lunedì 30 novembre 2015

Rozzano: cancellato il Natale



Tutta un'altra storia







Si prende una notizia completamente falsa o contenente solo una parte di verità o addirittura una non notizia, si passa a un solerte "giornalista" che per guadagnarsi i suoi 10 euro di cottimo riesce a farla pubblicare su una gazzetta locale. La natura della non notizia o del falso può essere varia: in periodo natalizio va molto di moda il presepe, all'inizio dell'anno scolastico il crocefisso, in estate la scelta può essere più ampia, come dirò. Poi si scatenano i commentatori, gli eroici tastieristi, che sfogano, stando al sicuro, i propri peggiori istinti e diffamano, le suffragette del web che condividono (se sei d'accordo condividi! è la parola d'ordine mutuata da un esperto pubblicitario...). 
Poi arriva la grande stampa, i soloni dell'informazione, i conduttori da talk-show e, appena il tempo di farsi confezionare la felpa adatta, anche il prode salvini (non è un errore di battitura!)

Conosco bene il meccanismo, per averlo  osservato da vicino diverse volte.
La prima, nel lontano 1986, proprio a inizio carriera. Nell'alta padovana, un solerte postino (figura ricorrente in queste microstorie venete!), adepto della nascente Liga, passa al gazzettiere di turno e al suo onorevole di riferimento (allora unico onorevole) la ghiotta notizia: la professoressa d'italiano vieta di parlare dialetto in classe e anzi multa gli alunni che se ne fanno scappare qualche parola. Che una professoressa d'italiano pretenda che si parli in italiano sembrerebbe ovvio anche ai tonti, ma non a tutti evidentemente. C'era una mezza verità: la prof d'italiano, per fortuna padana purosangue, per convincere i riottosi alunni aveva istituito un discutibile giochetto: chi sbaglia paga pegno e poi si va tutti a prendere un gelato, liberi finalmente di goderselo in dialetto.
Apriti cielo: interrogazione e ispezione del solerte neo parlamentare, fotografi, giornalisti che mi aspettano sotto casa, la RAI di Roma che mi vuole ad un talk-show.
Dal punto di vista scolastico tutto rientrò assai presto: turandomi il naso e con un sorriso di circostanza, strinsi la mano al baffuto Achille e tutto finì lì. Tra l'altro la scuola di tutto poteva essere accusata, tranne che di discriminare la cultura locale: aveva infatti organizzato una mostra sulle tradizioni agricole e prodotto un giornalino, come andava di moda allora. Ma la notiziola di paese ebbe il merito (altri tempi!) di stimolare un ben approfondito dibattito tra giornalisti e studiosi sulla natura del dialetto e sull'opportunità o meno di praticarlo a scuola. Ne scrissero Montanelli, De Mauro, Scalfari e tante altre penne importanti. La notizia fu ripresa anche dai periodici e anche dalla stampa straniera, arrivando sino in Argentina. Alla scuola arrivò la solidarietà di lettori, italiani, da tutto il mondo.     
Chissà come sarebbe andata adesso, ma è facile immaginarlo: i fascio-leghisti si sarebbero impadroniti della notizia e non l'avrebbero più mollata.

La seconda volta in cui mi è capitato di imbattermi nella gogna alimentata ad arte è arcinota ai lettori di questo blog e del Mattino di Padova. Una frase forte, estrapolata da un discorso più ampio, un secondo solerte postino, uno o due gazzettieri locali e il gioco é fatto ancora una volta. Chi vuole può ritrovarla in questo LINK

Rispetto al 1986, qui si trova un elemento nuovo: la capacità pervasiva della rete e il proliferare degli imbecilli del web.
Mi metto ora nei panni del collega Marco Parma di Rozzano, messo alla gogna con l'infamante accusa di avere vietato la festa di natale nella sua scuola.
Gli è dovuta tutta la solidarietà e un piccolo gesto concreto, nel mio piccolo. Pubblico quindi la sua lettera "di dimissioni", per contribuire a ristabilire al più presto la verità, in barba ai soloni dell'informazione, Serra in testa e al blog casaleggese, che, in nome del "teniamoci" cara la destra, si affretta a scaricare un uomo, che, unica colpa, ha quella di essersi candidato con il movimento cinque stelle. segue qui





sabato 28 novembre 2015

Lavorare stanca




Tutti dirigenti: il lavoro secondo Poletti










Il simpatico e pragmatico romagnolo, forse esausto per i pesanti incarichi di governo e travolto dalle cifre sull'occupazione che rendono precario il trionfo del job's act, ogni tanto smarrona, ma forse lancia dei volontari  ballon d'essai, in luogo del suo principale, per vedere l'effetto che fa. 

