..anche elevato a potenza
Sinceramente non capisco l'accanimento di molti per l'ennesima giravolta di Grillo riguardo a un meetup di Genova e alla candidatura della Cassimatis. (Vedi qui: Voltaire sta dalla parte della Cassimatis). Niente di nuovo sotto il sole: gli altri fanno di meglio?
Del movimento di Grillo dovrebbe essere chiaro anche ai gonzi che non ha nulla di democratico al suo interno, né spesso, purtroppo, neppure nelle sue manifestazioni verso l'esterno, come nel caso della gazzarra di ieri alla Camera.
A livello nazionale è dichiaratamente eterodiretto, mentre a livello locale gli attivisti e i "portavoce" (di chi?) hanno più ampi margini di movimento su questioni minime, ma l'imprinting lo dà la ditta, le questioni si ripetono immutate e talvolta in fotocopia a tutte le latitudini del Bel Paese: cavalcare, a livello locale come in quello nazionale, qualsiasi problema dalla cacca dei cani, all'inquinamento dell'acqua, dalla viabilità agli stipendi degli amministratori e dei politici, dal taglio degli alberi, alla ludopatia, ai loculi cimiteriali. Talvolta i più intelligenti propongono anche delle soluzioni sensate e, se amministrano, le mettono anche in atto, ma il core business è altrove ed è la propaganda. Quest'ultima, anche se basata su elementi non sempre solidi (come l'ultima sulle pensioni dei parlamentari) svolge il ruolo principale: bisogna essere sul problema, sul malcontento di qualcuno o di un gruppo e poi saltare sul malcontento di qualcun altro, cavalcare l'onda lunga dell'anticasta, dell'ambientalismo, ma anche se necessario quella dell'invasione degli immigrati, cioè prendere dentro un po' di tutto, da destra da sinistra, come sempre ammesso.
Che poi qualcuno, o più di qualcuno, dall'interno elevi qualche blanda voce di dissenso, presto messa a tacere con le buone o con le cattive (espulsione o non concessione del marchio), o che qualcun altro vada via sbattendo la porta esibendo il livore di tutti gli ex, poco importa: i fedeli restano fedeli, le magnifiche sorti e progressive sono sempre dietro l'angolo, l'audience in rete cresce, i click in rete moltiplicano gli incassi della ditta, e soprattutto le percentuali nei sondaggi crescono grazie anche alla fragilità degli altri.
Ma i problemi interni sono affari loro e per la verità la mancanza di democrazia all'interno dei partiti, propiziata dal sistema elettorale vigente prima della sentenza della Corte, non è un'invenzione dei cinque stelle.
Poi è calato sulla scena il renzismo d'assalto. Con qualche distinguo rispetto al grillismo, perchè alle convention del PD si discute a viso aperto e si consumano drammi personali, ma alla fine rischia di esserci, come sempre, l'uomo solo al comando: colui che piazza i suoi nei posti strategici del partito (ormai snobbato dal capo) e soprattutto in quelli istituzionali e che alla fine compilerà le liste elettorali. (Il "Consultellum" con il quale probabilmente si andrà a votare prevede ancora i capolista bloccati!).
Quello che più preoccupa è che ora, come negli anni dal '94 al 2008, il residuo popolo votante non vede, non sente, non si informa e se lo fa, sceglie allora le televisioni della ditta, adesso i blog scritti all'insaputa del capo.
E chi non fa neanche questo si limita a fiutare l'aria che tira, in ciò ampiamente incoraggiato dalla meschinità, dalla pochezza e dagli errori (come il salvataggio del Minzolini) degli antagonisti più in vista.
I giornali li leggono ancora in pochissimi e anche qui la trasparenza è un optional, soprattutto se non si sa stare in guardia su cosa succede nella grande stampa dietro le quinte.
Poco altro da aggiungere se non il timore personale di non riuscire ad assistere, questa volta, alla fine del prossimo "Ventennio", quando l'esponente apposto forzatamente sull'uno rivelerà ancora una volta la sua artificiosità.
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