martedì 28 marzo 2017

Controcorrente: in difesa di Poletti



Una ne pensa, cento ne spara.








Gaffeur seriale, incompetente, provocatore, comunicatore inefficace. Questo e molto altro è stato detto nelle ultime ore del ministro Poletti.  Senza contare le reazioni alle precedenti sparate sui giovani all'estero, sui lavoretti estivi ecc.
Troppo facile sparare su Pirletti, ma se avesse ragione?
Certo, prese alla lettera, le sue parole magari estrapolate dal contesto gridano vendetta e offrono materiale infiammabile a chi non aspetta altro per gettare il quotidiano fumo negli occhi sulla propria nullità culturale, concettuale, politica e propositiva. 
Se, però, entrando, sicuramente a fatica nella mente semplice ed allo stesso tempo contorta del "ministro per caso" provassimo a dare al calcetto un significato più ampio di quello della mera ricerca di relazioni utili ad ottenere in futuro una raccomandazione? Se provassimo, ad esempio, a vederlo come metafora delle occasioni della vita, delle occasioni di incontro, di scambi di idee, di arricchimento della propria personalità, di abilità nel contendere e nel farsi strada all'interno di regole...
Il punto debole nella realtà mentale pol-polettiana è che forse questi intenti li vedo io ma non lui e che, last but not least, i  nostri giovani il curriculum e poi le relazioni e le aperture al mondo ormai le trovano soltanto all'estero. Si proprio quei giovani che qualche tempo fa "Egli" avrebbe preferito perdere...

Articolo correlato: lavorare stanca

Il chiarimento di Poletti:  "Non ho mai sminuito il valore del curriculum e della sua utilità. Ho sottolineato l'importanza di un rapporto di fiducia che può nascere e svilupparsi anche al di fuori del contesto scolastico. E quindi dell'utilità delle esperienze che si fanno anche fuori dalla scuola"

giovedì 23 marzo 2017

Controcorrente: uno vale uno...




..anche elevato a potenza



Sinceramente non capisco l'accanimento di molti  per l'ennesima giravolta di Grillo riguardo a un  meetup di Genova e alla candidatura della Cassimatis. (Vedi qui: Voltaire sta dalla parte della Cassimatis). Niente di nuovo sotto il sole: gli altri fanno di meglio? 

Del movimento di Grillo dovrebbe essere chiaro anche ai gonzi che non ha nulla di democratico al suo interno, né spesso, purtroppo, neppure nelle sue manifestazioni verso l'esterno, come nel caso della gazzarra di ieri alla Camera. 

A livello nazionale è dichiaratamente eterodiretto, mentre a livello locale gli attivisti e i "portavoce" (di chi?) hanno più ampi margini di movimento su questioni minime, ma l'imprinting lo dà la ditta, le questioni si ripetono immutate e talvolta in fotocopia a tutte le latitudini del Bel Paese: cavalcare, a livello locale come in quello nazionale, qualsiasi problema dalla cacca dei cani, all'inquinamento dell'acqua, dalla viabilità agli stipendi degli amministratori e dei politici, dal taglio degli alberi, alla ludopatia, ai loculi cimiteriali. Talvolta i più intelligenti propongono anche delle soluzioni sensate e, se amministrano, le mettono anche in atto, ma il core business è altrove ed è la propaganda. Quest'ultima, anche se basata su elementi non sempre solidi (come l'ultima sulle pensioni dei parlamentari) svolge il ruolo principale: bisogna essere sul problema, sul malcontento di qualcuno o di un gruppo e poi saltare sul malcontento di qualcun altro, cavalcare l'onda lunga dell'anticasta, dell'ambientalismo, ma anche se necessario quella dell'invasione degli immigrati, cioè prendere dentro un po' di tutto, da destra da sinistra, come sempre ammesso. 
Che poi qualcuno, o più di qualcuno, dall'interno elevi qualche blanda voce di dissenso, presto messa a tacere con le buone o con le cattive (espulsione o non concessione del marchio), o che qualcun altro vada via sbattendo la porta esibendo il livore di tutti gli ex, poco importa: i fedeli restano fedeli, le magnifiche sorti e progressive sono sempre dietro l'angolo, l'audience in rete cresce, i click  in rete moltiplicano gli incassi della ditta, e soprattutto le percentuali nei sondaggi crescono grazie anche alla fragilità degli altri. 

Ma i problemi interni sono affari loro e per la verità la mancanza di democrazia all'interno dei partiti, propiziata dal sistema elettorale vigente prima della sentenza della Corte, non è un'invenzione dei cinque stelle.
Ormai pochi ricordano che per venti anni ha dominato un altro partito azienda e dominato in senso reale: pur se non sempre al governo, Berlusconi e i suoi hanno cambiato in peggio il sentire degli italiani, i gusti estetici e culturali, il senso dello Stato, la percezione della giustizia, del sistema tributario e del welfare.


