Rifugiati, la favola dei soldi
Una delle armi della propaganda razzista contro l'immigrazione, diffusa e amplificata in modo ricorrente dalle suffragette del web, è che i rifugiati siano profumatamente pagati giornalmente, a scapito, ovviamente, degli italiani in difficoltà.
E' vero che l'Italia si sta facendo carico di un impegno gravoso, prima con l'operazione Mare Nostrum e poi con le operazioni di accoglienza e mantenimento per i 100.000 arrivati, per i quali per altro percepisce un contributo dalla UE, ma la favola della pioggia di denaro nelle tasche dei rifugiati merita una smentita e una precisazione.
Vediamo allora come funzionano veramente le cose. Quando un'organizzazione, una ONLUS o una Cooperativa di servizi, dichiaratasi disponibile e ritenuta adatta, riceve una richiesta di ospitalità dalla Prefettura, deve garantire:
- la prima accoglienza, la fornitura di abiti (quasi sempre i rifugiati, sbarcati di recente arrivano praticamente nudi con le sole cose ricevute in carità a Lampedusa o a Pozzallo)
- la biancheria per i letti;
- prodotti per l'igiene personale e degli ambienti utilizzati: spazzolini, lamette da barba, assorbenti e pannolini, fazzoletti; detersivi e detergenti per pavimenti e superfici;
- la colazione, il pranzo e la cena;
- piccola farmacia per le medicazioni più comuni: pastiglie per il mal di testa, mal di pancia, cerotti;
- gestione amministrativa con la Prefettura per monitorare le presenze, entrate e uscite;
- gestione amministrativa con l'ULSS per parte igienico-sanitaria (idoneità spazi, stato di salute dei profughi, rilascio tessere sanitarie provvisorie);
- gestione delle pratiche con la Questura per la richiesta dello status di rifugiato o richiedente asilo politico;
- supporto nell'orientamento sul territorio (trasporti, servizi pubblici, fornitura di biciclette, ecc);
- la gestione dei possibili conflitti culturali ed etnici e il mantenimento di forme di convivenza accettabili e non pericolose;
- pulizia degli spazi, sanificazione, bucato.
I costi dell'accoglienza quindi sono composti da spese vive (per materiali e utenze) e da spese per il lavoro degli operatori che seguono la gestione.
Tutto questo a fronte di un riconoscimento, in genere molto posticipato, di 35 euro al giorno, IVA inclusa, per ospite (quindi 29 euro netti).
Ma la domanda che più agita i perbenisti razzisti è: quanti soldi ricevono in tasca i profughi? Si è favoleggiato di decine di euro, di appartamenti di lusso, di villette con giardino e di fantasiosi stipendi.
Nei 29 euro dati ai soggetti che gestiscono le strutture sono compresi 2,50 al giorno di argent de poche. E' tutto.
Dimenticavo: nel budget è compreso anche il corso di italiano obbligatorio!
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