Il regalino di Bitonci ai cittadini di Rubano
Brutti, sporchi e...cattivi forse no, almeno i bambini, ma sicuramente fastidiosi, inavvicinabili, portatori di sporcizia e degrado i nomadi che a giorni alterni stazionano per l'intero pomeriggio nel parco giochi di viale Po a Rubano.
Il parco è di solito frequentato da molte decine di bambini, quando arrivano i nomadi si crea il vuoto. Qualche giorno fa era presente anche la polizia locale; ho molto ammirato i due agenti che con molta pacatezza e civiltà interloquivano con le mamme che avevano lasciato che i bambini facessero ogni tipo di disastro e spandessero immondizie ed escrementi. Nessuna aggressività, né disprezzo nelle loro parole, ma solo la fermezza nell'indurre al rispetto delle regole che la pubblica autorità è giusto che abbia.
Ma chi sono questi "soggetti" che creano il fuggi fuggi generale? Sono i bambini di diverse famiglie sloggiate dal campo di via Bassette a Padova e ricollocate in case di emergenza in città e fuori città, nel nostro caso a Rubano, in alcune case di proprietà dello stesso comune capoluogo.
La storia non è nuova; chi ha più anni ricorda quando quegli appartamenti, al tempo di nuova costruzione, furono acquistati dagli amministratori padovani di allora per "depositarvi" fuori dalla vista i problemi sociali più grossi, per lo più casi di disagio sociale degli antichi "porteati" sfrattati dalla trasformazione della zona in campus universitario.
Ma tornando ai giorni nostri, la convivenza ora come allora è difficilissima, con l'aggravante che i nuovi inquilini non hanno mai avuto una casa, appartengono ad una etnia perseguitata nei paesi d'origine, dedita ad abitudini che ci appaiono anacronistiche, priva, negli strati più bassi, di ogni mezzo di sussistenza propria e soprattutto della capacità sociale e culturale di saperseli guadagnare se non con mestieri troppo antichi per essere ancora validi o con i furti e l'accattonaggio.
Dignità, fierezza e antiche tradizioni in alcuni, attitudine alla delinquenza in molti.
Un problema culturale e sociale che la "grande Padova" ha deciso di risolvere in modo muscolare e plateale (abbiamo chiuso i campi!) distinguendo tra zingari buoni e zingari cattivi. I primi sono quelli che hanno già una casa o i mezzi per costruirsela o un terreno di proprietà e comunque di fatto già integrati nella città.
Gli altri, i poveri, i miserabili, sono quelli cattivi, sporchi, delinquenti che si ostinano a vivere nella sporcizia e nel degrado, perchè non conoscono altro, perchè in questa condizione sono nati, cresciuti e in questa condizione hanno fatto figli del tutto simili a loro, cioè senza speranza se qualcuno non li tira fuori con la forza.
Ma ha mai pensato l'ex sindaco di Padova che il problema sta proprio nella povertà, che talvolta non è neanche materiale, ma culturale?
Hanno mai pensato lui e gli altri perbenisti che per risolvere questi problemi e prevenirne altri di più ampi in futuro, in termini di degrado e di delinquenza, non c'è altra soluzione che investire in educazione, controllo e prevenzione dei comportamenti devianti (poliziesco, ma anche sociale), sostegno all'integrazione e quando è necessario anche sostegno materiale?
Hanno mai realizzato che molti di loro oltre che la residenza hanno anche la cittadinanza italiana da secoli?
Intanto il problema deve affrontarlo un piccolo comune che ha già le sue problematiche, le sue sacche di povertà, le sue devianze, i suoi disadattati, i suoi soggetti difficili. Mi auguro che la comunità tenga.
Non registro buoni segnali, quando ascolto l'ingiuria di "terrona" affibbiato durante una discussione ad una "indigena" (da sette generazioni) che ha la cattiva abitudine di parlare in italiano..
Ma tornando ai giorni nostri, la convivenza ora come allora è difficilissima, con l'aggravante che i nuovi inquilini non hanno mai avuto una casa, appartengono ad una etnia perseguitata nei paesi d'origine, dedita ad abitudini che ci appaiono anacronistiche, priva, negli strati più bassi, di ogni mezzo di sussistenza propria e soprattutto della capacità sociale e culturale di saperseli guadagnare se non con mestieri troppo antichi per essere ancora validi o con i furti e l'accattonaggio.
Dignità, fierezza e antiche tradizioni in alcuni, attitudine alla delinquenza in molti.
Un problema culturale e sociale che la "grande Padova" ha deciso di risolvere in modo muscolare e plateale (abbiamo chiuso i campi!) distinguendo tra zingari buoni e zingari cattivi. I primi sono quelli che hanno già una casa o i mezzi per costruirsela o un terreno di proprietà e comunque di fatto già integrati nella città.
Gli altri, i poveri, i miserabili, sono quelli cattivi, sporchi, delinquenti che si ostinano a vivere nella sporcizia e nel degrado, perchè non conoscono altro, perchè in questa condizione sono nati, cresciuti e in questa condizione hanno fatto figli del tutto simili a loro, cioè senza speranza se qualcuno non li tira fuori con la forza.
Ma ha mai pensato l'ex sindaco di Padova che il problema sta proprio nella povertà, che talvolta non è neanche materiale, ma culturale?
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