Poi è calato sulla scena il renzismo d'assalto. Con qualche distinguo rispetto al grillismo, perchè alle convention del PD si discute a viso aperto e si consumano drammi personali, ma alla fine rischia di esserci, come sempre, l'uomo solo al comando: colui  che  piazza i suoi nei posti strategici del partito (ormai snobbato dal capo) e soprattutto in quelli istituzionali e che alla fine compilerà le liste elettorali. (Il "Consultellum" con il quale probabilmente si andrà a votare prevede ancora i capolista bloccati!). 
Quello che più preoccupa è che ora, come negli anni dal '94 al 2008, il residuo popolo votante non vede, non sente, non si informa e se lo fa, sceglie allora le televisioni della ditta, adesso i blog scritti all'insaputa del capo. 
E chi non fa neanche questo si limita a fiutare l'aria che tira, in ciò ampiamente incoraggiato dalla meschinità, dalla pochezza e dagli errori (come il salvataggio del Minzolini) degli antagonisti più in vista. 
I giornali li leggono ancora in pochissimi e anche qui la trasparenza è un optional, soprattutto se non si sa stare in guardia su cosa succede nella grande stampa dietro le quinte.  
Poco altro da aggiungere se non il timore personale di non riuscire ad assistere, questa volta, alla fine del prossimo "Ventennio", quando l'esponente  apposto forzatamente sull'uno rivelerà ancora una volta la sua artificiosità.       

sabato 11 marzo 2017

Controcorrente: la vita reale e facebook




Le bolle di facebook







Indugiare eccessivamente  su fb è come vivere una parte seppur piccola della propria vita in una bolla, dai margini precostituiti da altri e di fatto non comunicante con le altre bolle che vagano solitarie nel cyberspazio. Un insieme di monadi collettive e non dialoganti (la monade non ha finestre...) che poco o nulla però aggiungono alla conoscenza dell'universo.
Ogni bolla è costituita dall'insieme degli "amici", che l'algoritmo decide essere più vicini a te e dalle interazioni che il medesimo algoritmo decide ti possano interessare, costruendo giorno dopo giorno il limite invalicabile della bolla stessa.
Come l'algoritmo costruisce un tale modello astratto e concentrazionario di relazioni da esso valutate come significative è facile immaginarlo: l'analisi costante dei like che il singolo malcapitato elargisce seppur moderatamente, la conta dei profili visitati e, in qualche modo assolutamente meccanico e acritico, l'analisi del loro orientamento e la sovrapponibilità con il tuo profilo, definito a sua volta dalle tue scelte individuali, momentanee e quindi istintive.
Ecco alcuni esempi.
All'inizio quando hai soltanto poche decine di amici o qualche centinaio, il sistema ti studia, ti mostra molto in tutte le direzioni, poi man mano la cerchia si restringe per arrivare a quella che secondo lui è l'esatta definizione della tua "personalità". Nel mio caso, a parte i post delle persone che ho scelto volontariamente di seguire e quelli di qualche "avversario" curioso che altrettanto volontariamente mi segue o con cui ogni tanto ho degli scambi di polemiche, la cerchia dell'offerta che mi viene quotidianamente proposta tende sempre più a rarefarsi. Certo la finezza dell'algoritmo non è ancora assoluta e d'altra parte gli sarebbe estremamente  difficile in questi tempi individuare l'esatta collocazione e gradazione della mia "sinistrosità" e per non sbagliare mi presenta tutte le possibili opzioni. Riguardo agli amici che mi propone (forse potresti conoscere...), dopo una generica ricerca iniziale tra le cerchie allargate, partendo dagli amici già acquisiti, adesso tenta una selezione e offre (orienta, quindi?) le proposte di profili a suo parere "compatibili" con il mio. Devo dire però che una decisione saggia il sistema  l'ha presa da tempo: sa che non mi interessano foto di micetti e cagnolini e quindi non me le propina più!
Ma la sua intelligenza è solamente apparente come tutte quelle artificiali e molte di quelle reali che nel concreto interagiscono con me e si ostinano ad azzardare classificazioni (razzista, sinistroide, nostalgico ecc.) che forse mutuano dalla propria esclusiva e limitante esperienza in rete. 
L'algoritmo, da parte sua invece,  è abilitato ad agire per successive approssimazioni e così talvolta prende degli abbagli ridicoli e contraddittori. Un esempio delle perle dell'algoritmo? Dopo aver pubblicato qualcosa di Gad Lerner sull'appoggio degli ebrei ai musulmani americani discriminati da Trump(l'œil) il cervellone  mi ha proposto di entrare nel gruppo "disprezzo  per Gad Lerner", di tutta evidenza leghista e filofascista!
Sulle debolezze di chi è costituzionalmente votato alla semplificazione, ma anche di tutti quelli, me compreso, che spesso non hanno tempo per un reale confronto, si fonda la manipolazione di massa, che ti contrabbanda come unica realtà quella che tu vuoi vedere, che ti rinforza nelle idee sbagliate in cui tu vuoi credere (il caso dei vaccini è emblematico), che ti presenta come reali, perchè molto condivise, le bufale più incredibili se esaminate a mente fredda. Niente di nuovo sotto il sole: "Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità" sosteneva Goebbels e per essere più chiaro " Quando sento parlare di cultura metto mano alla pistola".
Si può obiettare che oggidì la possibilità di smascherare le bufale e di accedere alla varie opinioni è amplificato dalla potenza, dalla pervasività e dalla pretesa "democrazia" della rete. Non è così: il "combinato disposto" delle vita su fb e delle ricerche su google o su wikipedia rischia di spingere al parossismo l'isolamento e l'eterodirezione delle nostre convinzioni e poi delle nostre scelte concrete.  Se mancano gli strumenti di analisi, di cernita e di classificazione, la sovrabbondanza delle informazioni non serve a nulla. Alla resa dei conti questa è la vera sfida educativa della scuola del futuro. 