E di due giorni fa, l'uscita al Job&Orienta di Verona "Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21", dimenticando le condizioni in cui studiano i nostri universitari, i docenti che ritardano la tesi per mancanza di tempo o per puro spirito sadico, il livello comunque superiore di alcune nostre lauree, rispetto all'equivalente di altri paesi, che si configurano come poco più di una maturità liceale nostrana, il flop della professionalizzazione della laurea breve, ecc. 

Del marzo scorso, a margine di un convegno sui fondi europei:
«Un mese di vacanza va bene. Ma non c’è un obbligo di farne tre. Magari uno potrebbe essere passato a fare formazione. Una discussione che va affrontata». «I miei figli d’estate sono sempre andati al magazzino della frutta a spostare le casse ha ricordato -. Sono venuti su normali, non sono speciali», sorvolando sul fatto che i nostri giorni di  vacanza sono pari a quelli degli altri paesi.

Ieri, infine,  alla Luiss: 
"Dovremo immaginare un contratto di lavoro che non abbia come unico riferimento l’ora di lavoro ma la misura dell’apporto dell’opera. L’ora/lavoro è un attrezzo vecchio che non permette l’innovazione". 

Non ho ancora letto le risposte e le critiche che sicuramente stanno arrivando sulla stampa e in rete in queste ore. Solo un commento a caldo.
Condivido in pieno la posizione di Poletti, ma ad una sola condizione: che sia riferita ai dirigenti, ai politici, agli insegnanti, ai liberi professionisti. 

Estenderla a tutto il resto del lavoro, dipendente e autonomo, è pura follia, demagogia un tanto al chilo, liberismo sfruttatore esteso all'intera economia. Come se già non bastassero i piccoli artigiani che girano 18 ore al giorno e si difendono dal fisco con la complicità di tutti, i trasportatori rumeni di Amazon, inquadrati come lavoratori in proprio, i giovani a contratto a tutele "crescenti" che devono fare tre lavori solo per sopravvivere e si potrebbe continuare ancora. Se quella di Poletti è una prospettiva progressista e innovatrice, preferisco l'oscurantismo: l'orologio marcatempo, che salvaguardia la salute dei lavoratori e i diritti conquistati in mezzo secolo di impegno sindacale e politico. Certo se all'orologio si vuole affiancare un altro meccanismo di misurazione del merito, fondato sulla qualità, la motivazione, una diversa organizzazione per lo sviluppo delle risorse umane, il lavoro di squadra e altro, l'effettiva responsabilità dei dirigenti, ben venga tutto ciò, ma qualcuno ci aveva già pensato più di un secolo fa...

martedì 24 novembre 2015

Nuovo asporto rifiuti a Mestrino, mozione di ViviMestrino


Ecco la mozione presentata dal gruppo consiliare di ViviMestrino in merito alla penosa vicenda delle nuove modalità di asporto rifiuti. Non chiediamo la luna, nè facciamo polemiche sopra le righe; semplicemente i cittadini, informati a posteriori,  hanno rilevato, tramite assemblee pubbliche, le reti social e i contatti diretti con noi, alcune pesanti criticità: noi chiediamo che l'amministrazione ricontratti quanto in precedenza determinato alla luce delle osservazioni fatte. Certo il metodo avrebbe dovuto essere l'esatto contrario: prima ti consulto, ti spiego e poi riorganizzo il servizio, ma siamo a Mestrino e di più per i prossimi due anni e mezzo non si può pretendere...  

