Si dice che ogni persona è un'isola, e non è vero, ogni persona è un silenzio, questo sì, un silenzio, ciascuna con il proprio silenzio, ciascuna con il silenzio che è.
Dopo cinquecento anni, la storia di Daniele da Volterra, il famigerato "braghettone", si ripete nella evoluta ed emancipata Italia del XXI secolo, che si appresta a votare, con gran battage mediatico e di piazza, una leggina che, senza tanta immeritata pubblicità, avrebbe dovuto mettere a posto le cose per una minoranza di italiani (legge Cirinnà).
Così, per non turbare la sensibilità del satrapo islamista "moderato" si coprono le vergogne delle antiche statue. Strano che non si sia pensato di fare indossare il velo alle numerosissime e procacissime romane che sicuramente mister Rohaini avrà intravisto dai vetri oscurati delle auto di stato.
Ma l'italietta affarista e provinciale non è nuova a questo genere di ossequiosità pelosa: qualche anno fa qualcuno fece le cose più in grande, permettendo un accampamento nel centro di Roma e procurando (a ognuno il suo mestiere!) schiere di giovanotte ben dotate per le cerimonie pubbliche e private.
E' proprio vero che il secolo dei lumi dall'Italia è passato proprio di striscio..
Il sindaco che fa cultura. Quando Sgarbi non basta per occultare chiusure xenofobe e visioni autoritarie della cultura *ciabattino, non ti spingere oltre..
Oggi una piccola eccezione alla prassi di non pubblicare scritti di altri, non espressamente prodotti per questo blog: ma la lucida analisi del prof. Umberto Curi merita uno doveroso spazio di diffusione e di discussione. UMBERTO CURI - CORRIERE DEL VENETO del 13 gennaio 2016
Un merito va certamente riconosciuto al sindaco di Padova, Massimo Bitonci. Con le sue iniziative – chiusura degli uffici di informazione per gli immigrati; cancellazione dei mediatori culturali; opposizione alla concessione di appartamenti ai richiedenti asilo; ostruzionismo verso i kebab o le moschee; incessante polemica con altre autorità cittadine, prime fra tutte il Prefetto e il Vescovo – ha spostato la discussione sull'immigrazione dal piano astratto delle dispute di principio, al terreno concreto delle pratiche dell’accoglienza.
Mentre il leader del suo partito, Matteo Salvini, continua ossessivamente a battere sul tasto degli arrivi (vale a dire sull'unico tema intorno a cui la discussione è perfettamente inutile, vista l’inesorabilità dei flussi migratori), Bitonci si concentra su ciò che accade a partire dal giorno successivo agli arrivi, quando si pongono drammatici problemi relativi alle case e al lavoro, all'assistenza sanitaria e alla scuola, alla convivenza religiosa e al dialogo interculturale. Con una linea complessiva coerente e ben definita, riassumibile nei termini seguenti: "Visto che non posso far nulla per evitare gli arrivi, impiegherò tutte le energie e ogni mezzo per rendere la vita impossibile, o almeno difficile, a chi arriva".
Se si riflette con un minimo di obbiettività, la “logica” insita nei diversi provvedimenti assunti dal sindaco è precisamente quella ora descritta. Mentre, infatti, non si capisce quale beneficio, sia pure indiretto, possa derivare ai cittadini padovani autoctoni dalla chiusura di un kebab o dalla sospensione del servizio di informazione per i migranti, il messaggio verso gli stranieri è forte e chiaro: sappiate che qui non siete benvenuti. Preparatevi a fronteggiare, giorno dopo giorno, una miriade di ostacoli piccoli e grandi, capaci di rendere complicata e impegnativa anche la sola semplice sopravvivenza. Bene. Quali esiti è possibile immaginare che possa avere il “modello Bitonci”? Quali conseguenze ne deriveranno nel medio-lungo periodo, fra una decina di anni, quando le stime prevedono che circa un quarto dei padovani saranno di origine straniera? Fino a qualche tempo fa, una risposta a questi interrogativi sarebbe stata affidata a congetture più o meno fondate. Quello che è accaduto nelle ultime settimane – fra il 13 novembre parigino e il Capodanno a Colonia – consente invece di dare una risposta molto più agganciata a dati di fatto verificabili. Se si lascia che una componente numericamente consistente, e in continua crescita, della cittadinanza si senta quotidianamente emarginata, con lo stillicidio di provvedimenti tendenti all'esclusione, si pongono le premesse infallibili per “allevare” all'interno della comunità una componente ostile, animata da sentimenti di rivalsa e di odio, capace di tradurre il proprio risentimento in azioni teppistiche, o anche di arrivare a vere e proprie iniziative terroristiche. Come si capirà, è questo un punto di fondamentale importanza, infinitamente più significativo delle chiacchiere televisive sugli accessi. Si tratta di decidere quale società si intende costruire per i prossimi dieci, vent'anni. Una società costruita intorno ad un progetto di integrazione, orientata a considerare la multiculturalità come una ricchezza che va valorizzata e protetta. Oppure una società spaccata in due, e per ciò stesso caratterizzata da una conflittualità che potrà esplodere nei modi più diversi e più pericolosi. Di questa alternativa si dovrebbe discutere oggi, anche alla luce degli avvenimenti recenti. Di questa alternativa dovrebbero essere chiamati a rispondere Bitonci e gli altri amministratori, di destra e di sinistra, che stanno letteralmente giocando col fuoco, ponendo le premesse per futuri, immancabili, conflitti. Di questa alternativa dovrebbero essere consapevoli anche coloro che hanno votato Bitonci e che tuttora lo sostengono. Potrebbero accorgersi delle conseguenze virtualmente devastanti di una amministrazione miope e irresponsabile quando ormai sarà troppo tardi.
