Suffragette, 1920 |
Il primo voto delle donne
Il 10 agosto 1920, il Congresso americano, approvando il XIX emendamento, concesse il voto alle donne. In Italia si dovette aspettare un altro quarto di secolo, giungendo sino al 1946. Peggio è andato alle donne svizzere che hanno dovuto aspettare il 1971!
Quindi in Italia il 1946, con la benedizione papale, come vedremo sotto. Ma contrariamente a quanto si va affermando in questi giorni, in occasione del settantesimo del referendum istituzionale, il primo voto delle donne in Italia risale al 10 marzo 1946, cioè alle prime elezioni amministrative del dopoguerra.
Infatti il 31 gennaio 1945 era stato emanato il decreto legislativo luogotenenziale n. 23 che conferiva il diritto di voto alle italiane che avessero almeno 21 anni e che "non fossero prostitute schedate trovate a esercitare fuori dalle case di tolleranza". L'elettorato passivo venne concesso un po' dopo con decreto n. 74 del 10 marzo 1946, che sanciva l'eleggibilità delle donne di almeno 25 anni.
Due mesi e mezzo dopo, il 2 giugno 1946, si svolsero contemporaneamente le elezioni dei membri dell'Assemblea Costituente e il referendum tra Monarchia e Repubblica, che costituirono di fatto il primo ingresso delle donne in politica. La novità ebbe anche la significativa benedizione di papa Pio XII: "ogni donna, dunque, senza eccezione, ha, intendete bene, il dovere, lo stretto dovere di coscienza, di non rimanere assente, di entrare in azione [..] per contenere le correnti che minacciano il focolare, per combattere le dottrine che ne scalzano le fondamenta, per preparare, organizzare e compiere la sua restaurazione".
Questi i risultati per l'Assemblea costituente
Elettori: 28 005 449 - Votanti: 24 947 187 (89,08%)
Liste/Gruppi | Voti | % | Seggi |
---|---|---|---|
Democrazia Cristiana (DC) | 8 101 004 | 35,21 | 207 |
Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP) | 4 758 129 | 20,68 | 115 |
Partito Comunista Italiano (PCI) | 4 356 686 | 18,93 | 104 |
Unione Democratica Nazionale (UDN) | 1 560 638 | 6,78 | 41 |
Fronte dell'Uomo Qualunque (UQ) | 1 211 956 | 5,27 | 30 |
Partito Repubblicano Italiano (PRI) | 1 003 007 | 4,36 | 23 |
Blocco Nazionale della Libertà (BNL) | 637 328 | 2,77 | 16 |
Partito d'Azione (Pd'A) | 334 748 | 1,45 | 7 |
Movimento Indipendentista Siciliano (MIS) | 171 201 | 0,74 | 4 |
Concentrazione Democratica Repubblicana | 97 690 | 0,42 | 2 |
Partito Sardo d'Azione | 78 554 | 0,34 | 2 |
Partito dei Contadini d'Italia | 102 393 | 0,44 | 1 |
Movimento Unionista Italiano | 71 021 | 0,31 | 1 |
Partito Cristiano Sociale | 51 088 | 0,22 | 1 |
Partito Democratico del Lavoro | 40 633 | 0,18 | 1 |
Fronte Democratico Progressista Repubblicano | 21 853 | 0,09 | 1 |
ALTRE LISTE | 412 550 | 1,79 | 0 |
TOTALI VOTI VALIDI | 23 010 479 | 100,00 | 556 |
SCHEDE NULLE | 1 936 708 | ||
DI CUI BIANCHE | 643 067 | ||
TOTALE VOTANTI | 24 947 187 |
Un grande slancio di popolo a distanza di 22 anni dalle ultime votazioni libere (1924). Qualche numero può dare un'idea di che cosa fosse l'Italia o meglio la politica italiana di allora in termini anagrafici: Aldo Moro aveva 30 anni, Togliatti 53, Saragat 48, Fanfani 38, Giulio Andreotti 27, Scalfaro 28, Giancarlo Paietta 35, La Malfa 43, La Pira 42; tra le ventinove donne elette Nilde Iotti 26 anni ed Elettra Pollastrini 40. Inutile continuare: era un'Italia giovane, anche nei suoi "padri" costituenti.
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