venerdì 3 marzo 2017

Controcorrente: Cronache padovane

L'originale (bit)
La copia, Giordani Sergio (sic)


Lorenzoni, l'outsider
Cronache per visitatori 
foresti..
Domani il candidato 5s

Dedicato ai visitatori "foresti", che non sanno bene dove si collochi attualmente la linea della palma, che tutto conoscono dell'avatar romano della ditta Casaleggio, qualcosina hanno orecchiato degli inciuci milanesi con la microsoft, del populismo napoletano e palermitano;  a loro poco e niente  è giunto da  Torino, assolutamente nulla da Padova e dalla sua bella provincia sfregiata (metaforicamente, o.c.) dal leghismo.



In uno dei tanti paesini anonimi della padania distesi lungo una strada di grande traffico, chiusi da una parte e dall'altra da centri commerciali e rotonde, si è aperto qualche mese fa un laboratorio politico sperimentale che ha precorso le tendenze della vicina città e forse anche quelle nazionali. Una sperimentazione che contribuirà ad allontanare dalle urne non solo l'elettorato tradizionalmente di sinistra ma che forse disgusterà anche quello "generico". 
Il  "patto del caminetto", proposto al  riparo da occhi ma non da orecchie indiscrete e spacciato per realismo politico, è stato stretto, come dicono i ben informati, tra una residua pattuglia di "vecchi" del PD con un meno vecchio rampante, ambizioso e scalpitante rampollo della nuova destra, sinora acquiescente portavoce del leghismo alla guida del paesino. Naturalmente questa manovra improvvida, se dovesse veramente realizzarsi,   lascerà col cerino in mano anche chi in consiglio comunale si è speso ed ha lavorato sodo dai banchi dell'opposizione, per ritrovarsi poi come proprio candidato chi fino a poco tempo prima aveva combattuto. 
Ma se vi dico che uno schema simile, mutatis mutandis, cambiati lo spessore e la potenza economica dei protagonisti si è ripetuto qualche giorno fa anche nella Padova dei gran dottori, ci potreste credere?
Entrando un po' più nei dettagli, ma sempre sintetizzando (mi scusino i conoscitori locali, che per necessità di cose sono più addentro alle cose): il sindaco leghista, il campagnolo Bitonci (campagnolo ovviamente per i gran dottori padovani, abitando egli a Cittadella), ormai inviso anche ai suoi per l'invincibile tracotanza e per la sua sostanziale inconcludenza, viene fatto decadere per mano notarile. Nell'autunno scorso, infatti, tutti i gruppi di opposizione (pentastellati inclusi), accompagnati da alcuni transfughi della maggioranza si recano nottetempo dal notaio per dimettersi in massa. Operazione assolutamente democratica (era già stata sperimentata a Roma contro Marino, con gli esiti che sappiamo!), per arginare alla svelta l'ormai impresentabile sindaco. Ma a distanza di alcuni mesi l'operazione, capitanata dal PD locale, svela alcuni inquietanti retroscena. Per il PD c'è il problema di trovare per le prossime elezioni un candidato del centrosinistra, finalmente presentabile dopo la comparsata della Moretti in regione, e possibilmente   con buone chances di vittoria. Tutti si attendono delle primarie partecipate, infuocate, stante anche la diatriba interna al PD tra le sue diverse anime. Ebbene no! si scopre che il candidato c'è già: tale Giordani Sergio, ex patron del Padova calcio, attualmente presidente dimissionario dell'Interporto, ex presidente della società che  gestisce tra l'altro la catena NON SOLO SPORT ecc.ecc. Qui il resto del mirabolante curriculum  