Se il sindaco di Mestrino avesse dovuto attendere ancora un mese per produrre l'editoriale per il notiziario annuale, forse avrebbe infilato nel suo scritto qualche altra perla, tratta dalla cronaca recente. Non sarebbe bastata la foto di Livorno sepolta dalla spazzatura, tratta dall'Unità ma usata in funzione anti 5 stelle, nè il riferimento alla Spagna "socialista" di Rajoy. Nè sarebbe bastata la "candida" e assai perbene protesta contro la politica europea in tema di migranti, condita dall'ipocrita sottolineatura della possibilità per i cittadini di accogliere profughi nelle proprie case. Non vorrei essere nei panni di questi ipotetici ospiti per la cui accoglienza si è preparato mediaticamente, e non solo, un terreno così fertile e positivo.
Probabilmente, e qui torno all'ipotetico editoriale differito nel tempo, avrebbe dovuto fare riferimento ai fatti di Colonia, al family-day, alla step-child adoption, alle nuove stragi di musulmani contro musulmani, al caso "Quarto, camorra e cinque stelle", per finire con la cancellazione della Fiera delle Parole.
Occasioni per sciorinare pensieri di apparente buonsenso, raccolti "dal territorio", non sarebbero mancate. Sì, di apparente buon-senso, di senso conformista e privo di vision, senza alcun guizzo fuori dal ristretto orticello. Certo, si dirà, ma questi non sono compiti di un sindaco. Sicuro, ma se si devono soltanto cambiare le lampadine e organizzare la raccolta rifiuti non basta un podestà, di sicura fede mussoliniana come quella che taluni suoi sodali non si vergognano di esibire?
Sicuramente l'amministrazione di Mestrino, all'avanguardia in campo scientifico e culturale, non poteva rimanerne fuori.
Così a tarda notte, il 15 dicembre scorso, in consiglio comunale, il territorio di Mestrino è stato dichiarato "OGM FREE".
L'antefatto. Nell'aprile 2015, dal blog di Grillo e Casaleggio parte l'input a tutti i portavoce del regno: opporsi preventivamente alla diffusione degli organismi OGM in tutta Italia, anche come forma di pressione sul TAR del Lazio, che di lì a pochi giorni avrebbe dovuto decidere sull'istanza di un agricoltore che avrebbe voluto seminare il mais 810 della Monsanto: Leggi qui
Subito i soldatini si attrezzano e partono con le mozioni da diffondere in ogni comune, per la verità in buona compagnia con quelli che definirei i superstiziosi super partes, cioè di destra e sinistra. Già perchè la lotta agli OGM rappresenta la più diffusa superstizione del secolo, (definizione del premio Nobel R. Roberts), che affratella destra e sinistra e qui spiego perchè
Su questo terreno, quindi, la giunta Pedron e il M5S locale si sono trovati solidali.
Così nottetempo Mestrino è divenuta libera da OGM, come se il potere in questo campo spettasse ai sindaci. Ma quello che sfiora il comico sono alcuni passaggi della mozione, lungamente approfondita da un comitato trasversale maggioranza-opposizione, al quale ho avuto l'onore di partecipare per una seduta, lamentando la ricerca di sintonia solo su un tema così secondario a livello locale. Ecco i passaggi più deboli della mozione definitiva, con un sintetico commento in rosso.
