lunedì 3 marzo 2014

Vita a saint Louis, 1



UN ANGOLO DI MONDO: 

VITA A SAINT LOUIS ( SENEGAL)

di Letizia Menallo





A saint Louis ci si sveglia la mattina alle sei, al canto del muezzin di una delle moltissime moschee della cittadina. Gli altoparlanti sono ovunque. I canti iniziano forti e insistenti, il muezzin esorta i fedeli alla preghiera per cominciare la giornata e udire questa melodia indescrivibile per la prima volta nella vita è un’esperienza unica, ci si sente catapultati in una realtà così diversa e sconvolgente.

Ecco allora che le strade cominciano ad animarsi, ed inizia il caos, il clacson dei taxi, il belare assordante delle capre, il vociare dei venditori per la strada. Tutto inizia dal canto del muezzin. E’ incredibile vedere quante persone ci siano per la strada a tutte le ore del giorno, anche alla sera tardi. Tutti indaffarati, molti dediti al commercio di generi alimentari al mercato, soprattutto frutta e pesce. I pesci sono enormi, le donne li vendono al mercato dopo che gli uomini, su una delle loro singolari piroghe dai colori brillanti, li hanno pescati al mare. I venditori invadono i marciapiedi ed è veramente difficile farsi strada tra la gente, le prime volte può risultare un po’sconvolgente ma dopo alcuni giorni si finisce per non essere più impressionati da nulla.

L’impatto con questo paese è molto forte, si ha l’impressione di non avere abbastanza occhi per vedere tutto, per capire tutto. Ogni cosa, dalla più insignificante, è diversa da qui. I comportamenti delle persone per strada, le case, i negozi..perfino l’odore dell’aria.

Il Senegal è uno stato laico anche se a grande maggioranza di musulmani (90%), ma la
cosa grande è che cristiani e musulmani convivono in pace, e si celebrano le feste di entrambe le fedi. Addirittura, nel cimitero del villaggio di Joal Fadiouth cristiani e musulmani sono sepolti insieme, segno distintivo per riconoscere le bianche tombe sulla collina è il simbolo della croce per i cristiani e quello della luna e la stella per i musulmani. C’è una tolleranza totale, le persone sono semplici.



Tomba animista






E’ fantastico vedere come i Senegalesi siano un popolo pacifico, dedito ai valori della famiglia e della Teranga, l’ospitalità nella lingua Wolof. Ospitalità verso i propri amici e parenti e verso i Toubab  (noi bianchi), che vengono continuamente fermati per strada dai venditori all’ Isola nord o alla spiaggia e invitati a conoscere la famiglia e bere un thè senegalese assieme. 

E’ bene sapere prima di partire che è veramente importante essere gentili e disponibili con chi ti ferma per strada per salutarti e parlarti, e che bisogna chiedere a propria volta “comment ça va?” o in Wolof “Nanga deef?”. Dopo un po’ di tempo per noi occidentali può diventare un po’estenuante ma sicuramente è mille volte meglio che venire ignorati da tutti per la strada, dediti al proprio tran tran quotidiano. Saint Louis è una delle cittadine più ospitali si dice, in particolare nei confronti dei turisti: questo lo si deve probabilmente al fatto che era l’ex capitale coloniale e dunque i san louisiani sono stati i primi senegalesi a venire a contatto con i toubab.

Nonostante le persone siano molto gentili e ospitali è comunque difficile la prima volta prendere l’iniziativa di avventurarsi da soli per le strade, e non perché sia particolarmente pericoloso, ma perché si dà ovviamente nell’occhio. Anche il fatto di non essere perfettamente a conoscenza dei comportamenti adeguati da tenere in pubblico può bloccare, ma sono tutte cose che si imparano vivendo lì.
In Senegal sai che potrai sempre contare su qualcuno. (segue qui)

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