mercoledì 9 agosto 2017

Luoghi comuni e non. Viaggio nella Toscana minore, 4

L'eccidio di Montemaggio, Sergio Staino


Una storia Partigiana.




Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro. 
(L. Sepulveda)

Segue da: Da san Gimignano a Monteriggioni


Martina ha un bell'abito a fiori e sfoggia una elegante collana di perle, come una contadina vestita a festa, l'eloquio è fluente e ovviamente in perfetto italiano. Elogia la vita in questo borgo seminascosto e sconosciuto al mondo intero, la sua attività quotidiana nei campi nonostante l'età, il relativo benessere nonostante i figli partiti per cercare fortuna altrove. Ma tutto sommato qui si vive bene: ogni tanto arriva qualche strano personaggio stravolto dalla fatica, da rifocillare e con cui scambiare qualche parola, la contrada è  tranquilla e sicura, ma non è stato sempre così... 
Pian piano i suoi occhi si velano, divengono malinconici e riaffiorano le immagini crude delle scene terribili a cui dovette assistere da bambina. E sì, da queste parti è passata la storia, non solo quella assai cruenta del medioevo, quando guelfi e ghibellini si scuoiavano a vicenda e quando i fiorentini tentavano, senza mai riuscirvi, la presa del castello di Monteriggioni,  sfogando, possiamo immaginare come,  la loro frustrazione sul contado inerme.

Da qui è passata anche la storia recente, livida e tragica del ventesimo secolo. 


La vita nei campi, nel secolo scorso era durissima: i contadini subivano ogni sorta di soprusi dai padroni,  come ai tempi degli assedi medievali..sono stati sfollati durante la Seconda Guerra mondiale, sin quando molti giovani, ribellandosi alla leva repubblichina, si sono uniti in gruppi di partigiani per opporsi ai nazifascisti mentre le truppe tedesche, ritirandosi, lasciavano dietro di sé stragi di civili. Oltre alla cacciata dei nazifascisti, i giovanissimi partigiani sognavano anche una vita migliore e più giusta, senza padroni nè fattori..

E Martina si trova, bambina, proprio a casa Giubileo, a Montemaggio, quando vi cercano riparo due diversi gruppi di partigiani, che hanno catturato due ostaggi, una camicia nera italiana e un ufficiale tedesco, con l'intento di scambiarli con un loro prigioniero. 

Ma il fascista locale fa la spia e così all'alba del 28 marzo 1944, i militi repubblichini circondano il podere, sin quando i partigiani non esauriscono le munizioni e sono costretti ad arrendersi. Martina, bambina di cinqu'anni è a casa Giubileo ed assiste a tutta la battaglia e alla cattura. Due partigiani sono uccisi nella notte; i sopravvissuti sono in 18, quasi tutti giovanissimi. Le camicie nere li radunano sull'aia per fucilarli sul posto, Martina sente la madre di uno di loro che dalla finestra  invoca: "me lo volete ammazzare sotto i miei occhi?". 
Un sia pur infimo residuo di umanità induce le camicie nere a portarli nella vicina località "la Porcareccia" e a finirli qui con raffiche di mitra. Tutti, meno uno, che nonostante le gravi ferite riesce a scappare nei boschi: è Vittorio Meoni, futuro presidente dell'ANPI di Siena. 
Tra i 17 morti c'è anche lo zio di Martina. 

Lei adesso si rasserena un po' e mi parla della grande festa che ogni anno viene organizzata a Montemaggio, in memoria dei martiri partigiani. Casa Giubileo è adesso un centro didattico gestito dall'Istituto storico della Resistenza di Siena e possiede una foresteria per vacanze studio.
Come resistere alla tentazione di andare a vedere? 
Ed eccoci, dopo una deviazione, sui sentieri CAI della Montagnola, sino a Casa Giubileo e al cippo commemorativo. La presa di Monteriggioni può attendere! Segue in Monteriggioni


Casa Giubileo, a Montemaggio
In memoria dei 19 caduti












La pieve di Montemaggio


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