"è vietato l'uso alimentare di OGM mutati da trattamenti radioattivi con raggi X o gamma, o neutroni veloci e i loro derivati, in quanto dichiaratamente mutati attraverso una mutazione genetica"
E’ da circa 50 anni che non si inducono mutazioni con metodi fisici -radiazioni o altro- ma con metodi più raffinati di ingegneria genetica, distinguendo, tra l’altro tra organismi trans-genici e cis-genici (ottenuti per trasferimento di geni all'interno della stessa specie tra varietà diverse, cosa sempre fatta in agricoltura)
"dette varietà sono più resistenti alle fitopatie che danneggiano gravemente la biodiversità compromettendo l'equilibrio biologico e l'ecosistema attraverso l'impollinazione incrociata e la deriva tra specie simili: le modifiche genetiche delle nuove varietà potrebbero trasferirsi attraverso la “contaminazione” alle altre colture, generando conseguenze imprevedibili";
Incredibile: la resistenza alle fitopatie danneggia la biodiversità, mentre l'estinzione di intere filiere, come quella del pomodoro san Marzano a causa dei parassiti, no! Qualsiasi agricoltore sa inoltre che ogni anno le sementi vanno rinnovate e non si azzarda più ad utilizzare quelle vecchie e indebolite. Per far ciò deve già da adesso ricorrere alla multinazionali, che detengono anche e soprattutto i semi non-OGM. Sa anche che la coltivazione delle cosiddette varietà naturali gli costerà una barca di soldi in antiparassitari e fitofarmaci. Anche l'agricoltore "biologico" ricorre a dosi pesantissime di metalli pesanti (il rame..)
"ad oggi non abbiamo la certezza scientifica che gli organismi OGM siano innocui per la salute umana e per l’ambiente"
Non è mai stata segnalata alcun danno in oltre 40 anni di uso, se non un’intolleranza alimentare in pochi soggetti, che si erano nutriti di un transgenico al quale erano stati impiantati dei geni provenienti da un’altra specie alla quale i medesimi soggetti erano sin da prima allergici.
"tale situazione ha portato all'uniformità genetica di queste culture, con una pericolosa dipendenza, per tutte le filiere produttive, nei confronti di pochi detentori dei brevetti"
Qui si fa finta di ignorare, come detto sopra, che le multinazionali posseggono tutte le sementi e governano il mercato mondiale anche delle sementi tradizionali. Questa è una delle conseguenze della sospensione o del rallentamento della ricerca pubblica in Europa e soprattutto in Italia.
"il consiglio comunale dovrà valutare se esprimere la propria contrarietà alla sperimentazione, coltivazione e allevamento di organismi viventi, sia vegetali sia animali, ottenuti mediante manipolazione genetica, su tutto il territorio comunale"
La contrarietà alla sperimentazione sul campo è un atteggiamento antiscientifico e un elemento di oscurantismo che non mi potrà mai vedere d’accordo, anche se a perseguirla sono anche le sinistre, ormai dimentiche degli antichi ideali di progresso, di avanzamento scientifico, di eliminazione della povertà e della fame. A questi temi gli ogm hanno dato e dovranno necessariamente dare un importante contributo: certo se la sperimentazione si lascia in mano alle multinazionali..
Ma bando alle pesantezze, divertiamoci un po' con un apprezzabile comico che interviene sul problema. Apprezzabile, naturalmente, se fa il comico come uno Zalone qualsiasi, che dice con nonchalance le peggiori sciocchezze, consolando l'italiano medio.
Domenica 17 alle 18 al Teatro Falcone-Borsellino di Limena, una interessante pièce teatrale sull'ILVA di Taranto, problema locale, che ha assunto dimensioni nazionali, mettendo a nudo la lacerante contraddizione tra lavoro e salute.
Solo i gesti, i volti, le voci di attori possono riuscire a raccontare il sangue di una città ferita e divisa, oltre l’informazione.
Siamo nello stabilimento più grande d’Europa, l’Ilva. Siamo in uno dei tanti reparti giganteschi della fabbrica, Acciaieria 1 reparto RH. Qui l’acciaio fuso transita per raggiungere il reparto della colata e gli operai sono chiamati a controllare la qualità della miscela. La temperatura è di 1600 gradi centigradi.
Due operai sul posto di lavoro. Il primo è un veterano, venti anni di servizio alle spalle e un carattere prepotente, di chi si è lavorato la vita ai fianchi e il poco che ha lo difende coi denti, compreso il suo piccolo desiderio: fuggire da Taranto, coi suoi figli, per non tornarci più. Il secondo è una matricola, un giovane di venticinque anni appena assunto nello stabilimento. I due potrebbero essere padre e figlio.
