ERASMUS e altro ancora
Domenica 20 marzo sfiorato dalla tragedia, dopo due giorni resto atterrito dalle notizie di Bruxelles, ma ancora più devastato dall'insensatezza e dall'ignoranza delle reazioni. Mi risolleva sentire la voce in diretta di Annalisa Gadaleta, assessore calabro-fiamminga di Molenbeek, dopo l'intervista a Repubblica. Massimo Cacciari aggiunge poi altri elementi di razionalità, ribadendo in questi giorni quanto già sosteneva quindici anni fa.
Sì, dopo la paura la razionalità.
Non si può restare nel limbo della non vita, ristretti nelle maglie della paura, si deve continuare a volare, a viaggiare a far volare e a far viaggiare i nostri figli, che stanno costruendo la nuova Europa attraverso lo studio e la rete delle relazioni internazionali. Si deve continuare a parlare e a sorridere all'incolpevole vicino musulmano. Si deve continuare a celebrare il giubileo a Roma. Si deve continuare a contrastare l'ignoranza e i pregiudizi, confidando che con la Pasqua a qualcuno risorga anche il cervello...
Ma si deve contrastare anche la teologia nichilista dei folli votati alla morte, anziché alla vita, la loro aspirazione a un paradiso pornografico, antitesi delle loro esistenze nulle, dall'eros mutilato. Così come i cultori della guerra indiscriminata che si annidano anche dalla nostra parte. Non basta commuoversi per i bambini dell'isola di Lesbo, non basta. Limitarsi a questo significa dare fiato all'opposta follia di chi vede in loro milioni di aspiranti terroristi. Non ha funzionato l'assimilazione alla francese (che ben presto ha dimenticato il principio rivoluzionario dell'uguaglianza), nè il multiculturalismo britannico, che ha finito per essere altrettanto ghettizzante. Serve una vera integrazione, menti sgombre da pregiudizi, disponibili ad accogliere qualcosa dell'altro, tenendo fermi i propri principi, ben sapendo che questi ultimi non sono nè migliori nè peggiori di quelli degli altri, sono "semplicemente" il frutto di lotte, sacrifici e sangue di tante generazioni, anche a noi vicine.
Servono più scambi, più Erasmus nonostante le paure, servono investimenti, serve abbattere i ghetti, serve controllare i sospetti anche rinunciando a qualche brandello di privacy, serve un'intelligence condivisa (non sul modello belga!), servono uomini e strumenti, non armi. Serve conoscenza e non chiusura, serve apertura e non reticolati. Serve accoglienza vera e non sensi di colpa.
Nessun commento:
Posta un commento