Articolo correlato: l'ETRA a Mestrino




















Mozione:  Nuove modalità di raccolta dei rifiuti e nuove tariffe
l sottoscritti consiglieri comunali, in base a quanto previsto dall’art. 34 del vigente regolamento per il funzionamento del Consiglio comunale, presentano la seguente mozione.
Considerato che:
·         L’amministrazione comunale, tramite ETRA, ha comunicato ai cittadini nuove modalità di asporto rifiuti, miranti alla razionalizzazione del servizio e ad una migliore differenziazione;
·         L’aspetto riguardante la migliore differenziazione ci vede d’accordo, unitamente a tutti i cittadini che hanno a cuore la qualità dell’ambiente e il contenimento dei costi di smaltimento;
·         I cittadini hanno espresso, nelle diverse assemblee organizzate da ETRA, le loro forti perplessità, sottolineando le criticità del nuovo servizio, come:
  •  L’impossibilità per i condomini di reperire spazi adeguati alla collocazione dei nuovi bidoni.
  • L’impossibilità per gli abitanti di piccoli appartamenti di accumulare rifiuti umidi per il tempo richiesto.
  • Il probabile aggravio dei costi, a fronte di una riduzione del servizio, per coloro che avessero necessità di più frequenti svuotamenti.
Con la presente mozione si impegna l’amministrazione comunale, dopo adeguato dibattito in Consiglio, a:
·         Ricontrattare attivamente con ETRA le nuove modalità accogliendo le obiezioni presentate dai cittadini e sintetizzate in premessa.
·         Valutare per il prossimo futuro modalità di raccolta, diverse dall’attuale porta a porta, che colleghino opportunità di risparmio (attraverso tariffe commisurate agli effettivi svuotamenti) e comodità per gli utenti .

Mestrino, 23 novembre 2015

I consiglieri di ViviMestrino:

Paolo Menallo                  Simone Dalla Libera                       Barbara Bano                    Nicola Gottardo

lunedì 23 novembre 2015

ETRA a Mestrino



I nuovi bidoni. Mozione di ViviMestrino







Ogni gruppo umano costretto a dei cambiamenti, grandi o piccoli, delle proprie abitudini,  oppone resistenza. E' una costante a cui nessuno sfugge, nel bene e nel male. Ma sull'asporto rifiuti diciamola tutta: i mestrinesi  sono un po' abituati male. Riciclano, ma non troppo, come si vede dalla tabella che segue. Abituati al comodo porta a porta e non tutti dotati di spazi abitativi che permettono l'accumulo, vedono le novità di queste settimane con profonda irritazione, con qualche viscosità abitudinaria ma anche con molte ragioni concrete. 
Sicuramente le seguenti sono tutte ragioni concrete e plausibili, che vanno accolte:
  1. L’impossibilità per i condomini di reperire spazi adeguati alla collocazione dei nuovi bidoni.
  2. L’impossibilità per gli abitanti di piccoli appartamenti di accumulare rifiuti umidi per il tempo richiesto.
  3. Il probabile aggravio dei costi, a fronte di una riduzione del servizio, per coloro che avessero necessità di più frequenti svuotamenti.
Il nuovo meccanismo escogitato non premia i più virtuosi, ma penalizza i tanti che per svariati motivi producono più residuo secco o sono costretti a smaltirlo più frequentemente (famiglie con bimbi piccoli, anziani, residenti in abitazioni piccole che non possono accumulare, residenti in condominio). Ciliegina sulla torta: la riduzione dei turni di ritiro dell’umido.
Di queste ragioni il gruppo di ViviMestrino si è fatto interprete, presentando una mozione, che pubblicheremo  domani e che impegna l'amministrazione a ricontrattare con ETRA le nuove modalità, mostrando, questa volta si per una buona causa, la fermezza sprecata quest'estate nell'aderire alla fronda del sindaco padovano contro gli immigrati
Ma se qualcuno vuole capire quello che sta succedendo a Mestrino sull'asporto rifiuti, e il perchè gli amministratori non sono intervenuti attivamente nelle assemblee pubbliche, deve riflettere su una sequenza di date e di fatti.
 31 luglio 2014: la giunta, col voto contrario delle opposizioni, approva l’affidamento della raccolta dei rifiuti sino al 2033 a ETRA in house providing (cioè senza gara). 26 giugno 2015: rinvio dell’approvazione della convenzione per la costituzione del Bacino “Brenta per i rifiuti” previsto da una legge regionale.  Novembre 2015: assemblee per i rifiuti (tranne che ad Arlesega!): tecnici ETRA lasciati in pasto ai cittadini infuriati dagli amministratori locali, presenti ma silenziosi. Cosa è successo tra la prima e l’ultima data? Il cambio di guardia al vertice ETRA: da Svegliado, area centro-destra a Levorato, area centro-sinistra. A pensar male si fa peccato...ma spesso ci si azzecca... 


