Gigi Burruano, ripetente e ribelle ante litteram
Nell'anno scolastico 1966-67 piombò nella classe 3 E del liceo Umberto di Palermo, preceduto da una discreta fama televisiva per la partecipazione all'effimera trasmissione di Mike Bongiorno "Giochi in famiglia". Portare la famiglia in televisione in pasto ai guitti! non l'avesse mai fatto, il dott. Burruano padre, stimato dentista palermitano. Il giovane Gigi veniva pubblicamente additato al disprezzo dall'arcigno latinista prof. Gallo, maschera glaciale dagli occhi azzurri, inavvicinabile anche per la sua micidiale alitosi.
Bisogna sapere che a quell'epoca le studentesse del liceo portavano ancora il grembiule (per distinguerle dai maschietti?), ma soprattutto subivano il divieto di uscire dall'edificio scolastico durante l'intervallo. Inutile precisare che i maschi, non solo potevano uscire in cortile, ma anche spingersi ai bar e alle rosticcerie vicine per consumare la colazione.
Il mitico Gigi che come tutti noi vestiva in giacca e cravatta, ma possedeva il fuoco del ribelle, forse per le quotidiane umiliazioni subite per l'avventura televisiva familiare forse non potendone più di guardare la sua bella da lontano alla finestra, ben prima dell'esplosione sessantottina organizzò una clamorosa manifestazione studentesca sotto le finestre dell'incredulo preside Renato Composto.
Tolta la giacca e roteando la cinta dei pantaloni, come un novello schiavista, indusse noi pacifici e conformisti compagni di scuola a camminare in fila indiana sotto le finestre del preside, mimando la parte dell'ergastolano in ceppi in una colonia penale ottocentesca.
Quella, che io ricordi, fu l'ultima sua comparsa al liceo Umberto: forse l'infernale macchina della repressione lo inghiottì in un vero penitenziario o più modernamente lo indusse a ritentare l'avventura scolastica nel vicino istituto Mamiani, allora rifugio finale di tutti ripetenti palermitani.
Solo dall'anno successivo anche le ragazze ebbero il permesso di uscire in cortile: inutile dire che nessuno di noi andò più al bar..
Da allora non l'ho più visto se non da lontano, alle sue prime avventure teatrali al teatro Biondo. A causa della mia precoce fuga dall'isola amata da Dio e maledetta dagli uomini, mi sono perso il cabaret, il mitico nudo di Aurora Quattrocchi, la scoperta di Tony Sperandeo e Giovanni Alamia, per poi ritrovarlo invecchiato e imbolsito nei 100 passi, nell'Uomo delle stelle, in Baaria.
Nessuna traccia fisica dell'esile studentello liceale, già allora carico del sacro fuoco del teatro.
Ieri se ne andato, cosa dire? estamos pidiendo turno!
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