In questo stabilimento dal 1962 ci sono generazioni di operai che si avvicendano, si confrontano, si scontrano e si uniscono. I padri hanno fatto posto ai figli e ai nipoti senza che nulla sia intervenuto a modificare questo flusso di forza lavoro. Si sono tramandati saperi ed esperienze così come usi e abusi, leggi tacite e modi di fare. Sembra che in questo scenario nulla sia destinato a mutare, che i figli erediteranno fatica e privilegi dei padri. Ma è davvero così?
Nuova drammaturgia, teatro civile… etichette possibili per una urgenza che non vuole essere chiusa o bollata con un’etichetta, ma vuole essere un prendere parola, restituire un sentimento di dolore e di impotenza insieme, condividendolo con una città e non solo, come solo il teatro può fare.
La mosca cocchiera di Fedro (musca et mula) posata sul timone di un carro redarguiva la mula minacciandola di pungerla sul collo se non fosse andata più veloce. La mula rispose che la minaccia era inutile: l'unica cosa che l'avrebbe potuta realmente intimorire era la minaccia della frusta del cocchiere (quello vero).
L'espressione “fare la mosca cocchiera” ha poi mutato di senso dopo la pubblicazione della favola di Jean de La Fontaine, in cui una mosca giunge presso una carrozza dalla quale i passeggeri sono scesi e proseguono a piedi per favorire i cavalli che percorrono una salita. La mosca solletica e punge tutti i passeggeri, compreso il cocchiere e i cavalli, intimando loro di far presto. Infine, quando il cocchio si riavvia coi passeggeri a bordo, si prende il merito di aver trascinato lei tutti quanti in cima alla salita.
L'espressione fu ripetutamente utilizzata da Gramsci ("che differenza esisterebbe tra noi e il partito socialista,se anche noi sapessimo lavorare e fossimo attivamente ottimisti solo nei periodi di vacche grasse, quando la situazione è propizia, quando le masse lavoratrici si muovono spontaneamente, per impulso irresistibile, e i partiti proletari possono accomodarsi nella brillante posizione della mosca cocchiera?").
Nel linguaggio comune di noi poveri mortali indica il comportamento di chi vuole attribuirsi dei meriti che non ha o ha solo in minima parte.
Cosa c'entra tutto questo con il consiglio comunale di Mestrino lo si può capire ascoltando la registrazione della seduta del 15 dicembre, al minuto 5.16.00 quando il capogruppo della maggioranza invita il M5S a ritirare la mozione su ETRA, chiedendo di alleggerirla un po' nei confronti di ETRA e in altre premesse per poterla condividere. M5S abbocca (5.17.00) la mozione viene ritirata, col risultato che il movimento si prenderà mediaticamente il merito di avere imposto alla maggioranza un mutamento di rotta sulle modalità dell'asporto rifiuti, mentre la maggioranza, ove questo non fosse soltanto un comportamento diversivo, tanto per spegnere la miccia e prendere tempo, se dovesse realmente ottenere un ritiro in più o un centesimo in meno nel prezzo se ne prenderà i reali meriti.
Ma a giudicare dai tempi di maturazione per la condivisione di altre mozioni, il tutto passerà lentamente nel dimenticatoio.
Se ci fosse stata realmente, da parte della maggioranza, la volontà di ridiscutere qualcosa con ETRA, assumendosi l'onere della condivisione con gli altri gruppi, che agiscono tutti a tutela degli utenti, era già pronta la moderata, civile, realistica mozione di ViviMestrino (la trovi qui), che ovviamente è stata bocciata.
Una maratona, degna di miglior causa, con la certezza, già scontata in partenza, di non riuscire a concludere in una sola tornata. Prima annunciate due sedute in una riunione dei capigruppo, una prima e una dopo Natale, poi ridotte all'improvviso a una sola. Ovviamente come opposizione abbiamo fatto di tutto per dimostrare la follia "interessata" di questa decisione e abbiamo tirato per le lunghe il più possibile: alle due, dopo aver compiuto la propria missione, come si legge sotto, il presidente ha aggiornato al 29 dicembre.
A pensar male si fa peccato, ma mettendo insieme alcuni elementi apparentemente lontani...Vediamo.