I comuni ricicloni (fonte Legambiente)

COMUNE DI MESTRINO (PD)


AnnoCategoriaPosizioneAbitantiIndice% RDPC RU
2015
Assoluta
Comuni sopra i 10.000 abitanti Veneto
762
50
11.44357.1872.321.01
2014
Assoluta
Comuni sopra i 10.000 abitanti Veneto
676
52
11.37556.6672.290.96
2013
Assoluta
Comuni sopra 10.000 abitanti Area Nord
655
88
11.30357.1873.020.97
2012
Assoluta
Comuni sopra 10.000 abitanti Area Nord
923
129
11.17248.3869.710.96
2011
Assoluta
Comuni sopra 10.000 abitanti Area Nord
446
76
10.98665.9371.001.01
2010
Assoluta
Comuni sopra 10.000 abitanti Area Nord
624
98
10.80467.6269.391.03

domenica 22 novembre 2015

Controcorrente: l'unico antidoto è il laicismo.





Esiste un Islam moderato? 










Le sacre scritture, di qualsiasi genere, sono notoriamente riferite all'epoca in cui qualcuno si è preso l'onere di scriverle. Di certo vanno contestualizzate. Chi è venuto dopo le ha spesso interpretate come la diretta emanazione della parola di una qualche divinità, diversamente nominata, adattandole alla propria epoca e soprattutto alle proprie esigenze.
 Al loro interno si può trovare di tutto; in genere si tratta di concetti (o verità) espressi in modo ambiguo e altisonante e gli "interpreti"  possono ampiamente spaziare per trovarvi tutto quello che vogliono, tutto e il contrario di tutto.
Prendiamo i due esempi seguenti, il primo tratto dalla Bibbia e il secondo dal Corano, una Sura che tanto viene citata in questi giorni dai musulmani moderati. In entrambi i casi si tratta di  parole che, se date in mano a degli esaltati, guidati da qualcuno che ambisce al potere, al dominio e alla ricchezza, piuttosto che alla benevolenza  di Dio, Allah o Jahvè, possono alimentare e giustificare qualsiasi tipo di violenza. 
Ma senza giungere al parossismo degli integralismi, restando a casa nostra, terra di cristiani per definizione "moderati", ma sede di un ingombrante stato straniero che parla a tutto il mondo, c'è ancora qualcuno che vorrebbe vietare agli altri quello che la sua religione (o talvolta la sua interpretazione della religione) vieta a lui stesso e vorrebbe prescrivere come bene assoluto per tutti quello che la sua religione considera bene assoluto. 
L'unico antidoto all'integralismo, di ogni genere, di ogni livello e di ogni pericolosità, non è la moderazione: è la laicità, che assegna la religione alla sfera privata.
Certamente vedere migliaia di musulmani di tutte le nazionalità scendere in piazza per gridare "not in my name" è confortante; un'iniziativa doverosa, che apre sicuramente a una più serena convivenza e attenua il clamore del fascio-leghismo strisciante.

Ma non basta, così come non basta un papa buono, benevolo, aperto, comprensivo e sorridente per sperare in un futuro dell'umanità affrancato finalmente dai dogmi di ogni tipo e in un futuro dell'Italia, senza i condizionamenti d'oltre Tevere.

La sacra Bibbia: Salmi 20
9 La tua mano raggiungerà ogni tuo nemico, la tua destra raggiungerà chiunque ti odia.
10 Ne farai una fornace ardente, nel giorno in cui ti mostrerai: il Signore li consumerà nella sua ira, li divorerà il fuoco.
11 Sterminerai dalla terra la loro prole, la loro stirpe di mezzo agli uomini.
12 Perché hanno ordito contro di te il male, hanno tramato insidie, non avranno successo.
13 Hai fatto loro voltare le spalle, contro di essi punterai il tuo arco.


