto per sedare i bollenti spiriti democratici del novizio Pinton.
Adesso è lui ad avere  un sussulto di volontà democratica, ma al momento di pubblicare questo post non è ancora chiaro se il sussulto sia sincero o strumentale, se miri al bene comune o a cavalcare la tigre, se miri ad evitare a Mestrino i guai che sta attraversando il sindaco di Veggiano, se l'accordo con il sindaco Pedron e l'assessore ci sia veramente, come dichiarato, o se si tratti di una forma di pressione. Fatto sta che il presidente più correttamente avrebbe dovuto chiedere al sindaco di mettere l'argomento all'odg del prossimo consiglio, essendo il consiglio l'organo deputato alla costituzione delle commissioni. 
Resta da capire, infine, perchè una tale procedura non sia stata adottata anche per la risposta da dare alla Regione in merito alla TAV: forse semplicemente perchè in quella materia non c'era abbastanza trippa per gatti.. 
Chiedo scusa ai lettori e ai diretti interessati, ma l'ora e una febbre a 39 mi saranno di parziale giustificazione per la piccola (sempre assai piccola rispetto a quanto  necessario nel gioco democratico), quantità di dubbi che ho avanzato sopra.  


giovedì 15 gennaio 2015

La questione nigeriana




Cosa accade realmente in Nigeria





Oggi un'eccezione al nuovo indirizzo di pubblicare solo articoli scritti espressamente per il blog. Ma la questione nigeriana e l'analisi che qui si presenta oggi sono troppo importanti per un semplice link su FB. 
Ospitiamo, quindi, le parole di padre Giulio Albanese, giornalista e missionario comboniano, profondo conoscitore della realtà africana.

«Attenti a non lasciarsi travolgere dall’emozione per i fatti di Parigi. La situazione in Nigeria e i massacri di Boko Haram in Nigeria hanno ragioni ben più complesse della semplice diffusione del fondamentalismo islamico». Padre Giulio
Le ragazze rapite
Albanese, comboniano, uno dei massimi esperti di questioni africane, mette in guardia dal considerare ogni avvenimento come frutto di una Jihad globale contro gli interessi occidentali e spiega: “L’obiettivo di Boko Haram è quello di destabilizzare l’intera nazione, strumentalizzando la religione a fini eversivi”.
- Si parla migliaia di morti, ma le fonti sono affidabili?
«Si è combattuto per una settimana. Sicuramente i morti sono tanti. Ma la responsabilità dei massacri è ancora una volta dell’esercito nigeriano, che si è ritirato di fronte alle milizie di Boko Haram, con grande ordine e soprattutto lasciando nelle mani dei guerriglieri tutto il loro arsenale. Non è la prima volta che accade e quindi qualche sospetto su una regia diversa può farsi avanti».

- Quale?
Il regno del terrore
«C’è un coinvolgimento sicuramente del salafismo saudita e c’è il tentativo di Boko Haram di accreditarsi come una sorta di partnership al Califfato dell’Isis, ma ci sono anche complicità interne alla Nigeria sia nelle forze armate sia nel Parlamento federale».

- Il petrolio sul quale galleggia la Nigeria che ruolo ha?
«Fondamentale insieme alla frammentazione della società nigeriana che conta oltre 250 gruppi etnici, per cui nel tempo si sono formate oligarchie in forte competizione. E quando lo 0,7 per cento della popolazione detiene il 75 per cento della ricchezza nazionale il terreno è fertile per ogni genere di fondamentalismo e la religione diventa uno strumento di guerra».

- Ma Boko Haram vuole imporre la Sharia a tutti e chi non ci sta viene rapito o ucciso.
«In realtà la sharia è stata introdotta nel 2000 nella Nigeria settentrionale dall’allora
presidente Obasanjo, cristiano, e tutti avevano indicato la scelta come una debolezza che minava la coesione nazionale. Nel 2010 il nuovo presidente Goodluck Jonathan ha lasciato fare e si è occupato solo del proprio portafoglio che in Nigeria vuol dire sottrarre denaro alle rendite petrolifere. La stessa cosa hanno fatto altri. Le religioni non c’entrano, perché l’unico interesse è mettere le mani sulle rendite petrolifere».
- Chi sta facendo i maggiori affari?
«Rispondo con una domanda: perché l’esercito nigeriano non combatte e lascia armi e bagagli ai gruppi del terrore? Forse perché si sta arrivando ad una spartizione del Paese che accontenta tutti e cioè i finanziatori dei guerriglieri fondamentalisti al nord e l’oligarchia del presidente a sud. Jonathan è il più ricco capo di Stato del mondo. Poche settimane fa ai 2500 invitati al matrimonio del figlio ha fatto trovare come bomboniera di nozze un IPhon in oro zecchino. La Nigeria è potenzialmente uno dei più ricchi stati del mondo, maggior produttore africano di petrolio, ma la distribuzione delle ricchezza non esiste. In questo contesto è facile armare gruppi di disperati per i propri interessi. Chi sta facendo gli affari migliori è la Cina. Perché Boko Haram non ha mai toccato interessi cinesi i Nigeria?».

- E il Califfato che dicono di voler costruire?
«E’ il modo di mettere paura agli interessi occidentali in Africa, soprattutto per sbaragliare quelli francesi. Parigi ha mantenuto rapporti post-coloniali in tutta l’area dell’Africa occidentale e l’impegno militare in Mali è stato il segnale che non vuole mollare. Ma quegli interessi si scontrano con altri che nascono da geopolitiche nuove, governate e dirette da Pechino. L’instabilità serve a mascherare la nascita di nuovi equilibri. Naturalmente sulla pelle della povera gente, che paga comunque le conseguenze».
Fonte: Famiglia Cristiana

mercoledì 14 gennaio 2015

Alta velocità, Verona Padova




Le osservazioni del Comune di Rubano




segue da: L'alta velocità a Mestrino

Siamo in grado di pubblicare, perchè già presente all'albo pretorio,  la delibera di Giunta del Comune di Rubano, che recepisce le indicazioni concordate con i comuni vicini già nel 2003, quando c'era un colloquio interistituzionale, e già pubblicate ieri su questo blog. 
Adesso Rubano aggiunge ulteriori richieste e proposte utili ai suoi cittadini, come ad esempio la stazione a Villaguattera e la ridefinizione dei criteri e delle valutazioni negli espropri. 
Da rilevare che quanto riportato sotto è il frutto del lavoro della commissione 2, che ha deliberato all'unanimità, tutte le opposizioni incluse. Un altro pianeta!!!










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