Il programma mancato di un ministro non voluto
Nel febbraio del 2014, il giudice Nicola Gratteri viene interpellato dal neo presidente Renzi per la carica di ministro della Giustizia. Ma, dal Quirinale Gratteri, entrato Ministro in pectore, esce semplice e disatteso consulente, come poi si vedrà.
Sul numero 75 di MicrOmega il giudice espone le proposte che ha fatto a suo tempo al presidente Renzi, come condizione per l'accettazione della carica di ministro e soprattutto per incidere seriamente sull'organizzazione e sull'efficienza della giustizia in Italia.
Inutile constatare in questi giorni neri della vita nazionale, come le misure proposte a suo tempo da Gratteri stridano fortemente con le scorciatoie che si stanno attuando attualmente a proposito di depenalizzazione dei reati: misure che faranno la gioia non solo dei delinquenti, ma anche degli sciacalli e degli omini verdi che così possono continuare a gridare contro Rom e rifugiati, la cui gestione, a Roma, ha arricchito la greppia dei loro sodali.
Inutile constatare in questi giorni neri della vita nazionale, come le misure proposte a suo tempo da Gratteri stridano fortemente con le scorciatoie che si stanno attuando attualmente a proposito di depenalizzazione dei reati: misure che faranno la gioia non solo dei delinquenti, ma anche degli sciacalli e degli omini verdi che così possono continuare a gridare contro Rom e rifugiati, la cui gestione, a Roma, ha arricchito la greppia dei loro sodali.
Di seguito una breve sintesi del pensiero di Gratteri.
Chi è Nicola Gratteri.
Informatizzazione e razionalizzazione dei costi.
Un primo risparmio di risorse ma soprattutto di tempo si potrebbe realizzare con l'informatizzazione, a cominciare dalle notifiche: "devono" essere fatte per posta elettronica certificata, non semplicemente "possono" come accade oggi. Gratteri calcola, e non c'è motivo di non credergli, che evitare di mandare la polizia, in funzione di messo giudiziario, in giro per l'Italia (soprattutto nei grandi processi, dove ci sono numerosissimi imputati detenuti), farebbe accorciare i tempi di almeno un terzo.
Certo questo implicherebbe la diffusione generalizzata della posta certificata, ma non abbiamo un governo 2.0?
Il secondo risparmio sarebbe l'uso diffuso della video conferenza per gli interrogatori; il terzo la riorganizzazione e la razionalizzazione delle risorse ministeriali: non più tagli lineari che azzoppano certe procure e lasciano sovradimensionate altre meno operative.
Intervista a Gratteri
Lotta alla mafia.
Gratteri indica una strada molto semplice: l'innalzamento della pena per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, che attualmente è di 5 anni, parificandolo a quello di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti (20-30 anni).
Le intercettazioni della banda della Magliana 2.0, rese note in questi giorni, ci dicono chiaramente che la corruzione e l'associazione a delinquere, anche se esercitata sulle spalle dei rom e dei rifugiati rendono di più della droga.
L'altro punto dolente della legislazione italiana riguarda il voto di scambio: con la recente approvazione dell'art. 416 ter del codice penale, il politico, guarda caso, viene colpito meno del mafioso che gli offre favori.
E in ultimo, una nuova codificazione del reato di minacce per corrompere: il mafioso non minaccia a mano armata, bensì allude, sorride, chiacchiera a telefono, "unge" abbondantemente (sempre come rivelano le ultime intercettazioni romane): bisogna, a detta di Gratteri, trovare una nuova qualificazione normativa di questo reato, per prevenire le imbarazzanti assoluzioni in Cassazione.
Il sistema carcerario.
Segue
Informatizzazione e razionalizzazione dei costi.
Un primo risparmio di risorse ma soprattutto di tempo si potrebbe realizzare con l'informatizzazione, a cominciare dalle notifiche: "devono" essere fatte per posta elettronica certificata, non semplicemente "possono" come accade oggi. Gratteri calcola, e non c'è motivo di non credergli, che evitare di mandare la polizia, in funzione di messo giudiziario, in giro per l'Italia (soprattutto nei grandi processi, dove ci sono numerosissimi imputati detenuti), farebbe accorciare i tempi di almeno un terzo.
Certo questo implicherebbe la diffusione generalizzata della posta certificata, ma non abbiamo un governo 2.0?
Il secondo risparmio sarebbe l'uso diffuso della video conferenza per gli interrogatori; il terzo la riorganizzazione e la razionalizzazione delle risorse ministeriali: non più tagli lineari che azzoppano certe procure e lasciano sovradimensionate altre meno operative.
Lotta alla mafia.
Gratteri indica una strada molto semplice: l'innalzamento della pena per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, che attualmente è di 5 anni, parificandolo a quello di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti (20-30 anni).
Le intercettazioni della banda della Magliana 2.0, rese note in questi giorni, ci dicono chiaramente che la corruzione e l'associazione a delinquere, anche se esercitata sulle spalle dei rom e dei rifugiati rendono di più della droga.
L'altro punto dolente della legislazione italiana riguarda il voto di scambio: con la recente approvazione dell'art. 416 ter del codice penale, il politico, guarda caso, viene colpito meno del mafioso che gli offre favori.
E in ultimo, una nuova codificazione del reato di minacce per corrompere: il mafioso non minaccia a mano armata, bensì allude, sorride, chiacchiera a telefono, "unge" abbondantemente (sempre come rivelano le ultime intercettazioni romane): bisogna, a detta di Gratteri, trovare una nuova qualificazione normativa di questo reato, per prevenire le imbarazzanti assoluzioni in Cassazione.
Il sistema carcerario.
- Costruzione di nuove carceri, dove la riabilitazione sia reale e non solo una enunciazione di principio.
- Accordi bilaterali con Albania e Romania per far scontare la pena nei paesi d'origine.
- Far uscire dalle carceri migliaia di tossicodipendenti, macchiatisi di piccoli reati, in funzione della loro condizione.
- Eliminazioni dei mini carceri, dove c'è un direttore, un ufficio matricola, un ufficio ragioneria e uno per gli automezzi. E' stato fatto, anzi detto e fatto, per le miniscuole, perchè non per le carceri?
- Riprendere il tema della rieducazione e del reinserimento attraverso il lavoro obbligatorio, inteso come terapia. Moltissimi detenuti, di piccolo e medio calibro, attraverso questa via potrebbero veramente riabilitarsi.
- E per finire: la sospensione della pena sino a tre anni e la non menzione, soprattutto per i pubblici amministratori corrotti, a cosa serve? solo a spendere soldi nelle aule giudiziarie. Perchè in alternativa al carcere, non pensare ad un sistema di lavori socialmente (e realmente utili) come scelta di tipo rieducativo e terapeutico e soprattutto come reale deterrente per i colletti bianchi? Certo non nella casa di riposo per anziani....
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