Le famigerate modifiche all'art. V della Costituzione del 1999 (Governo D'Alema) e del 2001 (Governo Berlusconi) che hanno permesso alle Regioni di divenire delle ignobili superfetazioni della burocrazia statale, hanno regalato agli italiani un'altra piccola chicca: stravolta la legge Tatarella, che aveva introdotto il sistema maggioritario e presidenziale per tutte le regioni, adesso ognuno fa per conto suo. C'è chi come la Toscana ha di recente introdotto il ballottaggio, sulla scorta della sentenza nazionale della Consulta, chi ha una soglia di sbarramento e chi un'altra, chi ha le quote rosa e chi no, chi ha un certo premio di maggioranza e chi un altro. Insomma il vero federalismo anarchico, che ha mostrato il suo volto peggiore durante la pandemia. Qualcuno, nell'era della globalizzazione, mi deve ancora spiegare la differenza tra federalismo e moltiplicazione della burocrazia, del clientelismo, della corruzione, delle corti e dell'affarismo locale.
In sintesi:
Non è previsto un ballottaggio: vince il candidato che prende più voti. Basta un solo voto in più degli avversari per essere eletti governatori del Veneto.
In queste elezioni regionali saranno ben nove i candidati che correranno alla poltrona di presidente del Veneto.
Tra questi quattro sono rappresentanti di partiti politici presenti su tutto il territorio nazionale, mentre gli altri cinque rappresentano liste civiche presenti solo in Veneto o in poche altre regioni.
In corsa abbiamo il sempre verde e impomatato presidente uscente Luca Zaia, sostenuto daLega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, e dalle due liste civiche Zaia Presidente e Lista Veneto Autonomia.
Il centrosinistra presenta un candidato atipico come Arturo Lorenzoni, entrato in politica nel 2017 come vicesindaco di Padova e appoggiato da Partito Democratico, Europa Verde, +Veneto in Europa – Volt, Il Veneto che vogliamo (lista che include Articolo Uno, Sinistra Italiana e Possibile) e dagli autonomisti di Sanca Veneta.
Il Movimento 5 Stelle candida l’ex senatore Enrico Cappelletti, mentre la senatrice di Italia Viva Daniela Sbrollini correrà sostenuta dalla lista Daniela Sbrollini Presidente, che comprende al suo interno Italia Viva, Partito Socialista Italiano, Partito Repubblicano Italiano e Civica per il Veneto.
Per chiudere, troviamo gli autonomisti del Partito dei Veneti, che candidano il consigliere regionale uscente Antonio Guadagnini; l’ex parlamentare Simonetta Rubinato, fuoriuscita dal Pd nel 2019 e candidata a presidente della regione con una lista fai da te: Veneto – Simonetta Rubinato per le Autonomie.
L’estrema sinistra è rappresentata da Paolo Benvegnù, in corsa con la lista Solidarietà Ambiente Lavoro (SAL!) che comprende al suo interno il Partito Comunista Italiano e il Partito della Rifondazione Comunista.
Patrizia Bartelle è invece candidata con il partito Italia in Comune, che in Veneto si presenta con il nome di Territori in Comune – Veneto Ecologia Solidarietà e dulcis in fundo anche il Movimento 3V – Libertà di Scelta troviamo con tale dott. Paolo Girotto, medico "veterinario".
Le complicate regole del voto:
Si può votare solo per il candidato Presidente, tracciando un segno sul nome e/o sul contrassegno a fianco del nome. In tal caso, il voto si intende espresso anche a favore della coalizione collegata (composta da tutte le liste che appoggiano quel candidato Presidente).
- Si può votare per un candidato Presidente, tracciando un segno sul nome e/o sul contrassegno di tale candidato, e per una delle liste provinciali ad esso collegate, tracciando un segno sul contrassegno di una di tali liste, con o senza preferenze.
- Si può votare a favore solo di una lista provinciale, tracciando un segno sul relativo contrassegno. In tal caso il voto si intende espresso anche a favore del candidato Presidente della Giunta regionale a essa collegato.
- Si può votare per un candidato Presidente, tracciando un segno sul nome e/o sul contrassegno di tale candidato, e per una delle liste provinciali a esso non collegate, tracciando un segno sul contrassegno di una di tali liste, con o senza preferenze (cosiddetto «voto disgiunto»).
- Si può votare anche solo una preferenza, senza indicare la lista o il candidato Presidente. In tal caso il voto è assegnato al candidato, alla lista cui appartiene il candidato e al candidato Presidente collegato a tale lista.
- In caso di espressione di una sola preferenza in uno spazio diverso da quello della lista di appartenenza, il voto è comunque valido (es. Bianchi candidato della lista n. 1 ma erroneamente inserito negli spazi della lista n. 2). In tal caso il voto è assegnato al candidato, alla lista cui appartiene il candidato e al candidato Presidente collegato a tale lista.
- Si possono votare due preferenze che riguardano candidati della stessa lista ma di sesso diverso. In tal caso il voto è assegnato ad entrambi i candidati, alla lista di appartenenza ed al relativo candidato Presidente collegato a tale lista. Se si esprimono due preferenze che riguardano candidati della stessa lista ma dello stesso sesso, la seconda preferenza è annullata.