Il sacro Corano. 5:32,33
32 Per questo abbiamo prescritto ai Figli di Israele che chiunque uccida un uomo che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l'umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l'umanità.
I Nostri messaggeri sono venuti a loro con le prove! Eppure molti di loro commisero eccessi sulla terra.
33 La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l'ignominia che li toccherà in questa vita; nell'altra vita avranno castigo immenso.

martedì 17 novembre 2015

Una storia tutta italiana

L'antica città di Timbuctù


Lorsque tu ne sais pas où tu va, n’ oublie pas d'où tu vien

(Proverbio maliano)

Com'è noto ai profughi dal Mali, il paese più povero del mondo, viene negato lo status di rifugiati, nonostante la presenza dei guerriglieri jiadisti nel nord del paese e i continui attentati nella capitale Bamako, che inducono la Farnesina a sconsigliare agli italiani qualsiasi tipo di viaggio.
Ho seguito un gruppo di loro durante i miei corsi di italiano; con qualcuno sono restato in contatto, colpito dalla bontà d'animo e dall'ingenua volontà di costruirsi un avvenire, negato loro in patria, per aiutare a sopravvivere i familiari rimasti in Africa.
Tra loro D. S. un ragazzo molto strano, antipatico e scontroso, a detta dei suoi connazionali disadattato anche per gli standard africani,  molto ammalato e bisognoso di cure mediche continue. 
Nel gruppo dei maliani però D. é stato il più fortunato:  gli è stato negato lo status di rifugiato, ma, in forza del suo stato fisico e mentale, gli è stata accordata la "protezione umanitaria". Nessuna necessità, quindi, di presentare ricorso al TAR e di restare come gli altri in un limbo indefinito ancora per mesi o anni. E' libero di andare dove vuole e di iniziare una nuova vita...
Oggi alle dieci, D. deve lasciare forzatamente la residenza presso la cooperativa che lo ha accolto e seguito per più di un anno, e, date le condizioni che hanno fatto di lui un privilegiato rispetto agli altri maliani, non è in grado di provvedere a se stesso e di curarsi. Lo attende la strada. Un enorme spreco dei fondi ricevuti dall'Europa per l'accoglienza, senza alcuna strategia per il dopo (rimpatrio forzato, accompagnato, volontario, inserimento, assistenza o altro) tutto a carico del nostro paese.

PS. D. non avrà diritto neppure all'assistenza dei  servizi sociali perchè Padova non concede la residenza neppure in presenza di un regolare permesso di soggiorno. 

     

domenica 15 novembre 2015

Terrorismo, non guerra

Iscrizione funebre, in arabo, latino, greco ed ebraico
conservata al Castello della Zisa di Palermo



Le risposte sane alla paura








Scorrendo quella sentina delle emozioni collettive e delle pulsioni indicibili che è FB, ho trovato una decine di righe che esprimono sinteticamente e semplicemente quello che dovrebbe essere il sentimento comune, la reazione sana ai fatti di Parigi. Eccole: 

Andrea Canton. 13 novembre ore 23.05

 Un'altra vagonata di morti.
Guai a chi si azzarda a usare questo sangue per alimentare gli odi. E' esattamente ciò che vogliono quelle bestie. Cercano la complicità di chi odia.
Domani, per protesta, vado a visitare una Moschea, dialogo in pace con un Imam e mi mangio un kebab gigantesco alla faccia di questi schifosi bastardi.
No, non mi farete odiare.

Scritto a caldo, pochi minuti dopo l'arrivo delle prime notizie da Parigi,  questo post coglie immediatamente gli obiettivi del terrorismo e si arma, metaforicamente, degli opportuni anticorpi, distruggendo in anticipo e con poche parole tutti i luoghi comuni che di li a poco si scateneranno sulla rete e sulla carta stampata.


Ben altri sentimenti rispetto a quelli espressi dagli sciacalli che collegano subito terrorismo con rifugiati e che titolano "Bastardi islamici"  o "islam assassino", facendosi strumento inconsapevole (?) degli stessi terroristi, che qualche giorno prima avevano ucciso centinaia di musulmani in preghiera. 


Neppure la Le Pen arriva a tanto, cosa  nota già dai giorni successivi alla strage di Charlie Ebdo. Ma, si sa, i pagliacci imitatori non hanno senso della misura, né dello Stato.