Che c'è di male ad essere ricco e con le mani ben in pasta negli affari della città? casomai un ottimo viatico per agire in fretta e con competenza! oltre naturalmente ad ingraziarsi importanti settori della vita cittadina, tradizionalmente attirati dall'altra parte. Ma c'è un "però". Giordani è già dall'altra parte: per sua stessa ammissione si dichiara di destra e in più si porta dietro i transfughi dell'amministrazione Bitonci, proprio quelli che assieme al PD hanno dimissionato il "campagnolo", dopo averlo assecondato nelle sue ossessioni securitarie. Quando si viene a sapere che l'imbarazzatissimo segretario cittadino del PD rifiuta le primarie di coalizione il cerchio si chiude: la polpetta avvelenata (per gli elettori di centro sinistra, s'intende) era già stata confezionata a tavolino o nelle segrete stanze della Padova che conta (ex sindaci inclusi).
Nel frattempo la base di sinistra, dell'associazionismo e dei reduci da un precedente tentativo "civico",   inclusi molti militanti PD delusi dalla politica del proprio partito, ha aderito ad un rassemblement in grado di raccogliere in pochi giorni circa ottocento cittadini desiderosi di risollevare la città dal baratro medievalista. "Coalizione civica", questo il suo nome, aveva anche prodotto tre nomi illustri tra cui scegliere per affrontare, in eventuali primarie di coalizione indette dal PD, il candidato ufficiale del partito.  La coalizione con  primarie interne partecipatissime promuove a proprio candidato ufficiale Arturo Lorenzoni, docente universitario, ingegnere ambientalista, attivo nello sport e nel sociale, ponendo come unica clausola al PD che si discuta di programma e che  non si precostituiscano alleanze con i vecchi sostenitori del bit(onci). Ma come già detto, niente da fare. I patti sono patti e i giovani leoni locali del PD sono realisti e soprattutto uomini d'onore: aventi tutta con la destra. Gli effetti sulla base del partito sono devastanti: alcuni si trovano di qua altri di là, indipendentemente dagli schieramenti nazionali.   Così si andrà alle elezioni e i padovani dovranno scegliere tra l'originale (Bitonci), l'imitazione (Giordani) e l'outsider (Lorenzoni) più ovviamente l'immancabile candidato del  M5S  e gli altri minori che rappresenteranno se stessi o poco più, ma comunque pronti a saltare da una parte o dall'altra per il ballottaggio. 

E' la politica, si dirà. No! è la fine della politica, è il trionfo dell'inciucio, è l'ascesa della linea della palma, è un grave colpo inferto ai giovani, al rinnovamento; è come ritirare la mano a chi, astenuto ormai per assuefazione, l'aspettava, invece, per essere tirato fuori dalla palude. E' un regalo all'antipolitica militante, una strizzatina d'occhio a chi va sostenendo a parole di non essere nè di destra nè di sinistra e a chi riesce ad aggregare prospettando soluzioni semplici (cioè parole d'ordine) a problemi complessi.
In chi conosce la storia d'Italia tutto questo induce un sottile brivido di paura. 

per approfondire:
L'ultima proposta del PD a Coalizione civica, cortesemente respinta al mittente con la reiterata richiesta di primarie democratiche e di approfondimenti del programma:
L’Assemblea dei firmatari di Coalizione Civica, riunita il 28/02/17,   preso atto degli esiti della interlocuzione con il Partito Democratico instaurata sulla base del mandato assembleare del 16 febbraio indirizza tutte le proprie energie nella campagna elettorale per la diffusione del  programma di CC e a sostegno del proprio candidato sindaco Arturo Lorenzoni;
ribadisce la propria vocazione aggregante ed unitaria delle forze democratiche e progressiste, e resta disponibile a svolgere delle primarie con i soggetti di centrosinistra che condividono i valori programmatici di CC e che dovessero comunicare tale disponibilità entro domenica 5 marzo; in tal caso le primarie possono svolgersi domenica 19 marzo, previo accordo su un regolamento agile da concordarsi rapidamente con quelle medesime forze.

Fasti e nefasti dei cinque stelle locali; domani il risultato delle "comunarie": 






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