Il più bel discorso contro il fascismo: la pastasciutta in bollore (A. Cervi)
Per il terzo anno consecutivo per il 25 luglio lo SPI CGIL di Vicenza, animata dagli instancabili Moreno Biolcati e Luigi Pavan, in collaborazione con il museo Cervi, organizza la manifestazione intitolata "La pastasciutta antifascista".
La data e il tema non sono casuali. Infatti il 25 luglio del 1943, giorno della caduta di Mussolini, la famiglia Cervi, per festeggiare l'avvenimento, preparò e distribuì a tutti i compaesani di Campegine enormi pentoloni di pastasciutta. Fu un momento di gioia e di speranza che come sappiamo adesso durò poco: furono necessari altri due anni di guerra, sofferenze, stragi e fame per liberarsi definitivamente del giogo nazifascista.
Sicuramente quello attuale non è un periodo facile: la crisi economica debilita l'economia in generale e quella delle famiglie in particolare, la politica appare latitante sulle grandi questioni nazionali e internazionali, la mancanza di lavoro affligge e genera insicurezza, ma... vi immaginate cosa doveva essere il 25 luglio del 1943?
"Dopo l’8 settembre 1943, le truppe tedesche occupavanono militarmente il suolo italiano; la pianura padana e i monti del centro-nord Italia diventano un vero e proprio teatro di guerra, costellato di scontri e rastrellamenti, ma anche azioni di resistenza dei partigiani che difendono la propria terra.
I Cervi, abituati all’azione e ad anticipare i tempi, sanno che bisognerà combattere per la libertà dall’occupazione tedesca, e ancora una volta dal fascismo, resuscitato sotto la protezione delle armi naziste. Iniziano la lotta armata a partire da questa casa, che diventa un centro di smistamento per rifugiati e rifornimenti ai partigiani. La Resistenza dei Cervi è intensa ma molto breve: dopo le prime azioni in pianura, i sette fratelli e alcuni compagni cercano di organizzarsi nella montagna, ma in poco tempo sono costretti a ritornare a casa, sui propri passi.
E’ il 25 novembre dello stesso anno, quando tutta la “banda Cervi” viene sorpresa nella loro cascina ai Campi Rossi. I militi fascisti, dopo uno scontro a fuoco, appiccano un incendio al fienile e alla stalla. A questo punto la famiglia si arrende e i Cervi vengono trascinati via dai fascisti, lasciando nella casa che ancora brucia solo donne e bambini. I drammatici momenti di quella notte sono riportati con fredda precisione dal rapporto delle autorità locali. …”
I Cervi, abituati all’azione e ad anticipare i tempi, sanno che bisognerà combattere per la libertà dall’occupazione tedesca, e ancora una volta dal fascismo, resuscitato sotto la protezione delle armi naziste. Iniziano la lotta armata a partire da questa casa, che diventa un centro di smistamento per rifugiati e rifornimenti ai partigiani. La Resistenza dei Cervi è intensa ma molto breve: dopo le prime azioni in pianura, i sette fratelli e alcuni compagni cercano di organizzarsi nella montagna, ma in poco tempo sono costretti a ritornare a casa, sui propri passi.
E’ il 25 novembre dello stesso anno, quando tutta la “banda Cervi” viene sorpresa nella loro cascina ai Campi Rossi. I militi fascisti, dopo uno scontro a fuoco, appiccano un incendio al fienile e alla stalla. A questo punto la famiglia si arrende e i Cervi vengono trascinati via dai fascisti, lasciando nella casa che ancora brucia solo donne e bambini. I drammatici momenti di quella notte sono riportati con fredda precisione dal rapporto delle autorità locali. …”
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