Quando i migranti siamo noi
Riportiamo in questa serie di articoli una sintesi dell'intervento di Rodolfo Ricci (FIEI – Federazione Italiana Emigrazione Immigrazione) svolto al Seminario organizzato a Roma dalla Fondazione di Vittorio su “Migrazioni, crisi, lavoro" lo scorso 12 Aprile. Nella relazione si fa il punto sull’effettiva consistenza del nuovo flusso emigratorio dall’Italia che, stando ai dati forniti da istituti statistici europei, risulterebbe essere superiore fino ad oltre 4 volte ai dati Istat/Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero). Altrettanto sorprendente è che allo stesso tempo, il flusso emigratorio degli italiani verso l’estero risulterebbe ormai essere circa il doppio degli arrivi di immigrati economici e profughi insieme.
I sei periodi dell’emigrazione italiana.
1) Periodo post unitario (1871-1900):
5,3 milioni di espatri. Mete principali: Francia e Germania/ Argentina,
Brasile, USA. Si trattò in gran parte di movimenti spontanei e
clandestini. 2/3 di questi flussi erano originari del nord Italia. Alcuni addirittura in Romania vedi qui
2) Primo novecento (1900-1915): 9
milioni di espatri (circa 600mila all’anno). Mete: 50% in Europa,
(prevalentemente dal nord Italia) 50% nelle Americhe, prevalentemente dal
Centro-Sud.
3) Tra le due guerre (1920-1940):
riduzione drastica dei flussi, a causa di: politiche restrittive nei paesi
di arrivo (USA-quote di ingresso), politiche restrittive del fascismo, peso
della grande crisi del ’29. Mete principali: Francia e Germania + Africa
coloniale, come forma di espansione imperiale.
4) Dopoguerra (1945-1970): 7
milioni di espatri. Grande sviluppo industriale. Mete: Nord Europa,
Francia, Svizzera, Germania e Belgio (parallelamente a grandi flussi di
emigrazione interna), oltre a America Latina (Venezuela, Uruguay), Australia,
Canada. Prevalenza di emigrazione dal sud e dalle isole.
5) Anni ’70 – 2005: inversione
dei flussi: L’Italia si trasforma da paese di emigrazione a paese di
immigrazione, anche se
permangono flussi di circa 50mila espatri all’anno
soprattutto verso il nord Europa (2/3), mentre un 15% va verso le Americhe. Si
aggiungono man mano altre nuove mete (Asia, ecc.). In Europa cresce
l’importanza della Gran Bretagna.
La "nave dolce": 20.000 albanesi in un solo giorno |
6) La nuova migrazione italiana (2005
– 2015): Parallelamente all'avanzare della crisi economica, si riduce il flusso di
immigrazione e torna a crescere il flusso emigratorio, fino a raggiungere,
secondo l’Istat, oltre 100mila espatri nel 2015. Secondo stime comparate tra dati
italiani e dati esteri, tra i 250 e i 300mila espatri.
Alcune considerazioni di ordine generale:
a) Nel corso del
‘900, i flussi migratori sono determinati dai grandi movimenti di capitali
(investimenti) a livello internazionale: i maggiori flussi si registrano nei
due periodi di maggiore sviluppo della produzione e del commercio internazionale a livello
globale: 1900-1915 e 1945-1970. Nella prima fase verso le Americhe, nella
seconda verso il nord Europa.
b) I flussi si determinano tra paesi con eccesso di forza
lavoro (come l’Italia) che manifestano anche un significativo “surplus”
demografico e paesi che necessitano di manodopera e forza lavoro e con trend di
crescita demografica autoctona insufficiente rispetto alle loro potenzialità di
sviluppo.
c) Dentro i singoli paese di partenza i flussi si
determinano a seguito della scomparsa di posti di lavoro nel settore primario
(causati dalla crescente competizione internazionale) e all’incapacità di
assorbimento adeguato in altri settori (industria e servizi). Insufficiente
sviluppo in rapporto alle disponibilità di risorse umane.
d) Vi è una relativa e progressiva regolamentazione dei
flussi attraverso accordi bilaterali.
e) Nel periodo del
dopoguerra, tali accordi prevedono anche elementi di orientamento settoriale
dei flussi e la definizione di contratti di lavoro già al momento della
partenza.
Dagli anni ’70 in poi, al contrario, non vi sono strumenti
specifici di regolazione bilaterale dei flussi, né in entrata (almeno fino alle
prime definizioni di quote di ingresso intorno alla fine degli anni ‘90), né in
uscita. La regolazione è lasciata essenzialmente al mercato. (Segue qui)
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