Inutile nascondere che lo sgomento provocato dall'attentato ha generato  molti  sentimenti contrastanti: "la guerra alimenta gli odi", "siamo in guerra e dobbiamo difenderci", "dobbiamo bombardare l'Isis", "teniamoci fuori il più possibile", "non possiamo essere vigliacchi", "l'Isis è stata armata dall'occidente", "sono i nuovi nazisti" ecc

Con le relative contraddizioni e approssimazioni, tutto per il momento è legittimo, perchè lo shock, la consapevolezza di non potersi tirare fuori, la concretezza e immanenza del pericolo giustifica ogni reazione emotiva.


Tutto accettabile e da accogliere, poi arriverà il momento delle scelte e degli schieramenti. Anch'io sono disorientato, non ho vergogna ad ammetterlo. So soltanto che dieci pazzi che sparano alla cieca sui civili, non sono una guerra, ma "semplicemente" terrorismo, che come tutti i terrorismi colpisce i simboli, a gennaio la libertà di stampa, ieri il modo di vivere e di divertirsi dell'occidente. Domani i simboli religiosi? Pensaci papa Francesco.. 

Per un approccio razionale all'intera questione  leggi qui

giovedì 12 novembre 2015

Lim in tutte le aule a Mestrino


Un consistente spreco di denaro pubblico?


Si e anche no. Non affronterò, in questo articolo, i nodi politici della questione (la ricaduta pubblicitaria su un'amministrazione in crisi di credibilità democratica, la provenienza delle somme stanziate, l'assenza di progettualità, le errate valutazioni sulle reali priorità della scuola ecc), ma mi limiterò agli aspetti didattici, organizzativi e innovativi dell'operazione.

Gli aspetti discutibili dell'operazione, fatte sempre salve le possibili critiche a cui accennavo sopra, si possono così riassumere:

  • In quale contesto, didattico, culturale e professionale, si vanno a collocare le nuove istallazioni? 
  • E' stato previsto dalla scuola (con quali risorse?) o dal comune un percorso di formazione che vada al di là delle istruzioni tecniche altrimenti reperibili su un manuale d'uso?
  • La disseminazione a pioggia della "novità" in tutte le aule, dove presumibilmente per lunghi periodi di tempo non saranno utilizzate, giustifica la consistenza dei fondi destinati?
Per quanto riguarda gli aspetti positivi, ce n'è moltissimi, ma purtroppo sempre sub condicione. Vediamo quali.
Personalmente sono stato sempre fautore dell'innovazione tecnologica  e in particolare di quella informatica sin dalla sua nascita. Ma qualche ricordo da quelli molto datati a quelli più recenti può servire a fare luce sulla realtà della scuola.
Del lontanissimo 1987, in una scuola per altro aperta a moderne metodologie didattiche, ricordo un estenuante Collegio docenti per decidere se acquistare o meno il primo computer: l'Apple 2C, un gioiellino, per allora, portatile e capace di collegarsi a un qualsiasi schermo televisivo, con dentro la suite Apple-works, videoscrittura, data base e foglio di calcolo integrati! L'ebbi vinta solo a tarda sera!
Le resistenze, nel tempo non sono mutate, ripresentandosi ad ogni minima innovazione: difficilissimo eliminare la comunicazione cartacea e ricorrere solo a quella elettronica (legioni di mariti e fidanzati sono stati mobilitati all'inizio per "decrittare" le misteriose volontà della dirigenza..) E per ultima la battaglia campale sul registro elettronico. Sempre battaglie di retroguardia, mentre il mondo andava avanti alla velocità della luce.
Quindi, in quale terreno cade la lim? Escludiamo prima di tutto la tara costituita dagli ipertecnologici, che ritengono che il progresso stia nel "mezzo" e non in come lo si usa,  e la tara dei tradizionalisti ad oltranza che ritengono superflui i mezzi, soffermandosi su "fini" che, in questi tempi così velocemente in cambiamento, non raggiungeranno mai...
Restano gli altri, i volenterosi, quelli che si aggiornano, quelli che le tentano tutte, pur avendo presente che la tecnologia e quindi anche la LIM è un mezzo e non un fine e che gli alunni, anzi, devono essere difesi da un eccesso di tecnologia, senza che questa venga demonizzata.
Bene, se non si vuole che i soldi siano veramente buttati, è su questi che bisogna agire, per evitare che la LIM (Lavagna Interattiva Multimediale) perda la "I" dell'interattività e si trasformi semplicemente in lavagna multimediale, perchè altrimenti si poteva fare lo stesso con PC e video proiettore, se non addirittura con lavagna a fogli mobili o episcopio (qualcuno lo ricorda?).
Il senso di quello che voglio sostenere lo semplifica benissimo l'ingenua scritta, trovata su una LIM di una scuola primaria: Lavagna Inventa Magie.
Si proprio così, il mezzo più tecnologico per il momento in circolazione, si può trasformare in magia, in uno stimolo continuo della creatività, in una scoperta continua di sempre nuove connessioni logiche ed emotive e soprattutto in un potente veicolo del Cooperative Learning, a suo volta lo strumento didattico più innovativo per l'integrazione di tutti i bisogni educativi. Non lo trascurino gli amanti del bel tempo antico nè gli iperconnessi privi di senso critico e del ridicolo.. 