Nel lunghissimo ordine del giorno (leggi qui) sono presenti elementi rilevanti e di grande interesse pubblico, come l'affare rifiuti, le varianti al piano degli interventi, le mozioni di ViviMestrino su poste e immigrazione. Ma sono presenti anche elementi secondari come una variazione di bilancio, dichiarata urgente senza alcuna motivazione, mozioni ormai vecchie di 5 stelle e di ViviMestrino e una della maggioranza, redatta evidentemente in gran fretta a dicembre, su famiglia o gender (dal testo non è dato capirlo).
Dal mese di settembre giace nei forzieri del comune un'imbarazzante interrogazione di ViviMestrino (leggi qui) sulle strane operazioni estive portate avanti dall'assessore alla cultura sulla questione "gender" (leggi qui), con annesse levate di scudi mediatiche, sostenute dal sindaco, su presunti impedimenti a esercitare il proprio mandato politico da parte del locale dirigente scolastico.
Bene: nelle sedute in cui si tratti di strumenti urbanistici generali non sono ammesse le interrogazioni...
E il gioco è fatto: verso mezzanotte (che in realtà sono diventate le due) si tira fuori una sgrammaticata mozioncina della maggioranza che, tornata a più miti consigli, difende la famiglia, mozione che nessuno ascolta e l'inconveniente è chiuso. L'interrogazione resta appesa al palo e non è necessario rispondere alle assai imbarazzanti questioni poste. Piccole miserie di piccoli personaggi.
In questo blog, talvolta, si parla in tempo reale di vicende locali. Ho fatto un'eccezione per il folle consiglio comunale del 15 dicembre, prolungatosi poi al 29 dicembre, perché avevo altro di meglio da fare, da leggere, da scrivere, da organizzare, da vivere. Su certe misere questioni, di tempo ne avevo già sprecato fin troppo. Ma qualcuno, anzi molti, a giudicare dalle numerosissime visite quotidiane a questo blog, non mediate da FB, si aspetta qualcosa sul tema. Eccolo accontentato, ma poiché è difficile sintetizzare nove ore di dibattito, o meglio di soliloquio delle opposizioni, andremo per singoli flash, di cui oggi anticipo i titoli, che diverranno link attivi, man mano che saranno pubblicati. In fondo troverete anche i link alle registrazioni, sempre utilissime per prendere sonno.
Qualche volta si può essere fieri di essere italiani, molto più spesso no, soprattutto se si entra nel campo della conservazione dei beni culturali. E' vero: abbiamo talmente tanti tesori che ci si può permettere di tenere nei sotterranei opere pittoriche di immenso valore, di relegare tra gli accumuli di detriti capitelli e colonne greche o romane, sarcofagi etruschi e altra robetta simile. Ma molto spesso l'incuria, l'abbandono, l'assenza di manutenzione e di qualsivoglia valorizzazione grida vendetta. Tra i tanti scempi esistenti e constatati personalmente ecco l'ultimo in cui mi sono imbattuto:La Basilica si san Pietro a Tuscania
Devo confessare che non so valutare scientificamente e in modo storicamente appropriato il valore delle opere d'arte, ma posso assicurarvi che in questo caso non ci vuole molto: la bellezza invade lo spirito, la storia trabocca da ogni singola pietra, il luogo è sublime. Il sito appartiene al ministero dei beni culturali, ed è stato mirabilmente ricostruito e restaurato dopo il terremoto del 1971 che colpì la Tuscia e Tuscania in particolare, causando numerose vittime, ma...se si vuole visitare...
Sì, se si vuole visitare bisogna comporre un certo numero che si trova sul sito del comune o confidare nella presenza "volontaria" della signora, che chiameremo Maria, che è l'unica in possesso delle preziose chiavi. Maria non è dipendente di alcun ente pubblico, ma è una libera professionista: ha un "contratto" di "assuntore di pulizia" retribuito con la cifra di € 328 (trecentoventotto) annui, per inciso mai ricevuti negli ultimi 4 anni. Però...può mettere una cassettina per le offerte e quando si celebrano i matrimoni nel mese di maggio (il sito, infatti, non è sconsacrato) può pulire la chiesa prima e dopo, stendere i tappeti, ornare l'altare, procurare i paramenti per il sacerdote, occuparsi dei fiori e provvedere alla sorveglianza e poi chiedere...una mancia agli sposi.
L'ho sentita oggi rispondere sconsolata a una visitatrice che chiedeva della toilette: "anch'io la vorrei avere, ma devo aspettare di finire il turno". Questo è lo stato di un sito rilevantissimo nella storia d'Italia e nella storia dell'arte mondiale: non è stato necessario l'arrivo di daesh. La commozione di chi si trova a passare è la stessa di chi ha assistito alla distruzione di Palmira. Ma occupiamoci pure dei crocefissi nelle aule..
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