Una famiglia mafiosa: un fratello ribelle
11 marzo 2002. Rese note le
motivazioni della sentenza che il 5 marzo 2001 ha condannato il mafioso Vito
Palazzolo a 30 annidi carcere per l'assassinio di Giuseppe Impastato.
Il giudice a latere Angelo Pellino,
estensore della sentenza, scrive che sulle indagini "grava l'intollerabile
sospetto di un sistematico depistaggio o comunque di una conduzione delle
stesse viziata da uno sconcertante coacervo di omissioni negligenze ritardi
mescolati a opzioni investigative preconcette che ne avrebbero condizionato e
alterato la direzione e lo sviluppo".
La sentenza riconosce il ruolo dei
familiari, dei compagni di Impastato e del Centro siciliano di documentazione
che ha dato un "prezioso contributo, nel corso degli anni, alla raccolta
sistematica di un prezioso materiale informativo" e fa sue le conclusioni
della Relazione della Commissione parlamentare antimafia sul "caso
Impastato", relative al depistaggio delle indagini operato dalle forze
dell'ordine e dalla magistratura.
Non si può comprendere il
presente se non si ha “memoria” del passato.
Ma la memoria è il ricordo di qualcosa di vissuto e “ricordare”
significa richiamare alla mente e al cuore avvenimenti del passato, ritrovare e
ripercorrere le emozioni che il tempo ha depositato. Ma ciò che non si è
vissuto non si può ricordare e per chi non c’era la memoria degli eventi lontani passa
attraverso la parola e la passione delle grandi figure e dei testimoni. Occorre creare un vissuto in chi non c’era,
produrre emozioni e, attraverso lo
spiraglio che queste emozioni aprono, accompagnare i fatti, gli avvenimenti, le
notizie, la comprensione della realtà.
Per far rivivere anche a Mestrino
temi, emozioni, incontri, ricordi, analisi e dibattito, la lista civica “Vivi
Mestrino” ha proposto ai cittadini, alle forze politiche e alle
associazioni l’incontro con Giovanni
Impastato, fratello di Peppino,
vittima della mafia.
All’incontro, tenutosi giovedì 11
aprile a Mestrino, un centinaio di aderenti alla lista Vivi Mestrino, cittadini
comuni, militanti politici, donne e uomini di chiesa e no, si sono stretti
intorno a Giovanni Impastato, fratello di Peppino, affascinati dalla sua
eloquenza sobria, affabulatrice e poetica.
Il racconto della storia di
Peppino e della famiglia Impastato si è intrecciato con le vicende della lotta
alla mafia, dei depistaggi di Stato, della storia d’Italia degli ultimi 30
anni, della cultura della legalità. Su quest’ultimo punto Giovanni ha tenuto a
sottolineare la sottile differenza esistente tra legalitarismo fine a se stesso
e rispetto della legalità, delle leggi fatte per l’uomo, della possibilità di
riconoscersi tutti nel quadro costituzionale al di là delle differenze di
pensiero e ideologiche.
Molteplici le reazioni positive dopo la serata. Adriana: “l’iniziativa
più appassionante tenuta a Mestrino negli ultimi anni”. Giusy: “serata
interessantissima; ho lottato contro la stanchezza ma ne è valsa la pena”.
Rossana: “serata bella e intensa”. Nicola: “una testimonianza
imperdibile”. Luigi Ficarra: “Conoscendolo di persona, ho potuto cogliere
l'elevata statura politico-culturale di Giovanni, quella di un autentico ‘comunista’,
capace, come ha fatto ieri sera, di svolgere anche una critica sottile e rivoluzionaria
del concetto moderato e borghese di rispetto della legalità, richiamando le
posizioni di Luther King, Gandhi, don Milani, Gramsci e Marx.”
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