lunedì 9 novembre 2015

Controcorrente. Il nuovo centro destra





Un nuovo centro 
(destra), civile e moderno








Ho sempre pensato che all'Italia mancasse una destra civile come esiste in altri paesi europei: conservatrice in economia, ma nello stesso tempo moderna nel campo dei diritti civili e delle libertà.  Non c'era durante il quarantennio democristiano, con un partito, la DC, nato da ideologie sociali aperte e progressiste,  presto diluite in un coacervo di equilibri di poteri e di interessi, che hanno portato l'intero sistema alla disastrosa estinzione. Nè, il quel periodo "aureo", si poteva parlare di destra moderna, se non per le minoritarie presenze di un Malagodi e di un La Malfa, fagocitati facilmente dall'onnivora balena bianca.
Fu poi la volta della "discesa in campo" dell'allora "non ancora puttaniere". Anche cervelli raffinati, molti "socialisti", si fecero sedurre dalla novità, rivelatasi ben presto solo finzione televisiva, e soprattutto dai posti di sottopotere all'ombra del leader, che a tutto pensava tranne che al bene pubblico.
La grande sinistra, che allora esisteva ancora, iniziò a perdere proprio in quel momento, cedendo ai compromessi e alle viltà, iniziando  a parlare lo stesso linguaggio di bassa lega. Ah, dimenticavo, ci fu anche quella, la liga, la padania, la lega, la canottiera, il fora el terùn, l'indipendenza, le ampolle celtiche, l'ignoranza e la volgarità, sdoganata e diventata presto sistema di potere, col contorno di intrallazzi, cerchi magici, furti, posti in consigli di amministrazione e nelle banche. La logica evoluzione è adesso il fascista Salvini, che sgomita per contendere il primato all'odiato gemello Matteo, nella corsa a chi la spara mediaticamente più grossa. 
Ma Matteo 2 è senza speranza: la destra vera adesso c'è, capace di interpretare i residui aneliti  di libertà sociali, ma anche i valori di pancia degli italiani, capace di liquidare, definitivamente, o almeno così crede, la sinistra ideologica e "retrograda" e di interpretare  il cambiamento, la modernità, "l'Europa", la mutazione dei costumi, la capacità imprenditoriale, il merito e la semplificazione (per adesso solo a parole). Ebbene sì, la nuova destra che aspettavo adesso c'è e si chiama P.D. prossimamente partito della nazione.
Sullo sfondo l'unica vera alternativa, per adesso, in un miserabile bipolarismo all'italiana: il movimento, nè di destra, nè di sinistra, pragmatico, populista in senso buono, una vera e propria macchina da guerra elettorale (ma si sa come andò a finire la prima gioiosa macchina da guerra..), che intercetta tutto e il contrario di tutto.
Così è sin troppo facile, in un momento di sfascio generale, di insoddisfazione e di stanchezza diffusa, di corruzione, di scandali un tanto al chilo. Ma quando si dovrà decidere, se malauguratamente si dovesse arrivare a decidere? Sorrido amaramente dentro di me al pensiero della palingenetica rivoluzione della rete. Quando la maggioranza si accorgerà dell'evidenza delle opzioni telecomandate, delle contraddizioni ideologiche acchiappa tutto e dell'insufficienza della sola buona volontà e onestà, è facile prevedere l'epilogo:  un ulteriore incremento dell'astensionismo, purtroppo, e una non più rimarginabile disillusione collettiva. 
Intanto "godiamoci" la nuova destra e osserviamo con interesse i gufi della SINISTRA del 7 novembre. Velleitari parolai? reduci rimbambiti e superati dalla modernità?  schegge impazzite alla ricerca di una ricollocazione? vecchietti astiosi verso il nuovo che avanza e li esclude? 
O sinceri democratici, ultimi resistenti, eredi di una tradizione che va rinnovata e non semplicemente trasferita ai libri di storia? 
Vedremo.  Si sa, per altro,  come ci ricorda Goethe, che "ogni cosa intelligente sta nella minoranza", tranne poi scoprire con Malraux che "in ogni minoranza intelligente si nasconde una maggioranza di imbecilli"... 

