La linea retta
Qualche
giorno fa l'ineffabile (impareggiabile) sottosegretario Faraone, con la flemmatica cantilena
palermitana che gli è propria, durante un'intervista radiofonica, ha replicato ad alcuni docenti
inferociti sostenendo che "loro" i problemi della scuola li hanno
ereditati da altri e che hanno dovuto mettere fine ad una lunghissima epoca di
caos normativo, tirando una "linea retta".
Già! una linea retta, come quelle tracciate in Africa e nel Medio oriente
durante e dopo il colonialismo: non ne è venuto niente di buono per l'umanità.
Ugualmente niente di buono per la scuola italiana sortirà
dalle linee rette faraoniche e renziane, che con il consueto paravento del "fare
qualcosa è meglio di non fare nulla" sotterreranno definitivamente i già malmessi ruderi dell'istituzione
scolastica.
Noi
e gli altri, noi e "loro", i rottamatori e i conservatori, i moderni e quelli che resistono
alle novità: il medesimo ritornello che sta partendo in questi giorni a proposito della riforma costituzionale. "Abbiamo messo in ruolo 100.000 precari", "abbiamo eliminato il senato": il trucco c'è e si vede...
Nella scuola nulla è semplice; è vero che si tratta di un mastodonte resistente nel suo
complesso al cambiamento, all'innovazione e alla meritocrazia, ma è altrettanto
vero che muoversi al suo interno, o al di sopra di essa, come un
elefante tra i bicchieri di cristallo, non farà altro che creare macerie su
macerie, sempre meno ricomponibili.
Prima
la 107, poi il concorsone: due micidiali ordigni nucleari.
La 107, volgarmente detta la “buona scuola”, ha mancato i suoi obbiettivi clamorosamente, tranne quello di
immettere in ruolo indiscriminatamente più di centomila docenti. Benissimo! la
maggior parte di essi aveva diritto, perché in possesso formalmente di
tutti i requisiti e degli anni di insegnamento da precario, condananti dalla Corte europea: cani e gatti senza alcun
filtro di natura professionale.
Ma c'è di peggio: a parte i primi immessi in ruolo, quelli assunti
successivamente per il "potenziamento" e pescati dal fondo di
graduatorie vecchie di anni, spesso sono privi di esperienza, già orientati ad
un altro lavoro, avanti negli anni e gettati nella scuola del tutto a caso,
molto spesso a non far nulla. Un solo esempio tra i mille possibili: in un istituto tecnico (linguistico, biologico e scientifico) sono stati inviati per il
potenziamento 5 (cinque!) insegnanti di storia dell'arte!
A chi giova, se non a
chi potrà immeritatamente vantarsi di avere creato posti di lavoro, che in
realtà esistevano già, e di averne inventati di nuovi per risolvere una piaga (quella del precariato) che invece resterà purulenta?
Le "frottolose” dichiarazioni di aver eliminato il precariato si scontrano, infatti, con i dati di realtà: le scuole devono continuare a chiamare i supplenti per restare aperte
durante le epidemie influenzali. L'organico d'istituto, il potenziamento, gli insegnanti in più possono servire ad attenuare il ricorso alle supplenze solo nella primaria: negli altri livelli di scuola anche i muri sapevano in partenza che non sarebbe stata questa la soluzione.
E in questi giorni arriva infine il
concorsone con la sfacciata ambizione, ovviamente solo parolaia, di rimettere
al centro i giovani e il merito, l’innovazione e l’aria fresca.
Ma i primi
concorrenti per lettere, trovandosi, in due ore e mezza, a dover produrre 6 unità didattiche e a
rispondere a due test in inglese (chissà perché non tedesco, francese o
spagnolo o cinese), di aria fritta ne devono aver prodotto
proprio tanta. Anche perché in questo tempo ristrettissimo si doveva spaziare, creando unità didattiche o di apprendimento, da Petrarca a Montale, a Gozzano, sfiorando l’attualità dell’immigrazione, la
demografia e tenendo conto della presenza dei BES (bisogni educativi speciali).
Belle domande: ognuna avrebbe meritato una riflessione di almeno una giornata e un'ampia ricerca di materiali!
E allora?
Senza dire che
l’enorme macchina messa in piedi in pochi mesi (per simulare
un’efficienza che è solo pasticcioneria) ha creato più ingiustizie di quelle
che si proponeva di sanare, quindi più ricorrenti
che concorrenti. Esclusi i laureati nell'anno sbagliato che non hanno potuto abilitarsi, esclusi i docenti di ruolo, che avrebbero voluto cambiare insegnamento e regione, alla faccia della mobilità professionale e geografica, che avrebbe potuto anch'essa ridare vigore ad una scuola imbalsamata nelle cattive abitudini e nel solito trantran. Candidati raggruppati per età e non in ordine alfabetico, commissioni non ancora formate, assenza di griglie di valutazione, prove strutturate in contraddizione con le indicazioni programmatiche (niente conoscenze specialistiche, solo competenze didattiche).
Viene spontaneo il dubbio che la camaleontica burocrazia
ministeriale abbia voluto boicottare il concorso dall'interno e stando alle notizie di questi giorni c’è riuscita benissimo.
Ultim'ora: alla prova scritta di storia dell'arte, niente unità didattiche da preparare, sviluppare semplicemente gli argomenti, scegliendo liberamente tra secondaria di primo o di secondo grado. Il maligno burocrate ha colpito ancora...
Ultim'ora: alla prova scritta di storia dell'arte, niente unità didattiche da preparare, sviluppare semplicemente gli argomenti, scegliendo liberamente tra secondaria di primo o di secondo grado. Il maligno burocrate ha colpito ancora...
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