domenica 20 novembre 2016

Controcorrente: "Ci vuole talento"


Verso il 4 dicembre: pro o contro Renzi, per convinzione o per paura. La Costituzione in secondo piano.




"Oh! con 3 miliardi di euro in più sulla scuola si è riusciti a far arrabbiare tutti, che secondo me ci vuole un talento straordinario per riuscire con 3 miliardi di euro a far arrabbiare tutti”
Così ha esclamato dalla Gruber il capo del governo, in un raro momento di sincerità. 
Ma non è l'unico campo in cui ha dimostrato il suo talento; lo ha sfoderato al meglio nel dividere in due l'Italia in modo quasi simmetrico sul tema delle riforma costituzionale, che è, o dovrebbe essere, un tema unificante, condiviso dalla più parte.
Si dirà che le divisioni covavano sotto la cenere anche sulla prima parte del testo, che molti dei principi generali, pur condivisi a parole non avevano e non hanno trovato piena applicazione.
Inutile tacere anche che per un ventennio è stata disconosciuta l'origine storica della Costituzione, nata da uno sforzo unitario dopo la Resistenza. Qualcuno esitava a celebrare il 25 aprile e anzi era tentato a spostarlo al 26..., ripiegando poi su una più asettica festa della libertà.
Ma almeno c'era qualcosa di scritto da interpretare e a cui tendere. Ora la revisione attuale, senza sembrare, e questo è il punto più grave, che va ben oltre le modalità di produzione delle leggi, espropria uno dei principi fondamentali della prima parte e cioè la sovranità popolare. (vedi qui) E questo avviene, perché, senza dichiararlo esplicitamente accentra nelle mani del governo sempre maggiori poteri, pur prescindendo dal famigerato e aggravante "combinato disposto" con l'Italicum.
Il "talento" del primo ministro, adesso fa sì che il 4 dicembre si vada a votare pro o contro di lui.
La conoscenza effettiva dei contenuti della riforma nel malandato "corpo" elettorale, mi appare sempre più tendente a zero. Per carità, si tratta di un'analisi del tutto empirica, senza possibilità di riscontri oggettivi, in una parola nasometrica, a fiuto. Ma se si sta a quello che si legge sul web, che si ascolta per strada e talvolta anche nei dibattiti televisivi, i vari pareri sembrano distribuirsi lungo una curva gaussiana, dove gli estremi del SI e del NO (parte bassa della tabella), si distribuiscono simmetricamente sui valori più bassi, mentre le opinioni opposte, salendo verso l'alto, si situano sul picco dei valori. In una parola lo scontro si sta sempre più incancrenendo sul SI o sul NO a Renzi, che proprio non riesce a trattenersi, apparendo più come un giocatore d'azzardo che uno statista.
Lasciare intravvedere scenari apocalittici, del tipo "dopo di me il diluvio" non giova al paese e consolida nella mente dei più avvertiti il sospetto che si tratti semplicemente di un gioco di potere, un desiderio folle di accentrare sul governo tutte le prerogative, scambiando una nazione per un piccolo o medio comune, dove un sindaco federale, eletto  con un sistema ipermaggioritario,  può bastare a far funzionare i servizi essenziali. Ma anche in questi casi,  senza vision prima o poi si combinano danni all'ambiente, al paesaggio, alle finanze pubbliche, al futuro delle comunità, si generano mostri e nei casi limite, ma sempre più frequenti, si genera corruzione.
Pensare che, in scala molto più ampia, tutto questo  possa avvenire sul corpo dello Stato, al di sopra e al di là dei bisogni e delle difficoltà del popolo, porta a immaginare i peggiori scenari.  



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