domenica 8 novembre 2015

Buona domenica con Telemann





La musica tra regole e deroghe







Invidio chi ha certezze, religiose, politiche, ideologiche. Io non ne ho, ma quando ascolto Bach, Telemann o Vivaldi entro in un mondo che si astrae dalle mille difficoltà e ambiguità quotidiane. Trovo pace nel susseguirsi atteso, ma non sempre prevedibile, delle note e dei ritmi, nella costruzione geometrica, nell'equilibrio tra regole e deroghe... 
Il video che segue è stato prodotto a Padova nella suggestiva cornice di Santa Caterina, protagonisti il maestro Carlos Gubert, l'orchestra Società Musicale e il coro Caterina Ensemble diretto da Dino Zambello. Il concerto si svolge praticamente sopra la tomba di Giuseppe Tartini, il compositore piranese, morto a Padova nel 1770.

Si ascolta il primo movimento della cantata: Das ist je gewißlich Wahr (Questa è la verità). Si tratta di un'opera sacra attribuita erroneamente a Bach e quindi catalogata inizialmente con il numero BWV 141. In realtà era stata composta intorno al 1720 da Georg Philipp Telemann per la terza domenica d'avvento.
L'organico previsto è di due oboi, due violini, viola e basso continuo più tre cantanti solisti (contralto, tenore e basso) e un coro a quattro voci. 






giovedì 5 novembre 2015

Padova accoglie




Una settimana di iniziative per abbattere i muri.




Mentre il sindaco tenta di diventare sempre più un uomo solo al comando, licenziando gli assessori che mostrano un minimo di apertura, di intelligenza e di autonomia, i cittadini si interrogano sulla fine che faranno i servizi, a partire dalla viabilità e dal trasporto pubblico. 
Contemporaneamente la Padova aperta e proiettata verso il mondo si organizza per abbattere i muri medievali creati dal neo signorotto di campagna e  si interroga, su diversi tavoli, sul tema dell'immigrazione. Si apre così una settimana di importanti iniziative. 
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SABATO 7

¬ ore 9-13. Convengo in Aula Magna dell’università: Le migrazioni oggi. Soggetti e scenari. Fra i relatori  Curi e Mosconi .

¬ ore 15 nella Sala degli Anziani in municipio: assemblea regionale con  presentazione  di varie esperienze locali di accoglienza.  

A seguire, dalle 16.30 alle 19.30 sfilata  degli Artisti di  Strada a favore dei rifugiati, dal Prato della Valle al Liston (vedi allegato). 




LUNEDI 9 

¬ ore 9.30-16.30.  Al Centro Congressi Papa Luciani in via  Forcellini  170/a - Convegno FIOM su Il ruolo del sindacato nei processi di integrazione degli immigrati. Intervento del Presidente della Camera Laura Boldrini.




MERCOLEDI 11

¬ ore 20.30. Sala Grande del Centro Universitario, via Zabarella 82:  Presentazione del Dossier Statistico Immigrazione 2015.  Si propone un programma  diverso  rispetto alla precedente edizione, con interventi brevi di persone che presenteranno esperienze concrete sull’immigrazione, lasciando spazio a interventi del pubblico.  Sono state invitate le autorità locali per un saluto (il vescovo,  impegnato fuori Padova, ha già comunicato il nome del suo delegato).

Il Dossier e altro materiale saranno in distribuzione gratuita fino a esaurimento delle  copie disponibili.



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