Con il Porcellum rivotare è inutile
Esiste un problema che molti protagonisti della politica italiana e i mercati non hanno ancora messo bene a fuoco. L'Italia di oggi è in condizioni peggiori della Grecia di ieri. In Grecia dopo un turno elettorale inconcludente si è tornati a votare in tempi brevi con lo stesso sistema elettorale e si è formato un governo. Da noi non si può fare. Votare di nuovo senza cambiare la legge elettorale del Senato equivale a puntare alla roulette. La pallina potrebbe finire nella casella giusta oppure no. Ma le probabilità di un esito negativo sono molte più alte di quelle di un esito positivo.
E allora cosa facciamo? Continuiamo a votare finché la fortuna non ci arride? È la terza volta che si è votato con il cosiddetto Porcellum e solo in un caso - nel 2008 - il sistema ha prodotto un vero vincitore al Senato. Allora la coalizione di Berlusconi ottenne 174 seggi. Ci riuscì perché la competizione era sostanzialmente bipolare e il Cavaliere con i suoi alleati prese il 46,9% dei voti contro 37,9% della coalizione di Veltroni. Questa asimmetria di risultati fu il fattore decisivo, anche se non il solo, che consentì di neutralizzare gli effetti della lotteria dei 17 premi regionali. In queste elezioni invece il quadro è stato completamente diverso. La competizione era quadripolare né c'è stato un polo che ha distanziato nettamente gli altri. Anzi, tre poli su quattro erano di dimensioni più o meno simili. E andata come è andata.
Se si tornasse a votare fra qualche mese il quadro politico sarà quello del 2008 o più verosimilmente quello del 24-25 Febbraio scorso? E allora su che base si può immaginare che il voto produca un esito diverso? È possibile che l'offerta politica e le preferenze degli italiani cambino in poco tempo tanto radicalmente da consentire la creazione di una maggioranza anche al Senato? Forse lo pensa Grillo che magari già si vede vincitore in tutte le 17 regioni. E lo pensano anche coloro che ripongono in Renzi la speranza che possa fare quello che a Veltroni non riuscì nel 2008. Sono due ipotesi che non si possono escludere a priori. Ma oggi, in una situazione così fluida, è lecito sollevare dei dubbi che questo possa accadere.
La strada maestra per la governabilità è un'altra. Prima di tornare a votare occorre fare la riforma elettorale, e non solo. Quale riforma e con quale maggioranza? Sono due domande che in questo momento non hanno risposta. La cosa più semplice sarebbe introdurre il premio a livello nazionale anche al Senato. Ma da sola questa modifica non basterebbe perché, per non correre il rischio di due maggioranze diverse nelle due camere, si deve dare il voto ai diciottenni al Senato, cosa che si sarebbe dovuto fare molto tempo fa. Ma si tratta di una riforma costituzionale. Si può approvare in tempi brevi? Difficile. Ma se anche si potesse, come si fa a tornare a votare con un sistema che ha molti altri difetti oltre a quello legato ai premi regionali?
La strada più semplice non è la migliore. Per porre le basi di una vera governabilità occorre fare delle scelte chiare su sistema di voto, forma di governo e bicameralismo. Sono cose dette e ridette. Bisogna scegliere tra modello italiano e modello francese. Il primo è quello dei comuni, delle province e delle regioni: elezione diretta del capo dell'esecutivo (con un turno o due turni) e maggioranza di seggi garantita a chi vince (grazie al premio). Il secondo è basato su una doppia elezione: elezione diretta del presidente della repubblica con ballottaggio e elezione dei parlamentari in collegi uninominali con sistema a due turni. In entrambi i casi si deve ridurre il numero dei parlamentari e superare il bicameralismo perfetto lasciando alla sola Camera la fiducia al governo.
Sul piano elettorale il modello italiano ha un vantaggio rispetto a quello francese: crea una maggioranza in qualunque condizione di frammentazione partitica, o come di dice in gergo, è majority assuring. Il vantaggio di quello francese è il collegio uninominale maggioritario. È possibile che l'attuale crisi produca un governo capace di affrontare questioni come queste? Speriamo. La stabilità e la funzionalità della nostra democrazia dipendono da quello che i partiti sapranno fare in tema di riforma delle istituzioni e della politica. Sono decisioni che non possono più essere rinviate. È doveroso che anche il M5S si assuma le sue responsabilità su questo fronte. L'alternativa è continuare a giocare alla roulette. E alla fine perderemo tutti. Anche il banco.
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